La lotta per ottenere pari riconoscimenti politici e sociali delle donne è un argomento sempre fertile, a causa della lentezza con cui la società vuole evolvere. Il patriarcato, pilastro secolare, difficilmente vuole cedere il passo a una visione del mondo equa.
Infatti, una pratica barbara come quella delle Spose bambine è ancora viva, e dura da far morire
Le spose bambine, le origini
L’origine del fenomeno delle Spose bambine è molto antica. Prima della visione di matrimonio romantico, esisteva (ed esiste) la visione del matrimonio combinato, dove le famiglie si univano attraverso il matrimonio di figli ed eredi per assicurare benessere a entrambe, oltre che a chi si sposava.
Teoricamente c’era la volontà di rispettare il consenso degli sposi di prendere matrimonio insieme, ma spesso ciò rimaneva una teoria. I matrimoni combinati erano quasi sempre forzati, svolti dietro ricatti o a causa di stupri e fughe (i cosiddetti matrimoni riparatori).
Esso è stato anche un fenomeno italiano, per quanto spesso lo si voglia dimenticare o ignorare, il “famoso” Madamato.
Le spose bambine oggi
Il fenomeno colpisce ancora oggi molti paesi, e sono circa 650 milioni le spose bambine coinvolte in vari paesi nel mondo: Bangladesh, Brasile, Etiopia, India, Nigeria e altri. Il fenomeno si è riscoperto anche in Italia, per quanto poco monitorato o ignorato dalle autorità, se non in casi di cronaca.
Nel complesso, tra il 2019 e il 2021 sono stati rilevati 35 casi di matrimoni forzati. Da questi dati, parziali, emerge che l’85% delle vittime sono donne, di cui un terzo minorenni, e prevalentemente di origini straniere. La concentrazione maggiore dei casi rilevati è nelle regioni settentrionali, in particolare Emilia-Romagna e Lombardia.
Lo strumento chiave per evitare il ripropagarsi del fenomeno delle spose bambine, o anche solo dei matrimoni forzati, è attraverso le scuole e l’istruzione.
Le scuole sono un luogo separato dall’ambiente familiare, con istruttori e docenti che insegnano, e in parte educano gli studenti.
possono essere i primi a impartire lezioni sulla libertà di scelta, e i primi a notare movimenti sospetti negli studenti.