In queste settimane – sarà stata la necessità di colmare il vuoto lasciato dal caso Pamela Prati – è scoppiato un nuovo caso che riempe pagine intere di giornali e che appassiona diverse persone, preciso che sono molte meno rispetto al caso Pamela Prati.
Lo scandalo CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), tuttavia, ci riguarda tutti ed è, lo dico da operatrice nel settore, solo la rappresentazione di un male che in realtà affligge la Giustizia da tempo immemore.
Uso il termine Giustizia in senso proprio, e non come sinonimo di Legge.
Legge e Giustizia non sono la stessa cosa, ed in realtà molte volte non sono nemmeno due facce della stessa medaglia. Come già affermato in precedenti articoli, alcune fatti/cose/circostanze sono legali ma non giuste, altre sono giuste ma non legali.
CSM: imparzialità e indipendenza
Tutti siamo tenuti al rispetto della Legge e, nel caso in cui questa venga ad essere violata, allora si ricorre ai Giudici che dovrebbero essere terzi ed imparziali. Proprio l’imparzialità consegue alla possibilità di non incorrere in decisioni diverse sebbene il caso sia identico.
Viene naturale chiedersi, a questo punto, quale rapporto sussista tra i Giudici e il CSM.
Il CSM è il Consiglio Superiore della Magistratura ovvero l’organo, dotato di piena autonomia, che dovrebbe garantire la piena indipendenza della magistratura, a cui appartengono tanto i Giudici che i Pubblici Ministeri.
Il CSM, in buona sostanza, adotta tutti i provvedimenti che riguardano i predetti soggetti, è il CSM a decidere su assunzioni, trasferimenti, sul reclutamento, e addirittura giudica la condotta dei Giudici e dei Pubblici Ministeri ed applica loro le sanzioni disciplinari.
Sapendo ciò, diviene più semplice capire perché lo scandalo che ha travolto il CSM sia così rilevante e ci coinvolga tutti direttamente.
Se l’organo di controllo è viziato, oppure corrotto o in preda a lotte intestina con deviazioni politiche, quanto, effettivamente, un Giudice potrà essere considerato imparziale?
Quanta possibilità avrà un normalissimo cittadino di essere giudicato per ciò che ha fatto? Quante possibilità si avranno di vedere applicata la Legge oppure che sia fatta Giustizia?
Cosa è successo in realtà in queste ultime settimane?
Scandalo CSM: cosa è successo
Luca Palamara, ex membro del CSM ed ex Presidente dell’Associazione nazionale magistrati, è indagato per corruzione poiché avrebbe ottenuto soldi e regali da alcuni lobbisti al fine di influenzare alcune sentenze.
Lo stesso, venuto a conoscenza delle indagini che lo riguardavano, avrebbe cercato di influenzare la nomina del prossimo procuratore di Perugia in modo da avere un alleato che potesse aiutarlo nel corso delle indagini.
Verrebbe da chiedersi: perché un indagine che riguarda un magistrato romano dovrebbe vedere coinvolto il Procuratore di Perugia?
La risposta sta nel fatto che, per evitare agevolazioni ed aiuti, i magistrati non vengono ad essere giudicati nella propria Regione ma in un’altra.
Queste Regioni, tuttavia, non sono scelte a caso e di volta in volta. Esiste uno specifico elenco che consente, ed ha consentito, di far sapere a Palamara che la Procura competente a decidere sul suo caso sarebbe stata quella di Perugia.
Nel corso dell’indagine, inoltre, sarebbe emerso che oltre a Palamara sarebbero coinvolti anche altri magistrati che avrebbero tenuto e partecipato ad incontri non solo con Palamara ma anche con esponenti del mondo politico.
A che fine? Con quello di pilotare nomine e promozioni e conseguentemente indirizzare le sentenze.
Ad onor del vero, occorre sottolineare che cinque dei sei membri del CSM provenienti dalla magistratura, venuti a conoscenza dell’inchiesta e del loro coinvolgimento, si sarebbero dimessi ed autosospesi. Coinvolgimento derivante dall’aver informato Palamara dell’esistenza di indagini sul suo conto. Gesto sicuramente d’effetto ma assolutamente inutile.
Una volta che col proprio atteggiamento si compromette un’istituzione è troppo facile sospendersi o dimettersi. In realtà, avrebbero semplicemente dovuto pensarci prima!
Scandalo CSM: il punto di vista
La vicenda è molto più complessa di quanto può apparire in un primo momento e le conseguenze posso essere catastrofiche.
Per un corretto funzionamento della Giustizia è assolutamente necessario che non vi siano rapporti con politica o interessi personali poiché verrebbe meno il principio di terzietà ed imparzialità che dovrebbe governare tutti i processi, siano essi civili o penali.
Il rapporto tra le varie figure che operano nella Giustizia è sempre stato conflittuale, si potrebbero scrivere enciclopedie su cosa gli avvocati pensano dei loro colleghi, dei giudici e dei pubblici ministeri oppure su quello che un giudice pensa dei colleghi, degli avvocati e del PM e via discorrendo.
Lavorare nello stesso ambiente non significa avere coincidenza di ruoli, in ambito legale è sostanzialmente impossibile, ma è brutto, molto brutto, dover lavorare pensando che la persona che hai davanti, che decide sulle sorti di chi difendi, non seguirà la Legge o non la applicherà indipendentemente dal motivo, è brutto pensare che non vi sarà alcun giusto processo e che l’art. 111 cost, non sarà rispettato.
Il rischio è che si finisca come nel libro di Alice nel Paese delle Meraviglie, dove il cane di nome Fury incontra per caso un topo e, “non avendo niente da fare”, lo invita a partecipare con lui ad un processo, precisando che lui sarà l’accusatore e il topo, invece, l’accusato.
Il topo spaventato proverà a dire: che processo potrà mai essere senza giudice né giuria? “’Son giudice e giuria!’ fu del can la follia: ‘son io tutta la legge e ti condanno a morte’”, fu, nel testo, la risposta del cane.
Ebbene che processo ci potrà mai essere se un Giudice non sarà libero, terzo ed imparziale?