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Mafia, omosessualità e disonore: l’omicidio di Filippo Gangitano

- 31/05/2021


Ancora una volta prendiamo il maxiprocesso Rinascita Scott, a cui si continua a non dare l’attenzione che dovrebbe ricevere, per svelare i misteri delle ‘ndrine. Domani si entrerà nel mese dell’orgoglio e anche la sezione legalità non vuole essere da meno. Le pagine del processo ci aiutano per raccontare di mafia e omosessualità, più in particolare dell’omicidio di Filippo Gangitano.

Ucciso perché gay e pronto a pentirsi, secondo giorno alla ricerca di  Gangitano
Credit: Il Vibonese

La ‘Ndrangheta non tollera

Il reo pentito Andrea Mantella nel 2002 era la promessa del clan vibonese Lo Bianco, stessa scena criminale di appartenenza di Filippo Gangitano, picciotto ucciso nel gennaio di quell’anno. Tra le cose raccontate durante Rinascita-Scott, Mantella ha rivelato i mandati e le dinamiche dell’omicidio di Gangitano, facendo luce su un mistero durato diciannove anni.

“Questo omicidio – racconta Mantella – è stato commesso quando io ero semilibero e lui era andato a convivere con un ragazzo a casa dei propri genitori, per questo si è saputo che era gay. Francesco Scrugli – ucciso nel 2012 durante la guerra di ‘ndrangheta avvenuta in Calabria – era stato contattato da Carmelo Lo Bianco il capo, il quale gli disse che un nostro “saggio compagno” era gay e che questa cosa nella ‘ndrangheta non poteva essere tollerata; Scrugli gli disse che sarebbe venuto da me che ero anche suo cugino e mi disse questa cosa”.

Filippo il picciotto era andato a vivere con un ragazzo. Piccinni, ossia Carmelo Lo Bianco, capo storico della famiglia ‘ndranghetista, e Il Musichiere, Enzo Barba, colonna portante del clan, non potevano farsi andare bene la cosa. Sarebbe stato un disonore troppo grande se si fosse scoperto in giro.

L’omicidio

All’audizione, Mantella ha raccontato di aver provato a far ragionare i due pezzi da novanta della scena criminale calabrese convincendoli a cacciare dalla famiglia Filippo ma la risposta fu: queste cose “non devono esistere, noi dobbiamo dare conto a San Luca”.

Ucciso perché gay, i carabinieri cercano fra Vibo e Stefanaconi il corpo di  Gangitano

Secondo le regole poi, l’azione la doveva compiere proprio Mantella, perchè suo cugino. Il pentito provò ad intercedere presso Paolino Lo Bianco, figlio di don Carmelo, ed anche a Filippo Catania, a cui chiese di aiutarlo a farlo “a farlo diventare ‘uomo di merda’, togliendogli la carica di camorrista, ma anche con lui non ci fu nulla da fare”.

La famiglia non poteva accettarlo e così in un sabato di gennaio, poichè la domenica la cosca si radunava per il pranzo e per cui erano tutti occupati, Filippo venne portato con una scusa in una masseria del vibonese e ucciso da Mantella con l’aiuto di Francesco Scogli. Il suo corpo fu messo dentro dei sacchi di mangime per animali e sotterrato.

Quello di Filippo Gangitano è stato l’ultimo omicidio commesso da Mantella per la cosca Lo Bianco, cosca contenta poichè aveva risolto un grande problema, avere un affiliato gay all’interno del gruppo criminale. Secondo alcune fonti, Gangitano aveva anche iniziato a pensare a una possibile collaborazione con la giustizia, altro disonore a cui la famiglia doveva porre subito rimedio.

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