Pioggia di emendamenti per il ddl Zan con misure a contrasto dell’omotransfobia. L’approdo in aula al Senato richiesto dall’ex maggioranza giallorossa, dopo mesi di ostruzionismo in Commissione dal presidente Ostellari, complica la dirittura d’arrivo della legge, mai così lontana.
Sono oltre 700 le proposte di modifica presentate dalla sola Lega, che da settimane propone una significativa mediazione al ribasso sul ddl, chiedendo l’eliminazione delle misure a contrasto delle discriminazioni basate sul concetto di identità di genere e dell’introduzione nelle scuole della Giornata contro l’omobitransfobia, interpretata arbitrariamente come un tentativo di introdurre il gender nelle scuole.
Altri 160 emendamenti sono giunti da Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre Italia Viva, che tramite il suo leader Matteo Renzi aveva assicurato di non presentare emendamenti, ne ha depositati 4 per modificare articoli che, alla Camera, erano stati proposti dai suoi stessi parlamentari.
Proprio tra le fila di Italia Viva si insiste per promuovere una mediazione con la Lega, per il raggiungimento di un accordo bipartisan che salvi la legge (che potrebbe essere approvata con una maggioranza sufficiente dalla stessa compagine parlamentare della Camera dei Deputati).
Contrari al tavolo di confronto M5S e Partito Democratico, il cui leader, Enrico Letta, ha formalmente respinto la volontà di mediare con un partito che, sin dall’inizio della discussione, non ha lesinato fake news e ostilità nei confronti della comunità lgbt+. Proprio ieri il segretario del PD ha ribadito l’impossibilità di trovare un punto di convergenza con la Lega riprendendo un tweet di Claudio Borghi, deputato leghista che ha paragonato lo stigma dell’HIV di cui sono vittime le persone LGBT+ con il vaccino.
Ddl Zan: cosa succede ora?
Prefigurare gli scenari dell’immediato futuro non è semplice. Da quanto si apprende dalla pagina del parlamentarista dell’Espresso Simone Alliva, FdI e Lega hanno già formalizzato la volontà di “chiedere un voto sulla possibilità di sospendere l’esame dell’Aula sul ddl Zan dopo il dibattito senza passare alla discussione degli articoli“, circostanza che potrebbe allungare i tempi dell’esame in aula.
La conferenza dei capigruppo riunitasi ieri ha definito il calendario dei lavori in Senato fino a fine mese, e il ddl Zan non compare. Sempre da Simone Alliva si apprende che “dal 3 al 6 del prossimo mese però si proverà a portare avanti un’ultima mediazione con la convinzione tuttavia che il margine di azione per un compromesso resta esiguo. I dem hanno presentato un ordine del giorno a firma dei membri dell’ufficio di presidenza al Senato per mettere alcuni paletti politici e fornire chiarimenti sull’interpretazione della legge”, anche se la linea del PD resta quella del no alle modifiche, così come quella dei pentastellati.
Davide Faraone di Italia Viva, dal canto suo, ha “proposto di cercare una convergenza prima della fine della pausa estiva“, perché andare oltre significherebbe non vedere traccia del ddl Zan in aula neanche a settembre.
Tutto sembra suggerire che l’esame del ddl contro l’omotransfobia sarà congelato fino all’autunno. L’approvazione di uno qualunque degli emendamenti proposti comporterebbe in ogni caso il ritorno del testo finale risultante dalle operazioni di voto al Senato alla Camera dei Deputati, perché affinché una legge entri in vigore questa deve essere approvata col medesimo testo da entrambi i rami del Parlamento.
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