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L’ONU ha adottato il metodo Falcone

- 19/10/2020


Sabato scorso a Vienna, durante la Conferenza delle Parti, lOnu ha adottato all’unanimità le risoluzioni italiane per la lotta alla criminalità organizzata, tra cui il documento dedicato all’eredità di Giovanni Falcone.

La conferenza di Palermo

Era il 2000, l’inizio del nuovo millennio, quando a Palermo veniva adottata la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, trattato multilaterale ed unico strumento legalmente vincolante a livello mondiale contro le mafie.

Entrata in vigore nel 2003, ad oggi la convenzione è stata ratificata da 190 Stati del mondo.

La conferenza celebra quest’anno il suo ventesimo anniversario e non si poteva festeggiare in miglior modo se non con l’adozione di due nuove documenti proposti dal nostro paese.

La risoluzione italiana

L’Italia ha voluto infatti sottoporre all’attenzione di tutti gli stati partecipanti, la cui maggioranza da remoto, due documenti per la lotta al crimine organizzato: il meccanismo di revisione e la risoluzione Falcone.

Il meccanismo di revisione è uno strumento di valenza fondamentale, finalizzato al controllo dell’attuazione degli obblighi assunti nell’ordinamento di ciascun Stato membro.

Eliminare i vuoti normativi presenti nei singoli ordinamenti interni annulla la possibilità per le organizzazioni criminali di sfruttarli a proprio vantaggio e di godere di una sostanziale impunità.

Con il secondo documento, la risoluzione Falcone, si pone l’eredità lasciata dal magistrato siciliano come cardine della lotta alle mafie ed è la prima volta che un atto del genere valorizza il lavoro di una singola personalità.

Giovanni Falcone

La risoluzione vuole offrire sempre più avanzati strumenti di prevenzione e repressione delle nuove forme di criminalità, come il cybercrime e i reati ambientali, non ancor disciplinati da normative universali. Mira a potenziare la collaborazione tra le banche, gli internet provider e gli Stati.

La cooperazione che tanto sognava Falcone negli anni ’80, quando aveva già intuito il rischio che la criminalità organizzata potesse essere un problema globale, che non poteva sfidare a causa dell’inesistenza di strumenti legislativi funzionale ad un impegno unanime tra i vari paesi.

Il documento inoltre, esprime «seria preoccupazione per la penetrazione di gruppi criminali organizzati nell’economia lecita e, a questo proposito, per i crescenti rischi legati alle implicazioni socioeconomiche della pandemia del coronavirus».

Le voci dell’Italia

La delegazione italiana era formata dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede; l’ambasciatore italiano presso le organizzazioni nazionali di Vienna, Alessandro Cortese; il consigliere giuridico Antonio Balsamo e il primo segretario Luigi Ripamonti.

Al dibattito hanno partecipato la Fondazione Falcone, il Centro Pio La Torre e Libera, che hanno riportato le loro esperienze sul territorio, e sono intervenuti anche il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho; il procuratore generale di Roma Giovanni Salvi e il capo della Polizia Franco Gabrielli.

La Vice Ministra degli esteri Marina Sereni ha aperto i lavori in video conferenza dell’evento, in cui ha espresso «stima e gratitudine agli eroi di questa battaglia: giudici, poliziotti, esperti della sicurezza e dell’intelligence, ma anche tanti attori della società civile che, con il loro lavoro cruciale, ci permettono di celebrare oggi tanti risultati positivi» e sottolineato come «per realizzare appieno il potenziale della Convenzione dobbiamo strategicamente guardare al futuro, e saper includere l’uguaglianza di genere e i diritti umani come elementi essenziali nella lotta contro il crimine internazionale organizzato.»

La Vice Ministra durante la cerimonia d’apertura della Convenzione.

Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone e sorella del magistrato ucciso il 23 maggio 1992, ha così commentato quanto accaduto: «Nella risoluzione approvata a Vienna, frutto del prezioso lavoro del nostro Paese sono recepite molte delle idee di Giovanni Falcone: dalla necessita’ di colpire i patrimoni illegali e di seguire i flussi di denaro, al potenziamento della cooperazione giudiziaria internazionale, alla costituzione di pool investigativi comuni a più Stati che potrebbero essere decisivi nella lotta alle organizzazioni transnazionali di trafficanti di uomini. Quello raggiunto alla Conferenza delle Parti e’ un traguardo di cui essere orgogliosi».

Fonti: Corriere della Sera, Onu Italia.

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