Con la Risoluzione A/RES/68/192, nel 2013 l’Assemblea Generale dell’ONU ha fissato per il 30 luglio la Giornata mondiale contro la tratta di persone, per sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle vittime e promuovere la difesa dei loro diritti.
Ogni anno sono milioni le persone in tutto il mondo che diventano oggetto di scambio nelle mani dei trafficanti, schiavizzate e private dei loro diritti fondamentali.
Una forma di “schiavitù moderna”, che vede tra le sue cause componenti socio-economiche come povertà, violenza familiare, emarginazione, mancanza di istruzione e accesso ai diritti civili e sociali, dovute soprattutto a conflitti, crisi umanitarie e condizioni climatiche avverse, che obbligano le persone ad abbandonare i loro luoghi di origine per poter sopravvivere.
Gli esseri umani maggiormente soggetti alla tratta sono soprattutto le donne e i bambini.
Tratta e sfruttamento nel mondo: i numeri nel report di Save The Children
Secondo una stima del fenomeno sommerso effettuata dall’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sarebbero oltre 40 milioni, nel mondo, le vittime di tratta o sfruttamento, ridotte in condizioni di schiavitù, e una su quattro ha meno di diciotto anni. È quanto emerge dal report annuale “Piccoli schiavi invisibili” pubblicato da Save The Children, che fotografa da un decennio la situazione della tratta di esseri umani anche nel nostro paese con una grande attenzione anche al contesto di riferimento.
Stando al rapporto, che cita le analisi del Counter Trafficking Global Collaborative (CTDC), sarebbero più di 100.000 le vittime di tratta segnalati da parte di soli 164 Paesi nel mondo. Le vittime minorenni rappresentano il 23% del totale e, di questi, 4% ha un’età compresa tra 0 e 8 anni: la percentuale aumenta al crescere dell’età, fino a raggiungere il 33% nella fascia tra 15 e 17 anni.
Se l’età media delle ragazze coinvolte in fenomeni di sfruttamento si aggira tra i 15 e i 17 anni, quella dei ragazzi è ben più bassa, sfiorando il 25% nella fascia tra i zero e gli 8 anni. Una piaga silenziosa che annienta il futuro di migliaia di fanciulli innocenti.
Con riguardo al livello di istruzione, circa un quarto dei minorenni vittime di tratta e sfruttamento ha frequentato la scuola media, mentre appena il 2% la scuola superiore. Uno su 10 non ha mai frequentato la scuola.
La famiglia si riconferma il nucleo di sfruttamento più comune: il 40% dei minorenni è reclutato da un parente stretto.
Secondo i dati ufficiali più aggiornati dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), le ragazze sono vittime di sfruttamento sessuale nel 72% dei casi e di sfruttamento lavorativo nel 21%. Per quanto riguarda i ragazzi, essi sono vittime di sfruttamento lavorativo nel 50% dei casi, ma molti sono anche vittime di sfruttamento sessuale (27%) o di altre forme di sfruttamento (23%), tra cui l’accattonaggio.
Tratta e sfruttamento in Italia: oltre duemila vittime, soprattutto donne
A livello nazionale, secondo i dati ufficiali del Dipartimento per le Pari Opportunità riferiti al 2019, risultano 2.033 vittime, l’86,7% di cui sono donne, il 12,1% uomini e ragazzi e l’1,2% transgender.
Riguardo alla nazionalità, il 78,6% viene dalla Nigeria e rappresenta il gruppo più numeroso. Seguono i gruppi originari di Romania (2,2%),
Bangladesh (2%), Costa d’Avorio (1,9%) e Marocco (1,5%).
Con riguardo alla tipologia di sfruttamento, l’84,5% risulta vittima di sfruttamento sessuale. Seguono l’11,6%, vittima di sfruttamento lavorativo, l’1,5%, coinvolto nelle economie illegali, e l’1,2% reclutato in attività di accattonaggio.
Circa le modalità di reclutamento della vittima, il 59,5% è attirato/ingannato con false promesse, mentre il 29,2% tramite proposte di lavoro. Nel 93,8% dei casi il reclutamento avviene tramite accordo verbale, mentre nello 0,7% dei casi tramite Internet.
Le regioni più legate al fenomeno sono Emilia Romagna (17%), Lombardia (13,2%), Puglia (13%), Campania (11,8%) e Sicilia (9,6%).
Nella maggioranza dei casi, il soggetto che procede alla segnalazione è rappresentato dalle Commissioni territoriali per il riconoscimento del diritto di asilo (15,3%), seguite da enti del privato sociale (12,3%) e CAS (11,4%). In alcuni casi le vittime sono emerse autonomamente (8,8%), tramite le Forze dell’Ordine (7,6%) o amici/conoscenti (5,9%).
Sul totale delle presenze, i minorenni sono ben 161, rappresentando il 7,9% del totale delle vittime prese in carico dal sistema anti-tratta del Ministero (2.033). Si tratta perlopiù di ragazze minorenni (95%), mentre i ragazzi si fermano al 5% dei casi segnalati.
Con riguardo all’età, rispetto al totale, il 95% ha un età compresa tra i 15 e i 17 anni. Alcune sono poco più che bambine/i: il 5% ha un’età compresa tra i 13 e i 14 anni. In linea con le rilevazioni sul totale delle presenze, il gruppo maggiormente rappresentativo è quello delle minorenni di origine nigeriana (87%), seguite dai gruppi di origine ivoriana (2,5%) e tunisina
(1,9%). Per quanto riguarda i minorenni, la regione principale di emersione è la Sicilia (29,8%), seguita da Liguria (14,3%), Piemonte (13,7%) e Campania (9,3%). La maggioranza delle segnalazioni è stata presentata dagli enti del privato sociale (17,4%) e dai servizi sociali (12,4%).
Nell’ultima parte del report, Save the Children raccomanda al governo italiano e ai ministeri competenti di continuare a lavorare per elaborare un nuovo Piano Nazionale d’Azione con previsioni specifiche per le vittime minorenni, incentivare azioni di supporto alle vittime di tratta garantendone la tutela e l’inclusione a lungo termine, prevedere azioni di supporto e presa in carico individuale alle ragazze e alle donne vittime con figli, prevedere l’accesso a sussidi e forme di supporto economico.