In Campania, diversi beni confiscati alla camorra stanno diventando rifugi per afghani.
Dati emergenza umanitaria
A seguito dalla caduta dell’Afghanistan nelle mani dei talebani, sono circa 18 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Più di quattrocentomila i civili in fuga, di cui la metà bambini. In Italia, sono riusciti ad arrivare circa settemila rifugiati che, a seguito della quarantena preventiva, hanno iniziato a raggiungere gli alloggi a loro disegnati.
Secondo le stime del Ministero, il Lazio, la Toscana e l’Emilia Romagna sono state le tre regioni ad accogliere più afghani, seguiti dal Piemonte e dalla Campania. In quest’ultima regione, dove l’ospitalità è una delle caratteristiche tipiche, le istituzioni partenopee hanno deciso di trasformare beni confiscati alla camorra in alloggi per le famiglie.
Dalla Camorra ai rifugiati
L’emergenza umanitaria ha fatto sì che il comune di Quarto decidesse di usare un “bene confiscato per ospitare un medico afghano, che ha curato i nostri militari di stanza nella base Invicta dell’Esercito italiano in missione a Kabul e la sua famiglia. Sono scappati dall’inferno di Kabul”. La scelta di destinare questi immobili ai rifugiati afghani è stata condivisa da tutta l’amministrazione cittadina, come ha spiegato il sindaco del comune della città metropolitana di Napoli, Antonio Sabatino.
Anche il Comune di Castellammare di Stabia si è reso subito disponibile nell’accogliere rifugiati afghani mettendo a disposizione un immobile confiscato nel 2009. Attualmente inutilizzata, la struttura necessita di piccoli lavori di manutenzione, che verranno effettuati nei prossimi giorni.
Quando Pio La Torre ebbe l’intuizione sulla legge per i beni confiscati, “per spezzare il legame tra clan e i loro beni materiali“, non avrebbe mai potuto immaginare che a distanza di venticinque anni, pareti in cui un tempo si radunavano mafiosi sarebbero divenute luogo di rifugio per persone scappate da una guerra.