Il Transgender Day of Remembrance, Giornata del ricordo transgender in onore alle vittime dell’ordio e della discriminazione transfobica, si celebra oggi 20 novembre.
Era il 1998 quando Rita Hester veniva uccisa a coltellate nel proprio appartamento ad Allston il 28 novembre, presumibilmente da conoscenti visto che la serratura non mostrava segni di forzature. Il motivo? Rita era transgender, nata in un corpo maschile che non aveva mai accettato. Il suo brutale assassino, tuttavia, non passò inosservato, e grazie alla militanza lgbt e al volontariato si diede avvio al progetto web “Remembering Our Dead“, che portò, nel 1999, all’organizzazione di una fiaccolata a San Francisco in solidarietà di Rita e delle vittime transgender.
Una morte, quella di Rita, che non ha mai cessato di fare orrore: quando anche i giornali cominciano a parlarne, la sua famiglia non gradì che ci si raccontasse di lei al femminile, cancellando – di fatto – la sua vera identità. Si riferivano a lei al maschile. Rita così fu uccisa una seconda volta. Dall’ottusità di una famiglia che disprezzava il suo vero essere.
Grazie al ricordo di Rita, e di tutti i transessuali uccisi dall’odio e dalla violenza cieca e ottusa di uomini senza scrupoli, Gwendolyn Ann Smith ha istituito il Transgender Day Of Remembrance, un evento cresciuto fino a comprendere commemorazioni in centinaia di città in tutto il mondo.
Le statistiche di Transgender Europe
Ogni anno sono oltre 300 le persone transessuali uccise nel mondo, e i dati rilasciati da Transgender Europe nel 2019 rivelano un totale di 331 casi di omicidi segnalati di persone transgender.
L’aggiornamento TDoR 2019 ha rivelato un totale di 331 casi di omicidi segnalati di persone transgender e/o per motivi di intolleranza legati al genere tra il 1 ° ottobre 2018 e il 30 settembre 2019. In lieve calo dall’anno precedente, che segnava 369 casi.
Il triste primato va al Brasile con 130 omicidi, segue il Messico con 63 e gli Stati Uniti con 30, per un totale di 3314 casi “segnalati” in 74 paesi in tutto il mondo tra il 1 gennaio 2008 e il 30 settembre 2019.
Lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone trans e di genere sono reali e profondi in tutto il mondo, e fanno parte di un circolo strutturale e continuo di oppressione che priva i transgender dei loro diritti fondamentali. Le persone trans e di genere sono vittime di orribili violenze e reati, tra cui estorsione, aggressioni fisiche e sessuali e omicidio. Nella maggior parte dei paesi, i dati sulle persone assassinate e di genere diverso non vengono prodotti sistematicamente ed è impossibile stimare il numero effettivo di casi, che è sicuramente maggiore rispetto alle cifre in nostro possesso.
Le vittime di queste violenze sono soprattutto prostitute (61%), a dimostrazione di quanto sia difficilissimo, per un transessuale, accedere al mondo del lavoro e vivere una vita dignitosa. In un mondo che volta loro le spalle, è la prostituzione, il più delle volte sfruttata dalla malavita, l’unica soluzione per una persona transgender per mettere insieme il pranzo con la cena. Il 65% delle vittime di omicidio segnalate sono donne trans migranti.
(dati reperibili qui)
Andrea Olivero, uccisa a bastonate a Termini
Anche la cronaca italiana ha le sue Rita Hester. Nel giorno del TDoR è consuetudine ricordare il brutale pestaggio di Andrea Oliviero, travestito sudamericano il cui cadavere fu trovato alle otto di mattina da un addetto alle pulizie al binario 10.
Il corpo di Andrea, che si prostituiva in zona Termini, riversato da due giorni nell’area di un cantiere interdetto al pubblico, era ricoperto di ecchimosi e mostrava segni di percosse, forse bastonate.
Il suo funerale fu celebrato solo parecchi mesi dopo, a dicembre, nella Chiesa del Gesù organizzati dalla Caritas. La distanza di tempo tra la morte e i funerali fu causata dai tempi necessari alle indagini e quelli della richiesta della salma da parte dei parenti, che non ci fu.
Andrea aveva 28 anni, e Termini – raccontava – era la sua unica casa. Era arrivata in Italia quattro anni prima dalla Colombia, da dove era scappata per condurre una vita dignitosa.
Passava le giornate tra le pensiline di Piazza dei Cinquecento e la mensa della Caritas, camminando dinoccolata per una zoppìa alla gamba e un braccio paralizzato che un’aggressione a Ostia le avevano procurato. Sognava di incontrare un ragazzo con tanti soldi che le facesse lasciare la strada, perché – diceva – era tropo brutta.
Il 20 novembre di ogni anno, al binario 10 della stazione Termini, si celebra il ricordo di Andrea, dei suoi sogni e delle sue speranze di vivere una vita piena di amore, a ricordo di tutte le vittime dell’odio transfobico.