Dopo aver esaurito le scuse e aver forzato oltremodo i regolamenti del Senato, Andrea Ostellari (Lega), in mattinata, ha presieduto il voto sulla calendarizzazione dei lavori in Commissione Giustizia
La conta dei voti è stata favorevole all’asse di maggioranza a sostegno del ddl Zan (composta da M5S, PD, LeU, Italia Viva e Autonomie), come anticipato da BL Magazine, con 13 voti a favore e 11 contrari.
Al momento non è chiaro quando comincerà la discussione perché non è stata ancora comunicata una data, ma è certo che la Commissione procederà all’esame del testo non appena sarà stabilito il prossimo calendario dei lavori, che dovrà necessariamente contenere il Ddl Zan e gli altri provvedimenti incardinati in mattinata.
Ostellari relatore della legge
Il Presidente Ostellari, nella riunione di questa mattina, ha inoltre deciso di non delegare la funzione di relatore del disegno di legge a nessuno dei componenti della Commissione, trattenendola per sé, “per garantire chi è favorevole al ddl e chi non lo è“, secondo quanto riportato dal giornalista dell’Espresso Simone Alliva su Facebook.
Questa non sarebbe una notizia di per sé preoccupante per il percorso della legge in Senato, se Ostellari avesse dimostrato di portare avanti il suo incarico istituzionale in maniera imparziale, ma considerato l’ostruzionismo preventivo nei confronti della discussione al testo dimostrato in questi due mesi, si rischia che l’asse del dibattito attorno alla Legge Zan venga spostato a favore della minoranza.
Compito del relatore, infatti, è di esprimere il suo parere su tutti gli emendamenti presentati (che si preannunciano già essere moltissimi) e coordinare la mediazione politica sul provvedimento.
In ogni caso, vista la maggioranza, pur risicata ma a favore del provvedimento, Ostellari potrebbe essere sfiduciato come relatore e costretto a delegare a terzi la carica, come specificato dal primo firmatario della legge Alessandro Zan in diretta su Instagram.
A ciò vanno aggiunte le perplessità di Italia Viva sulla parte della legge relativa alla discriminazione in base al sesso e all’identità di genere, che rischiano di depotenziare la portata del provvedimento. Ancora una volta, la strada del ddl Zan è tutta in salita.