In assenza (o in attesa, nella migliore delle ipotesi) di una legge nazionale che possa mettere finalmente mano al codice penale e prevedere espressamente delle pene per l’aggravante omofobica agli atti di violenza contro la persona, sono i governi regionali a provare a mettere un freno all’ondata di intolleranza verso i soggetti lgbt, mettendo in campo politiche di inclusione e sensibilizzazione.
Se l’Emilia Romagna ci è riuscita lo scorso mese di luglio (dopo grandi difficoltà) e la Puglia ci prova da due anni, diverse regioni come Toscana, Liguria, Marche e Umbria sono titolari di leggi regionali che garantiscono pari opportunità e informazione sul tema lgbt. Una proposta simile è stata avanzata anche in Sardegna.
Cosa prevede il disegno di legge antiomofobia della Sardegna
Un disegno di legge composto da 14 articoli, atti a sensibilizzare sul fenomeno delle discriminazioni e dell’emarginazione per l’orientamento sessuale con interventi socio-culturali nelle scuole, per contrastare gli stereotipi di genere e prevenire fenomeni di bullismo e cyberbullismo motivati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, giace nei cassetti delle commissioni consiliari da qualche mese, ossia da quando, all’inizio dell’estate, il centrosinistra ha presentato la proposta sostenuta da PD, Liberi e Uguali e Progressisti.
“Solo una legge regionale – si legge in una nota congiunta co-firmata dalla consigliera regionale Mara Laura Orrù e da Gianmarco Campagna, portavoce delle associazioni – può colmare il vuoto che esiste, a livello nazionale, contro l’omofobia“. La proposta di legge è nata da un confronto con le varie associazioni LGBT, che hanno ribadito la necessità, ormai più che riconosciuta, di “promuovere l’uguaglianza e le pari opportunità tra le persone qualunque sia il proprio orientamento sessuale, identità di genere o condizione di intersessualità, per offrire a tutti la possibilità di vivere la propria vita pienamente, senza la necessità di rinnegarla o nasconderla“.
“È arrivato anche per la Sardegna il momento di approvare una legge non punitiva” continua la nota “ma che punti a educare la società ad alzare una barriera sempre più alta contro il ripetersi di una campagna d’odio che purtroppo continua a materializzarsi“.
La nota di Orrù e Campagna giunge a pochi giorni di distanza dall’episodio di stampo omofobico di Sassari, quando due ragazzi gay sono stati allontanati da un locale della movida e minacciati di morte dal proprietario dopo uno scambio di effusioni non gradito.
Il Popolo della Famiglia “Proposta offensiva, l’omotransfobia non esiste”
Se tutto tace dai portavoce della giunta regionale a trazione leghista, a stretto giro è arrivata la risposta della sezione sarda del Popolo della Famiglia, che alla promozione dell’uguaglianza tra i cittadini antepone la “propria” interpretazione del “diritto alla manifestazione del proprio pensiero”, quand’anche questo ponga una minoranza esposta al pericolo di violenze verbali e fisiche.
“Qualora venisse presentata una simile proposta in Consiglio regionale, verrà messa in atto una dura opposizione, con tutti i mezzi a disposizione, a questa deriva che si vuole imporre alle famiglie e al popolo sardo” tuona il PDF sulla sua pagina Facebook. “Riteniamo offensiva anche solo la proposta avanzata, visto che, sino ad ora, si è lasciata a tutti piena libertà di espressione anche consentendo lo svolgersi di manifestazioni di protesta e di indubbio gusto (ndr – sebbene l’intenzione dello scrivente fosse, verosimilmente, di scrivere “dubbio gusto” – ndr), come i vari gaypride isolani. Quella che si vorrebbe presentare è una proposta di legge pericolosa e inutile. Per tutelare le discriminazioni di ogni genere, comprese quelle sessuali, esistono leggi già in vigore: serve solo applicarle per reprimere ogni abuso ma non si usi questo aspetto per approvare un progetto di legge che riduce i margini di libertà di espressione ai cittadini della Sardegna.
“L’obiettivo è di dare una pistola fumante in mano alla Regione e poi ai giudici per colpire chi non si allinea alla neolingua del pensiero dominante arcobaleno.” incalza il PDF, che insiste “L’omobitransfobia è un concetto astratto che nella realtà non esiste; esistono le discriminazioni. E’ utile, semmai” conclude la nota “unirci per combatterle insieme, ma non creiamo un’etica di Stato dove, a farla da padrone, sia il pensiero dominante del mondo lgbt.”
In realtà, la violenza di matrice omobitransfobica è un carattere tipico e peculiare del fenomeno discriminatorio. Basti pensare che il 40,3% degli omosessuali/bisessuali sostiene di essere stato discriminato, contro poco più del 27% fra gli eterosessuali. La percentuale dei discriminati supera addirittura il 50% se si considerano la ricerca di una casa, i rapporti con i vicini, l’accesso ai servizi sanitari, la fruizione di servizi pubblici.
Fonte: La nuova Sardegna, Buongiorno Alghero
Immagine in evidenza: Sardegna Pride 2019