Il 23 luglio 2018 il parlamento Cubano ha approvato un nuovo progetto di Costituzione, decisamente innovativo, che dovrà poi essere sottoposto a consulta popolare nei prossimi mesi.
Questa proposta di “ Legge Fondamentale” prevede 224 articoli, che, pur ribadendo e stabilendo il “ carattere socialista del sistema cubano”, per la prima volta riconosce il matrimonio omosessuale.
Infatti pur essendo legale dalla fine degli anni ‘70 avere rapporti omosessuali tra adulti consenzienti, l’istituzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso non era contemplata.
Se da un lato la nuova Costituzione prevede una vera e propria riforma delle cariche statali ed un’apertura – dal sentore occidentale – da un punto di vista economico per i privati ( viene reintrodotta per esempio la figura del Presidente della Repubblica limitandone la carica a solo 2 mandati quinquennali consecutivi ed è certa quella del Primo Ministro; si apre il mercato all’iniziativa dei privati ) sopratutto grazie al lavoro e all’opera di sensibilizazzione di Mariela Castro Espin a capo del Centro Nazionale di Educazione Sessuale (CENESEX), figlia di Raul e nipote di Fidel Castro; si riconosce per la prima volta a livello costituzionale l’unione omosessuale, andando a scardinare de facto il principio sancito nella vecchia Costituzione Cubana del 1976 che definiva il matrimonio come unione tra uomo e donna.
L’articolo 68 della nuova “ Magna Charta” , come la stampa l’ha definita, prevede che el matrimonio es la unión consensuada “entre dos personas” , non specificano il sesso dei nubendi.
Una svolta epocale in un paese in cui per anni la comunità LGBT è stata ampiamente discriminata e nel quale, durante i primi anni dell’avvento del Regime Castrista e del comunismo, gli omosessuali venivano mandati nei campi di lavoro a tagliare canna da zucchero.
Che forse ci troviamo davvero davanti alla “speranza che presto Cuba sia libera” di cui parlava Reinaldo Arenas?