Il Transgender Day of Remembrance (TDoR) è una ricorrenza annuale per commemorare le vittime cadute a causa dell’odio e del pregiudizio verso le persone transgender.
La celebrazione si svolge ogni 20 novembre. Venne introdotta da Gwendolyn Ann Smith (attivista trans*) in ricordo di Rita Hester, assassinata a coltellate nel suo appartamento di Boston nel 1998: a un anno dalla sua morte, nel 1999 a San Francisco, si tenne una veglia a lume di candela.
Questo tragico evento diede avvio al progetto web Remembering Our Dead. In questo sito si tiene conta di tutte le vittime per odio transfobico di tutto il mondo, registrate dal 1 ottobre dell’anno prima al 30 settembre dell’anno in corso.
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Durante la veglia vengono letti i nomi e le storie delle vittime e, mentre procede la lettura, vengono accese delle candele per illuminare, simbolicamente, le vite che si sono spente sotto l’odio transfobico.
392 sono le persone trans* morte per transfobia dal 1/10/2022 al 30/09/2023 (ultimo dato certificato al 11/11/2023).
Brasile 107 – USA 62 – Messico 53 – Colombia 21 – Ecuador 20 – India 16 – Argentina 11 – Perù 11 – Filippine 8 – Canada 7 – Italia 7 – Pakistan 7 – Bangladesh 5 – Guatemala 5 – Regno Unito 5 – Spagna 4 – Cile 3 – Honduras 3 – Indonesia 3 – Nicaragua 3 – Turchia 3 – Australia 2 – Azerbaigian 2 – Cuba 2 – Svezia 2 – Uruguay 2 – Venezuela 2 – Arabia Saudita 1 – Armenia 1 – Belgio 1 – Bolivia 1 – Repubblica Dominicana 1 – Francia 1 – Grecia 1 – Iraq 1 – Giappone 1 – Paesi Bassi 1 – Paraguay 1 – Portogallo 1 – Serbia 1 – Slovacchia 1 – Uganda 1 – Vietnam 1
Le cause sono le seguenti: violenza omicida 312, suicidio 58, uccisioni in prigione 3, cause naturali 1, cause sconosciute 18.
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Rispetto allo scorso anno (395) c’è una diminuzione di 3 persone.
Sappiamo bene tutti, però, che questo non vuol dire che ci sia stata meno violenza, ma, che non siano state registrate tutte le persone uccise.
Questo perché, spesso, o si tratta di persone che vengono isolate, e che quindi non hanno nessuno accanto che possa denunciarne la scomparsa, oppure le notizie vengono date dai media misgenderando le persone trans*, non riconoscendo pertanto il loro genere di elezione, e quindi difficili da identificare come morti per transfobia.
Così come sappiamo bene che i dati sono sicuramente falsati dall’omertà che esiste in paesi con governi fortemente transofobi, come ad esempio Polonia, Ungheria e Russia, che dichiarano che le persone trans* non esistono, che questa non è una “macchia” che si estende fin dentro i loro confini, che emanano leggi che escludono la possibilità di esistere alle persone trans.
Questo porta al ribasso i numeri, rispetto a quelli reali nel mondo. Senza considerare che questo registro tiene in conto solo le morti, non tiene in considerazione le singole aggressioni, altrimenti i numeri schizzerebbero in modo esponenziale.
È però necessario notare che, come per lo scorso anno, riescono ad arrivare notizie anche da paesi del Medioriente o del continente africano, come Pakistan, Azerbaigian, Arabia Saudita, Armenia, anch’essi con governi fortemente transofobi, in cui le associazioni T* ricoprono un’enorme importanza, ma hanno grossissimi problemi con le autorità e devono restare il più possibile anonime per evitare persecuzioni e torture.
Quest’anno tra le cause di morte manca quella per negligenza medica. Non certo perché non ci siano stati casi, ma perché sicuramente non si è potuto avere notizie di questi. È, infatti, tristemente noto, specialmente nei paesi del sud America, che le donne trans*, anche a causa del mancato giusto sostegno economico dovuto alla mancanza di lavoro, si sottopongono a trattamenti estetici, anche chirurgici, eseguiti con materiali scadenti, all’interno di fatiscenti cliniche o, addirittura, direttamente in casa, contravvenendo alle basilari regole igieniche.
È increscioso e aberrante che un medico, che fa un voto ben specifico sul salvare vite umane, decida che alcune di queste vite valgano meno e che non meritino la sua totale dedizione.
I suicidi restano sempre una grossa percentuale nel totale dei decessi: quest’anno 53 su 392, lo scorso anno 54 su 395. Purtroppo, sono in crescita i suicidi di minori, sempre più consapevoli delle loro soggettività, costretti in una società ancora poco preparata e accogliente sui loro percorsi di transizione, considerati ancora oggi troppo prematuri e immaturi.
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L’Italia fa la sua prima apparizione nel registro mondiale nel 2002 con l’uccisione di Luciana Dos Santos Oliveira Mazza a colpi di pistola da parte di Giuseppe D’Agostino.
