Per la prima volta gli attivisti lgbt indiani hanno sfilato in un Pride per le strade di Mumbai, capitale del Maharashtra, in India, senza maschera e senza il timore di essere arrestati o essere considerati criminali.
Dopo 155 anni, lo scorso settembre l’India ha depenalizzato l’omosessualità dalla lista dei reati. Sabato 2 febbraio, finalmente, la comunità gay indiana ha potuto manifestare l’orgoglio omosessuale liberamente. Si è trattato del primo Gay Pride successivo alla sentenza della Corte Suprema indiana contro la section 377 del codice penale, che definiva l’omosessualità come un reato “offensivo contro la natura“.
Un pride “favoloso” che ha coinvolto la cifra record di 15.000 persone, stando alle dichiarazioni del co-organizzatore Ankit Bhuptani, che ha anche ribadito l’importanza dell’omosessualità non più illegale in India sottolineando di “non sentirsi più in criminale nel suo paese“. “Non solo attivisti, ma tutti, alla parata, potevano dire di essere LGBTI senza paura“, ha inoltre aggiunto Bhuptani, che pensa già al prossimo obiettivo: una legge contro le discriminazioni sull’orientamento sessuale e identità di genere.
Alla parata hanno partecipato anche molte compagnie, organizzazioni sanitarie, associazioni di medici e di formazione, società indiane e multinazionali vicine alla causa lgbt.