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Transgender Day of Visibility: il diritto di esistere

- 31/03/2021
diritto al nome transessuali


Il 31 Marzo si celebra la “International Transgender Day of Visibility

La “Giornata Internazionale della Visibilità delle persone transgender” è dedicata all’identità di genere. Lo scopo della giornata, creata negli USA nel 2009 e ripresa da diversa Stati pochi anni più tardi, è quello di celebrare le persone transgender, non binarie e di genere non conforme, e al contempo aumentare la consapevolezza attorno a questa comunità a livello internazionale.

Con l’avvento dei social media la giornata ha preso sempre più piede, fino ad arrivare ad essere celebrata anche dalle grandi organizzazioni internazionali.

UN-Woman, l’organizzazione delle Nazioni Unite creata nel 2010 per aiutare nella divulgazione diritti delle Donne a livello globale, e più in generale all’educazione all’eguaglianza dei generi aderendo alla giornata ed inserendola nella campagna #planet5050, creare cioè entro il 2030 una società in cui donne e uomini abbiamo non solo gli stessi diritti ma anche lo stesse opportunità , lavorative in primis, ha coniato uno slogan degno di nota: “defining my own gender is my human right” (definire la mia propria identità di genere è un mio diritto umano) .

La transessualità NON è un disordine mentale, e l’OMS lo conferma

A distanza di 28 anni dalla rimozione dell’omosessualità dall’elenco dei disordini mentali, nel 2018, anche la transessualità è stata depennata dall’elenco dell’International classification of diseases (Icd).

Ciò vuol dire che la disforia di genere, ovvero sentirsi uomo o donna a prescindere dal proprio corpo biologico, non è più considerata una malattia. Ecco cosa ha dichiarato l’OMS: “L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases per essere inserita in un nuovo capitolo delle ”condizioni di salute sessuale”. È ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender“.

Una scelta che traccia una strada verso una maggiore inclusione dei soggetti transessuali nelle politiche della tutela dei diritti esattamente com’è accaduto con gli omosessuali.

La transessualità, tuttavia, resta elencata nell’ICD in una voce di nuova creazione “condizioni di salute sessuale” (dove si potranno dare spazio a condizioni legate alla salute sessuale non necessariamente assimilabili alle voci delle patologie previste nell’ICD), perché possano essere garantiti ai transessuali accessi adeguati ai trattamenti sanitari e cure mediche, come le terapie ormonali e percorsi di sostegno psicologico per i percorsi di cambio di sesso.

L’elenco, nella sua nuova versione, entrerà in vigore negli stati membri non prima di gennaio 2022.

Il TDoV oggi, per sensibilizzare e rivendicare diritti

Nascondere la propria identità di genere è un’esperienza dannosa, che può favorire l’isolamento sociale, lo stigma e la vergogna. Allo stesso modo, tuttavia, fare coming out come persona trans, in determinati contesti, significa diventare un facile bersaglio di discriminazione e di violenza, in particolare per le donne trans di colore, categoria considerata da maggiormente a rischio perché affronta molteplici forme di intolleranza tra cui transfobia, razzismo, misoginia e misogynoir, ossia la misoginia verso le donne nere.

A causa della discriminazione sul lavoro, inoltre, in paesi come gli USA circa il 20% delle persone trans trova un sostentamento economico nel mondo sommerso – e pericoloso, soprattutto nei contesti suburbani – del sex-working, a causa delle forti resistenze all’ingresso delle persone transgender nei luoghi di lavoro.  

E in Italia?

Dai dati riportati dal progetto di ricerca Transrespect versus Transphobia Worldwide (riportati qui), il nostro risulta essere il paese più transfobico d’Europa: 42 sarebbero gli omicidi registrati di persone trans dal 2008, con un ulteriore aumento di 4 decessi in questo 2020: si tratta del dato più alto nel vecchio continente. Pesa, e molto, l’assenza di una legge contro l’omotransfobia.

I dati raccolti mostrano una tendenza allarmante di un graduale aumento degli omicidi di trans e persone con diversità di genere all’anno tra il 2008 e il 2020. Tuttavia, queste cifre non sono complete: nella maggior parte dei paesi, i dati sulle persone assassinate e di genere diverso non vengono prodotti sistematicamente ed è impossibile stimare il numero effettivo di casi, che è sicuramente maggiore rispetto alle cifre in nostro possesso.

Ma la legge Zan (che giace nei cassetti del Senato) non è solo l’unica battaglia da portare avanti legge contro l’omotransfobia: nel nostro paese la legge sulla riassegnazione del sesso risale a ben 39 anni fa: la legge 164/1982, che hai tempi fu accolta come una legge all’avanguardia nello scenario europeo dei diritti delle persone transgender, oggi, anche in virtù della pronuncia dell’AIFA sulla gratuità delle terapie ormonali, risulta essere sofferente, sorpassata e decisamente inadeguata alle nuove esigenze della comunità transgender italiana.

La l. 164/1982, infatti, continua ad affidare la gestione della transizione all’autorità giudiziaria, e non, come accade in molti altri paesi nel mondo (Svizzera, Spagna o Argentina) direttamente all’autorità amministrativa, demandando a soggetti terzi come i giudici (e pertanto alla loro soggettiva sensibilità al tema) e agli episodici interventi della Corte Costituzionale le sorti dell’esercizio di diritti fondamentali come quello al nome (circostanza che comporta il doloroso utilizzo del deadname da parte di numerose persone trans) e all’accesso a interventi chirurgici.

Sostenere i diritti delle persone transgender e riconoscere il loro diritto ad esistere è solo il primo passo per garantire a tutti dignità e uguaglianza. Occorre sensibilizzare chiunque ad una maggiore attenzione perché nessuno e nessuna resti indietro nell’esercizio dei propri diritti umani.

www.tdov.org

-> Leggi qui l’intervista ad Alex

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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