L’ergastolo ostativo è incostituzionale. Lo strumento ideato dal giudice simbolo della lotta alla mafia, Giovanni Falcone, e introdotto nell’ordinamento giuridico solamente dopo la Strage di Capaci, è stato definito in contrasto con la Costituzione italiana e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
La pronuncia della consulta
La Consulta ha espresso la sua decisione: l’ergastolo ostativo è incostituzionale e in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Secondo i magistrati, la misura cautelare prevista dal nostro ordinamento che esclude dall’applicabilità dei benefici penitenziari i mafiosi, che decidono di non collaborare con la giustizia, diverge con la nostra Costituzione che sancisce “pari dignità sociale […] e davanti alla legge, senza distinzione [ …] di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e dichiara che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.” L’articolo 3 della Cedu invece “proibisce la tortura e il trattamento o pena disumano o degradante”.
Per questo, entro il mese del trentesimo anniversario della Strage di Capaci – maggio 2022 – il Parlamento italiano dovrà approvare “interventi che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi”.
Le reazioni
Non sono mancate le reazioni immediate alla notizia. Il magistrato Nino Di Matteo ha evidenziato come “poco alla volta, nel silenzio generale, si stanno realizzando alcuni degli obiettivi principali della campagna stragista del 1992-1994 con lo smantellamento del sistema complessivo di contrasto alle organizzazioni mafiose ideato e voluto da Giovanni Falcone”.
Ancor prima della sentenza, anche la sorella del magistrato ucciso, Maria Falcone, si era espressa sulla questione: “Consentire a un mafioso ergastolano che non abbia mai intrapreso la strada della collaborazione con la giustizia di godere di permessi premio sarebbe un clamoroso arretramento nella lotta a Cosa nostra. [ …] Indebolire una normativa costata sangue e sacrifici, che ha portato lo Stato a mettere a segno risultati importanti, sarebbe imperdonabile“. Dello stesso parere anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato a distanza di cinquantasette giorni dall’attentato al collega. Il fratello di Paolo Borsellino ha ricordato “come l’abolizione dell’ergastolo ostativo fosse la più importante richiesta inserita da Totò Riina nel papello”.
Subito dopo la sentenza anche Giovanni Montinaro, figlio di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone, anche lui morto durante la Strage di Capaci, ha commentato la decisione della Consulta. “Siamo in guerra con la mafia e fino a quando non sarà finita, non si potrà parlare di confronto, di amnistia. Ogni nostro passo indietro, sarà un loro passo avanti. [ …] Da cittadino non mi sorprendo, provo rassegnazione di fronte a certe scelte, non mi sorprende l’anno di tempo per correre ai ripari, spero vivamente di no ma non mi sorprenderà vedere i nostri rappresentanti, che oggi gridano allo scandalo, lavarsi le mani, come spesso fanno su tante altre tematiche importanti del nostro paese[ …]Mi auguro non ci si accorga di essere stati superficiali troppo tardi, perché certi errori si pagano in vita umane”.