A cura dell’Avv. F. Sara Astorino Landi
Cosa si intende per violenza ostetrica?
La“violenza ostetrica”, in Italia, non è molto conosciuta.
Può essere definita come un insieme di comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, sia nella scelta della maternità che, all’opposto, nel suo rifiuto.
La violenza ostetrica si può descrivere come la forma più invisibile e naturalizzata della violenza contro le donne che, in questo caso, si verifica all’interno dei sistemi sanitari.
Gli studi effettuati: un quadro allarmante!
Nel 2014 l’OMS ha divulgato un documento denominato ”La prevenzione ed eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere”.
In tale documento viene esplicitamente denunciato che in tutto il mondo molte donne durante il parto in ospedale “fanno esperienza di trattamenti irrispettosi e abusanti” che violano “il diritto delle donne ad un’assistenza sanitaria rispettosa” ma possono anche “minacciare il loro diritto alla vita, alla salute, all’integrità fisica e alla libertà da ogni forma di discriminazione”.
Analizzando le testimonianze raccolte emerge uno scenario composto da abusi fisici diretti, abusi verbali, procedure mediche coercitive o non acconsentite, mancanza di riservatezza, carenza di un consenso realmente informato, rifiuto di offrire un’adeguata terapia per il dolore, gravi violazioni della privacy, rifiuto di ricezione nelle strutture ospedaliere, trascuratezza nell’assistenza al parto con complicazioni altrimenti evitabili che mettono in pericolo la vita della donna.
Chi commette violenza ostetrica?
Il termine può trarre in inganno poichè suggerisce che a praticare questa forma di violenza siano le ostetriche ma la realtà è ben diversa.
Il termine si riferisce all’abuso che avviene nell’ambito generale delle cure ostetrico-ginecologiche e che può essere realizzato da tutti gli operatori sanitari che prestano assistenza alla donna e al neonato.
Quali sono le condotte che configurano la violenza ostetrica?
Sono numerose e molto diverse tra loro.
A titolo semplificativo e non esaustivo: un’eccessiva medicalizzazione della nascita, il ricorso al parto cesareo anche quando non necessario, abusi verbali e umiliazioni, divieto di scegliere la posizione del parto o di avere con sé in sala una persona di fiducia, situazioni di totale mancanza di riservatezza, privazione di cibo e acqua, impossibilità di tenere il bambino nella propria camera subito dopo la nascita.
Quali sono le radici della violenza ostetrica?
Sono da ricercare nella mancanza di personale, nell’afflusso elevato di pazienti, negli stipendi bassi, nei turni lunghissimi, nella mancanza di infrastrutture che creano delle condizioni di lavoro stressanti e a volte facilitano comportamenti irrispettosi e poco professionali da parte del personale medico.
Qual’è la situazione in Italia?
In Italia la prima e unica indagine nazionale sul fenomeno risale al 2017.
Tale indagine è stata condotta dall’istituto Doxa su iniziativa dell’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica in Italia (Ovo Italia).
L’indagine è finita al centro di aspre critiche.
L’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani ha imputato alla ricerca “un grave effetto denigratorio per i professionisti del settore” ostetrico, accusato di “deplorevoli comportamenti mai tenuti e mai provati”.
Eppure molte voci hanno iniziato a levarsi per denunciare la violenza ostetrica ben prima del 2017: l’indagine di Doxa Ovo Italia rappresenta infatti l’evoluzione della campagna di sensibilizzazione “ # Basta Tacere: le madri hanno voce” lanciata sui social media l’anno precedente.
Il quadro che ne è emerso non è rassicurante.
Circa un milione di madri hanno affermato di essere state vittime di qualche forma di violenza ostetrica alla loro prima esperienza di maternità, un’esperienza così traumatica che il 6% del totale, negli ultimi 14 anni, ha dichiarato di non aver voluto affrontare una seconda gravidanza.
Quali sono le tutele previste?
In Italia sono ancora poche le tutele per contrastare la violenza ostetrica.
Tuttavia, qualche sporadico tentativo a livello nazionale è stato compiuto negli ultimi anni.
Possiamo portare come esempio l’Accordo Stato- Regioni del 2010 per la riduzione del taglio cesareo, il disegno di legge Zaccagnini del 2016 (proposta di legge mai approvata) e l’istituzione del Comitato Percorso di Nascita Nazionale nel 2018.
Dobbiamo sottolineare che NON esiste il reato di violenza ostetrica!
Cosa può e deve essere fatto?
Un passo indispensabile per contrastare la violenza ostetrica è informare le donne rispetto i loro diritti.
Le donne hanno diritto di:
- Chiedere chiarimenti per quanto riguarda i farmaci e le cure;
- Rifiutarsi di fare l’episiotomia;
- Richiedere di assumere la posizione per loro migliore durante il parto;
- Scegliere quando tagliare il cordone ombelicale.
Quali sono i danni per mamme e bambini della violenza ostetrica?
MAMME: oltre ai possibili danni fisici la violenza ostetrica produce anche un danno psicologico i cui effetti influiscono negativamente nella relazione madre-figlio.
NEONATI: anche i neonati possono subire effetti negativi, non solo sul piano fisico ma anche psicologico, emotivo e relazionale.
I neonati vengono al mondo con alcune competenze già ben definite con alcuni bisogni imprescindibili: se posti sulla pancia della mamma sanno orientarsi e trovare da soli il seno per iniziare a poppare, hanno gli occhi aperti, si orientano nello spazio alla ricerca del volto della madre e sanno riconoscere la voce materna.
Il contatto pelle a pelle è propedeutico, sia per la mamma sia per il neonato, al riconoscimento reciproco e all’instaurarsi del legame di attaccamento.
Come denunciare questo problema?
Non esiste ancora una norma che sanziona direttamente questo tipo di abusi, ma il fatto può essere ricondotto ad altre ipotesi giuridiche rilevanti sia in sede civile che penale.
La violenza ostetrica, ad esempio, può essere equiparata alla violenza privata in quanto viene esercitata una coercizione della libertà della donna: costringere a fare qualcosa contro la sua volontà è un reato punibile fino a 4 anni di reclusione.
Si può tradurre invece nel reato di lesioni personali quando l’intervento sanitario avvenuto senza consenso provoca una malattia nel corpo o nella mente del soggetto.
Si ringrazia per il lavoro di ricerca svolto la Dott.ssa Iolanda Astorino
L’immagine di copertina è stata tratta dal sito: https://www.ohga.it/violenza-ostetrica-quando-il-parto-si-trasforma-in-trauma/