Nicola Gratteri è il Procuratore della Repubblica più temuto d’Italia. In servizio presso il Tribunale di Catanzaro da aprile 2016, vive sotto scorta da trent’anni non ha mai smesso di essere nel mirino della ‘Ndrangheta per il suo operato.
“Un morto che cammina”
Gratteri nasce a Gerace nel 1958. Entrato in magistratura nel 1986 decide di rimanere nella sua terra. Il suo operato di distingue subito, con la prima indagine “provoca” le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e la caduta della Giunta regionale.
Arrivano le prime intimidazioni, minacce, fino all’affidamento della scorta, tre anni dopo l’inizio del suo incarico. “Nel 1989, hanno sparato a casa della mia fidanzata e poi la notte l’hanno chiamata per dirle che avrebbe sposato un uomo morto”.
Nel 2016 è stato nominato all’unanimità dal CSM al posto di Procuratore della DDA di Catanzaro, proveniente dalla procura di Reggio Calabria.
Negli anni, il magistrato, da tempo definito dai clan un morto che cammina, si è occupato di indagini come quella sulla faida di San Luca, la Strage di Duisburg, fino ad arrivare all’operazione Rinascita – Scott. Indagine per il quale lo stesso Dottor Gratteri è stato attaccato da politici e colleghi, tra cui Otello Lupacchini che, in diretta televisiva, definì l’operato del magistrato “inconcludente” nonostante avesse svelato gli intrecci tra politica, mafia e massoneria.
Ministero della Giustizia
“Se avessi fatto il ministro della Giustizia avrei sicuramente smontato e rimontato quello che ritengo non funzioni in Italia, avrei cambiato i Codici nel rispetto della costituzione, avrei cambiato la geografia giudiziaria, perché ancora oggi ci sono posto dove ci sono molti magistrati e altri dove mancano. Avrei fatto molte cose, ho una rivoluzione in testa. Per adesso sono il felice Procuratore di Catanzaro”. (Link)
Nel 2014, con la salita al colle di Renzi, inizia a girare la voce di una possibile nomina del magistrato a Ministro della Giustizia. La cosa non si concretizzerà mai e al suo posto verrà incaricato l’on. Andrea Orlando ma, è notizia di questi giorni che, nel momento in cui venne proposto per l’incarico, la ‘ndrina di Locri iniziò a pianificare un attentato al figlio del Dottor Gratteri.
Il progetto è stato raccontato da Antonio Cataldo, esponente di spicco dell’omonimo clan di Locri, che già sette anni fa aveva informato gli inquirenti su quanto di sua conoscenza in merito all’attentato. In questi ultimi mesi, Cataldo ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia e così, nei giorni scorsi, ha raccontato nuovamente il progetto contestualizzandolo e fornendo maggiori dettagli.
Sono trent’anni che Gratteri lotta. Lotta contro la mafia più potente del mondo che lo teme.