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Bosnia ed Erzegovina, primo passo verso le unioni civili

- 17/04/2020
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Un passo dopo l’altro, i diritti LGBT+ stanno avanzando anche nei balcani. Da Balkan Insights si apprende infatti che il governo della Federazione di Bosnia ed Erzegovina ha intenzione di avviare un procedimento legislativo per introdurre le unioni civili destinate alle coppie dello stesso sesso all’interno del paese.

Si tratta di un problema di non facile gestione, nel paese conservatore che solo lo scorso 8 settembre è riuscito a ospitare il suo primo Pride della storia a Sarajevo, con non poche difficoltà (nonostante i duemila manifestanti accorsi).

La Bosnia ed Erzegovina è, infatti, costituita da due entità amministrative semiautonome: la Federazione della Bosnia ed Erzegovina, che copre il 51% del paese, composta principalmente da bosniaci e croati con una minoranza serba, e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina, a maggioranza serba(Republika Srpska), a maggioranza, serba, ovviamente, che occupa il 49% del territorio e ospita il 33% della popolazione.

Solo la prima di queste entità, la Federazione a maggioranza bosniaca e croata, sta prendendo in considerazione l’introduzione delle unioni civili.

Il ministero dell’Interno della Federazione (di maggioranza socialdemocratica) ha proposto che il governo riconosca i diritti delle coppie dello stesso sesso per soddisfare le richieste di trascrizione di chi ha contratto matrimonio all’estero, e ha nominato un gruppo di lavoro interdipartimentale per esaminare il disegno di legge, che si riunirà per la prima volta entro fine mese.

Una volta insediato, il gruppo incontrerà i rappresentanti della società civile per ascoltarne le istanze e discutere sulle questioni relative alle coppie lgbt, e solo dopo elaborerà un testo.

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“Merito una vita senza violenza” recita il testo del cartello esposto dal manifestante del Sarajevo Pride

Diritti LGBT+ in Bosnia ed Erzegovina e nei Balcani

Solo il 13% degli abitanti della Bosnia nel 2017 si sono dichiarati favorevoli al riconoscimento della parità matrimoniale tra le copie eterosessuali e quelle gay (Pew Research).

L’offerta dei diritti LGBT+ agli abitanti della Bosnia è complessivamente limitata: ILGA-Europa classifica infatti la nazione al 23° posto (su 49) in termini di diritti civili.

Il sesso gay è legale con un’età uguale di consenso, e la legge garantisce protezione dalla discriminazione in relazione a beni, servizi e occupazione. I cittadini transessuali possono cambiare legalmente il genere e non vi sono restrizioni per l’accesso alle forze armate.

Se il percorso della legge dovesse procedere senza intoppi, la Bosnia potrebbe diventare la seconda nazione dei Balcani per l’approvazione delle civil partnership, nonostante il ritardo di Sarajevo ad ospitare la marcia dell’orgoglio.

Tra i paesi dell’ex Jugoslavia solo la Croazia, infatti, vanta una legislazione arcobaleno che prevede unioni civili e stepchild adoption, mentre il matrimonio egualitario è incostituzionale (così come in Serbia).

Situazione diversa in Montenegro, dove da molti anni il Ministro delle minoranze e dei diritti umani sta sponsorizzando l’introduzione delle unioni civili e dei matrimoni gay celebrati all’estero con l’estensione dei diritti delle coppie eterosessuali, scontrandosi con il veto dei partiti rappresentanti delle minoranze croate, bosniache e albanesi, nonché della Chiesa Ortodossa e del partito filorusso Fronte democratico.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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