In occasione della 10 Days of Human Right della nostra testata, abbiamo deciso di concentrare l’attenzione di quest’anno al Diritto all’Istruzione.
Anche attualmente, a causa della pandemia, stiamo vivendo la compressione di questo diritto sia a livello nazionale che mondiale. A farne le spese sono le studentesse e gli studenti e le loro famiglie. Il tessuto sociale di una nazione democratica si fonda su una solida presenza territoriale di scuole. Per quanto, in molti, credano che la scuola abbia la mera fruizione di un servizio, in realtà l’istruzione rappresenta il nostro più grande investimento per il futuro. Attualmente, sia via Dad o tra i banchi di scuola, la nostra futura classe dirigente già esiste.
Pensate, la nostra futura Presidente della Repubblica o il nostro futuro Presidente del Consiglio, in questo momento stanno vivendo da alunni questa epoca di didattica digitale.
A monito di tutto questo volevamo presentarvi e farvi conoscere al meglio chi, dal basso della sua età, ha reso palese al mondo questo ragionamento logico. Una giovane ragazza che, per difendere il suo diritto allo studio, ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2014: Malala Yousafzai.
È la persona più giovane in assoluto che sia stata insiglita del premio dei premi.
«Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è istruzione. E non ho paura di nessuno.»
Malala
All’età di 11 anni, Malala, è diventata celebre per il blog, da lei curato per la BBC, nel quale documentava il regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne, e l’occupazione militare del distretto dello Swat. È stata nominata per l’International Children’s Peace Prize. La sua regione fu occupata brutalmente dal regime Talebano, modificando immediatamente leggi e struttura territoriale. Malala ed altre sue compagne di scuola si opposero immediatamente a questa nuova imposizione continuando ad andare a scuola e a non indossare il burqa.
Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente colpita alla testa da uomini armati saliti a bordo del furgone scolastico su cui lei tornava a casa da scuola. Le sue compagne di classe sono morte tutte: freddate in testa. Malala fu ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, è sopravvissuta all’attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani, ha rivendicato la responsabilità dell’attentato, sostenendo che la ragazza “è il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”; il leader terrorista ha poi minacciato che, qualora sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente oggetto di attentati. La ragazza è stata in seguito trasferita in un ospedale di Birmingham che si è offerto di curarla. Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla al Palazzo di Vetro a New York, indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto ( la Prima Ministra Pakistana assassinata da un commando di terroristi islamici) e lanciando un appello all’istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.
Il 10 ottobre 2013 è stata insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero; l’annuncio è stato dato dal presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che l’ha motivato dicendo che è una ragazza eroica e ricca di spirito. Il premio le è stato consegnato in occasione della sessione plenaria di novembre, a Strasburgo, il 20 novembre 2013.
Il 10 ottobre 2014 è stata insignita del premio Nobel per la pace assieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando con i suoi diciassette anni la più giovane vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per il Nobel norvegese è stata: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”.
Il 22 giugno del 2020, Malala, a soli 22 anni, si è laureata ad Oxford in Filosofia, Politica e Economia ed ha finalmente coronato il suo sogno. Chissà cosa dobbiamo aspettarci da lei in futuro.
«Il saggio proverbio “La penna è più potente della spada” dice la verità. Gli estremisti hanno paura dei libri e delle penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno ucciso 14 studenti innocenti nel recente attentato a Quetta. Ed è per questo che uccidono le insegnanti donne. Questo è il motivo per cui ogni giorno fanno saltare le scuole: perché hanno paura del cambiamento e dell’uguaglianza che porteremo nella nostra società.»
Malala
Ispirandoci alle parole di Malala, abbiamo ritenuto che potessero essere lo spunto da proporre nel progetto che la nostra testata sta seguendo all’interno della Scuola Primaria “Giuseppe Ungaretti” di Vimercate.