È emersa oggi la notizia di un’indagine aperta dal PM della Procura di Lecce Luigi Mastroianni del pool fasce deboli, insieme ai carabinieri della stazione di Poggiardo, per un episodio risalente allo scorso 10 agosto, quando un uomo di 43 anni, nel cuore della movida estiva di Santa Cesarea Terme (LE), è stato aggredito da un gruppo di ragazzi molto giovani, studenti o ex studenti dell’Università Cattolica di Milano, figli di professionisti.
Tra gli aggressori alcuni ragazzi vicini a Casapound
I giovani, quattro milanesi e un salentino di Trepuzzi, hanno pestato l’uomo più volte nel corso della notte fino a staccargli un orecchio, e riducendolo quasi in fin di vita, per via del suo orientamento sessuale apostrofandolo come “fr*cio” e “ricch*one“. Due di loro sarebbero vicini al movimento di estrema destra Casapound.
Il pestaggio sarebbe avvenuto per futili motivi, scaturito forse dall’aver colto in fragrante il 43enne praticare sesso orale ad uno dei ragazzi in auto in condizioni di semi-incoscienza per l’alcool.
Tuttavia, qualunque sia stata la causa scatenante, nulla giustifica una reazione violenta del branco contro un singolo indifeso, strattonato e percosso fino a ridurlo in fin di vita.
Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gaycenter, ha chiesto a tal proposito “un’azione chiara da parte del governo, per sciogliere organizzazioni come Casapound dove si alimenta l’odio verso le minoranze. Quante vittime dobbiamo ancora contare perché si attuino azioni per prevenire e contrastare l’omofobia?” e continuando “Quanto accaduto è davvero inquietante. E dimostra che l’omofobia non ha né differenze tra nord e sud e né differenze di ceto sociale.”
Gli altri casi di omofobia in Puglia
Lo scorso mese di dicembre hanno fatto discutere due episodi piuttosto violenti: anzitutto la storia di Daniele, 25enne di Barletta, che pochi giorni fa è stato aggredito da un collega omofobo sul posto di lavoro, un hotel della zona. Erano mesi che Daniele riceveva insulti come “ricchione, frocio, troia” da parte dell’uomo durante il breve lasso di tempo che, per questioni legate ai turni, dovevano trascorrere insieme. Dagli insulti si è passati alle minacce: “Ti spacco la faccia“, “Ti faccio il culo“, “Ti mando al camposanto“. Fino a che le parole, già pesanti, hanno lasciato spazio ad altro. Prima gli sputi, poi la rabbia, violenta, che è esplosa quando Daniele ha spento una sigaretta in un posacenere appena svuotato dall’uomo.
L’ira dell’operaio è esplosa violentissima. Ha preso Daniele con la forza e l’ha trascinato in bagno, sbattendo la testa contro il muro e riempendolo di pugni e calci, rischiando di ucciderlo. Una rabbia malata, sfogata tra le lacrime.
Il tutto nell’indifferenza dei datori di lavoro, che non hanno mai posto un limite concreto al comportamento violento dell’uomo. Daniele oggi è pronto a denunciare il suo aggressore perché il suo dolore possa servire a porre un freno alla brutalità gratuita.
Qualche giorno dopo è toccato a Mariana Aresta, 16enne famosa per aver partecipato all’ultima edizione del docu-reality di Raidue “Il collegio”, cacciata di casa perché lesbica. A scatenare la rabbia di suo padre sarebbe stata la foto insieme alla fidanzata pubblicata sul suo profilo social. Una foto innocente, che immortalava una innocua tenerezza tra due ragazze.
Mariana si è poi sfogata sulle Instagram Stories “Non mi sembra normale che le persone più vicine a me siano disposte a non vedermi più pur di non vedere più una persona sul mio profilo. Odio tutto ciò che la mia famiglia mi ha fatto. Non vedo l’ora di avere una casa mia e non dover rivedere mai più molti componenti della mia famiglia che mi hanno trattata da inutile e oggetto di vergogna“. Accanto a Mariana sarebbe rimasta solo sua madre, che ha preso le sue difese.
Non troppo lontana nel tempo è anche la storia di Sara (nome di fantasia), ragazza 29enne di Bari Vecchia, vittima di reiterate violenze familiari di matrice omofobica. Sara ha per anni subito da suo padre percosse e minacce, solo perché lesbica. Dopo le ultime, gravissime violenze, lo scorso 12 novembre, che le hanno causato gravi ferite e lesioni, Sara ha trovato finalmente il coraggio di denunciare l’accaduto.
Sara, ragazza con problemi di epilessia, non ha più potuto tornare a casa. Per aiutarla si sono attivati i servizi Welfare del comune.
Ci spostiamo in Salento, dove lo scorso mese di agosto un buttafuori in servizio presso un lido di Gallipoli ha tentato di allontanare una ragazza transessuale prendendola per il braccio e accompagnandola all’uscita contro la sua volontà. Quando in sua difesa sono giunti gli altri amici della comitiva, il buttafuori li avrebbe apostrofati come “froci” invitandoli ad andare altrove, dove fossero meglio accolti. I ragazzi erano giunti in città per partecipare al Salento& Puglia Pride.
Infine, ci preme ricordare il caso delle scritte omofobe apparse sulla facciata dell’Istituto Alberghiero di Brindisi, ad opera di un gruppo di studenti che avevano preso di mira un compagno di scuola omosessuale.
La reazione della comunità scolastica era stata esemplare, con flash mob e striscioni a supporto del compagno discriminato e il sostegno del Dirigente Scolastico che ha immediatamente rimosso le scritte.
Questi sono solo alcuni delle decine di episodi di stampo omofobico che sono stati registrati in Puglia. Accanto alle storie del 43enne di Santa Cesarea, di Daniele, Mariana, Sara, della ragazza transessuale a Gallipoli, ce ne sono moltissime altre che restano nell’ombra. Decine di ragazzi costretti a subire le angherie di una comunità che li rifiuta solo in quanto omosessuali, una comunità incapace di discernere il bene dal male, diseducata dalla politica dell’odio e dello scontro, della discriminazione legittimata, dalla cultura dell’eteronormalismo.
Quello che chiediamo oggi è che si diano gli strumenti a queste persone per poter essere rieducate al rispetto e alla tolleranza, e in questo una legge regionale contro l’omofobia può fare moltissimo, finanziando incontri di sensibilizzazione sui posti di lavoro, nelle scuole, fornendo assistenza abitativa per ragazzi omosessuali e transessuali economicamente in difficoltà, liberandoli dalle violenze domestiche, istituendo centri antiviolenza lgbt e un osservatorio per i diritti lgbt a livello regionale.
Ma a che punto sono le leggi contro l’omofobia?
Sono trascorsi due anni da quando il Governatore Michele Emiliano annunciava in pompa magna l’inizio dell’iter legislativo di una legge regionale contro la violenza omo-transfobica, una notizia che la comunità lgbt pugliese, sempre molto attiva, aveva accolto con estrema soddisfazione.
Purtroppo, però, dopo due anni non si è fatto alcun passo avanti per portare a compimento l’approvazione della legge, osteggiata anche dalla stessa maggioranza di centro-sinistra. Così come ci sono due testi in analisi in Parlamento per l’estensione dell’aggravante omofobica e transfobica agli artt 604bis e 64ter inerenti ai crimini d’odio.