Per 21 anni ha avuto il triste primato di aver detenuto la corona nera in Europa, tranne che solo per 7 anni:
– nel 2003/2008/2015/2019/2021/2022 era o sul podio o prima a parimerito con altre nazioni
– nel 2011/2014 non sono state registrate vittime
Quest’anno si ricordano 7 vittime, un record che era già stato registrato nel 2020, ma c’è da sottolineare che una di queste è una morte naturale per vecchiaia: impossibile non ricordare l’intramontabile Lucy Salani.
La tragedia più grande si registra nel suicidio di Chiara, ragazza trans di soli 19 anni, bullizzata e, quindi, costretta a lasciare la scuola.
Spesso i giornali tendono a misgenderare le persone trans.
Ad esempio, per l’ultima vittima, una donna trans accoltellata a Roma, lo stesso registro ha scelto 3 articoli di quotidiani online che hanno titolato usando il maschile:
«Giallo a Roma: uomo con parrucca ucciso a coltellate» TG LA7 17/07/2023
«Uomo trovato sgozzato nel parco: indossava una parrucca da donna» Today 17/07/2023
«Chi è l’uomo con la parrucca ucciso a coltellate nel parco. Indagini su altre violenze» RomaToday 18/07/2023
Si è lasciato passare per troppo tempo il messaggio che in Italia l’omolesbobitransfobia non esista. Si è lasciata passare l’idea che c’è una minoranza di persone che pretenda dei privilegi a discapito del resto della popolazione.
A Milano, il 24 maggio di quest’anno, una donna trans è stata brutalmente pestata da tre agenti della Polizia Municipale, a suon di manganellate in testa e sul corpo, con l’aggiunta di peperoncino spruzzato negli occhi, mentre lei era disarmata e inerme a terra con le mani alzate.
Il “sindaco sceriffo” leghista di Pescate (LC), Dante De Capitani, noto per le sue ronde di “sicurezza” con in il suo pitbull, solidarizzava con i due vigili che hanno manganellato Bruna ed era pronto ad arruolarli nel proprio comune, vedendo in questi oppressori degli eroi della giustizia e della sicurezza: «[…] per mantenere alta la sicurezza nel periodo estivo cerchiamo altri vigili decisi e risoluti come i nostri. Personalmente sarei quindi pronto ad assumere i due agenti del comune di Milano protagonisti della vicenda con la trans, […] se volessero collaborare con noi siamo pronti ad accoglierli per impiegarli in operazioni di controllo del territorio. Perché la sicurezza dalle nostre parti non è un optional, ma una certezza.»
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Nel resto del mondo la situazione è altrettanto grave.
Dal 2009, con 47 vittime su 163 totali, il Brasile detiene la Palma Nera ogni anno, con il numero sempre più alto di transicidi rispetto agli altri paesi, sempre pari a quasi un terzo del numero totale mondiale.
Il progetto ha avuto origine negli USA nel 1999 e fino al 2008 gli Stati Uniti d’America hanno detenuto la Palma Nera ogni anno, con il numero sempre più alto di transicidi rispetto agli altri paesi.
Questo perché ancora il progetto non era decollato e anche i servizi di informazione erano meno accessibili rispetto a oggi. In seguito, associazioni di tutto il mondo sono riuscite ad avere accesso a questo registro e ogni anno aumentano i paesi che ci tengono a ricordare la vita di persone amiche morte per transfobia.
Negli ultimi anni il Canada sta registrando un numero sempre più alto di suicidi, specialmente tra persone trans minorenni. L’anno scorso è stata registrata in Canada l’età più giovane: solo 10 anni. Quest’anno spetta sempre al Canada questo primato, con l’omicidio di un ragazzo di soli 11 anni.
Come in Canada, anche nel Regno Unito negli ultimi anni si stanno registrando sempre più suicidi, soprattutto tra minori. Nonostante sia l’unico paese europeo in cui venga subito rilasciato un documento alias, che permette alla persona trans di vivere fin da subito la quotidianità con il genere e il nome di elezione, dalle persone trans minorenni si registra, specialmente nell’ambiente scolastico, un’insofferenza generale che le porta a subire violenze fisiche e psicologiche quotidiane, che spesso portano all’autolesionismo o al suicidio.
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Il nostro paese sta vivendo un sempre più crescente aumento di odio omobitransfobico.
E l’attuale governo di destra ha chiaramente dichiarato che sui diritti civili non ha interesse a portare avanti battaglie, anzi, è intenzionato a toglierne quanti più possibile.
Per questo è importante essere tutti presenti a una celebrazione come il TDoR.
Dobbiamo far capire a questa classe politica che la comunità Queer esiste, che ha famiglie, amici, partner e alleati. Ma, soprattutto, che non è sola.
Verificate la posizione delle varie commemorazioni nelle vostre città e partecipate, invitando anche i vostri conoscenti.
L’unione farà sempre la forza.