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La mafia attende i soldi da Bruxelles: le proposte per evitarlo

- 12/04/2021


A pochi giorni dall’arrivo dei fondi europei per la ripresa, previsto per il 30 aprile, la Dia – Direzione Investigativa Antimafia mette in guardia ancora una volta il governo e la stessa società civile: le mafie sono in attesa dei soldi della comunità internazionale e, da mesi, sono al lavoro per comprendere come ottenerli.

Proposta Dia: non abbandonare gli imprenditori

Per evitare tutto ciò, la Dia sta studiando una proposta ad hoc. “Quando la ditta è impastata di mafia e intestata a un prestanome, l’interdittiva, che impedisce all’azienda di lavorare con le Pubbliche amministrazioni decretandone quindi la morte, è l’unica soluzione possibile – ha spiegato a lavialibera il direttore della Dia Maurizio Vallone. Ma ci sono casi in cui i nostri Gia – i Gruppi interforze antimafia istituiti presso le prefetture, ndrsi trovano in difficoltà perché sanno che un’interdittiva basata sulla mera percezione di contiguità tra impresa e mafia non reggerebbe a un ricorso. Ricorso che è quasi automatico e può durare da dieci mesi a due anni, fermando o rallentando i lavori“.

L’obiettivo deve essere quello di differenziare gli strumenti ed evitare l’utilizzo delle interdittive antimafia, in presenza di sospetti, sostituendole con un controllo step by step dell’appalto, senza estromettere l’imprenditore, così da riuscire a “mettere in sicurezza un’impresa per mantenerne produttività e occupazione”, prevenendo possibili sviluppi negativi e criminali.

Ripartenza a porte aperte

Da quando è scoppiata la pandemia si discute di come i gruppi criminali avrebbero potuto, e hanno iniziato, a ricavare benefici da una situazione emergenziale come quella della pandemia che stiamo vivendo. Poche volte, il discorso è stato spostato su quello che tutti noi, una società civile attiva e partecipe potrebbe fare.

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Diverse realtà come, tra cui Libera, CittadinanzAttiva, Transparency International, The Good Lobby, hanno costituito Open Government Forum Italia e la sua campagna “Ripartenza a porte aperte”: in cui si chiede al governo di creare una piattaforma per il monitoraggio del Recovery plan e il riconoscimento alla società civile del ruolo di vigilanza diffusa in tutte le fasi.

Tutti noi, abbiamo il diritto di poter sapere, monitorare e partecipare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, erogazione seconda per entità solamente al Piano Marshall. Le decisioni che verranno prese sulla gestione di oltre 220 miliardi euro condizioneranno il futuro del nostro paese e delle prossime generazioni, non dobbiamo stare a guardare bensì poter intervenire.

Diverse le proposte, le intenzioni per una ripartenza possibile grazie al contributo di tutte e tutti sembra essere possibile, starà ora al governo guidato da Mario Draghi fare la scelta migliore e consapevole per il paese, pronto a ricostruire dopo questo lungo anno.

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Marchigiana a Torino. Compro più libri di quanti ne possa leggere.

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