Col voto favorevole alla “tagliola” in Senato mercoledì 27 ottobre, si è interrotto per sempre l’iter parlamentare del ddl Zan, contenente misure a contrasto dell’omotransfobia, della misoginia e dell’abilismo.
Un disegno di legge al quale abbiamo dedicato decine di articoli e approfondimenti, sempre cercando di raccontare i fatti e la concreta portata di un provvedimento di certo non perfetto – perché già frutto di una mediazione – ma necessario, per equiparare i crimini d’odio di matrice omotransfobica, misogina e abilista a quelli di natura razzista, nazionalista, religiosa.
Il dibattito in Parlamento, tuttavia, è stato ostaggio di fake news, trappole e rivendicazioni da parte dei partiti sovranisti, populisti e filocattolici che hanno visto nel ddl Zan una “minaccia” alla libertà di pensiero verso tutti coloro che non accettano forme di famiglia diverse da quella tradizionale, soprattutto legata a questioni di fede.
Risuonano ancora feroci le nostre proteste verso l’intromissione del Vaticano, che in una nota “informale”, compiendo un’ingerenza senza precedenti nel procedimento legislativo di uno Stato sovrano, aveva espresso preoccupazione riguardo le previsioni del ddl Zan sulla differenza sessuale, considerandola “indisponibile […] perché derivata dalla stessa Rivelazione divina“, posizione dogmatica inaccettabile da imporre in uno stato laico.
E urlano ancora forti le menzogne riferite in Senato da parte di chi ha strumentalizzato la “difesa dei bambini” e parlato di “gender nelle scuole” per non concedere l’opportunità a chi, nel pieno dell’autonomia scolastica, decidesse (o non decidesse) di affrontare il tema dell’accettazione e della tolleranza verso le diversità sessuali il 17 maggio, Giornata Internazionale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia, nata per sensibilizzare la società attorno al tema lgbt+, e molto utile da celebrare nelle scuole per prevenire episodi di bullismo e discriminazione. Nessuna imposizione, nessun obbligo, né tanto meno alcuna teoria gender sul tavolo. Solo spauracchi e strumentalizzazioni.
Queste sono state solo alcune delle tante frenate d’arresto che hanno impantanato il disegno di legge fino all’affossamento, mercoledì, sotto un ignobile scroscio di applausi, con 154 voti a favore.
L’Italia resta ora l’ultima nazione dell’Europa occidentale a non essere dotata di una legge specifica a tutela delle persone lgbt+. Aggredire una persona perché gay o trans continuerà, in Italia, a non essere più grave di picchiare qualcuno per una lite da parcheggio rubato.
Alla luce di questo, come è stato raccontato lo stop al ddl Zan all’estero, lì dove da anni sono previste tutele specifiche e sono riconosciute le maggiori vulnerabilità, di fatto, della comunità lgbt+?
Pinknews (Regno Unito)
Pinknews è uno dei più importanti siti web britannici di informazione legata al mondo lgbt+. A catturare l’attenzione del sito è l’influenza religiosa del voto al Senato.
“L’Italia ha bocciato un disegno di legge per contrastare i crimini d’odio contro le donne, le persone LGBT+ e le persone con disabilità, il tutto in nome della libertà religiosa. […] All’inizio di quest’anno, l’Italia ha visto un intervento “senza precedenti” del Vaticano, che ha insistito sul fatto che il disegno di legge avrebbe minacciato la libertà religiosa della Chiesa cattolica in Italia“.
Ciò che fa più male è l’accostamento del nostro paese a un articolo sulla transfobia dilagante.
“In uno schema che sta diventando familiare in maniera preoccupante in tutto il mondo (linkando questo articolo), l’opposizione al disegno di legge ha unito anche gli attivisti anti-trans con l’estrema destra“.
Gaytimes (Regno Unito)
Magazine di costume, cultura e cronaca lgbt, Gaytimes raggiunge mensilmente circa un milione di accessi in tutti i paesi anglofoni.
L’ultimo articolo sul ddl Zan, che racconta benissimo l’arretratezza dell’Italia in tema di diritti lgbt+, risale alla scorsa estate.
“Il paese (l’Italia, ndr) è ancora classificato come uno dei peggiori paesi dell’Europa occidentale ad essere LGBTQ+. Secondo Thomson Reuters Foundation […] registra più di 100 casi di crimini d’odio e discriminazione ogni anno. Ad oggi il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è ancora accettato in Italia“.
E ancora:
Quando si tratta di discriminazione, l’Italia ha una legge in vigore che punisce i crimini motivati dall’odio razziale o religioso. Tuttavia, non esiste ancora alcuna protezione legale per coloro che sono presi di mira a causa dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale.
“L’Italia continua a rimanere indietro rispetto alle controparti dell’UE“.
El Pais (Spagna)
El País è un quotidiano spagnolo. Con una media di circa 500.000 copie giornaliere è il giornale non sportivo con maggior diffusione in Spagna. Secondo l’Estudio general de medios del 2005 conterebbe circa 2,1 milioni di lettori al giorno.
Come leggerete, ha pubblicato forse uno degli articoli più critici nei confronti della situazione italiana.
“Anche il Vaticano, in un’ingerenza come non è stata ricordata in Italia, si è opposto [al ddl Zan, ndr], fornendo un prezioso alibi morale ai suoi detrattori. Mancava il processo al Senato.
Il voto segreto imposto dall’estrema destra ha aperto il campo ai cosiddetti franchi tiratori […] che questa volta hanno votato contro. Ma anche da Italia Viva, il partito di Matteo Renzi (che ieri era in Arabia Saudita e non si è nemmeno presentato al voto) e persino dal settore cattolico del Pd”
Il disegno di legge, però, ha sollevato alcuni dubbi anche di natura giuridica tra le fila del partito che lo aveva promosso. Alcuni dei suoi difensori lo approvarono per vocazione ideologica e per necessità sociale. Anche perché l’Italia è uno dei paesi più arretrati nei diritti del collettivo LGTBI.
Era necessario avanzare.
Uno dei temi più controversi è stato il concetto di identità di genere, raccolto come “una definizione percepita e manifesta di sé in relazione al genere, sebbene non corrisponda al sesso e indipendentemente dal fatto che la transizione sia stata completata”. L’obbligo di dibattere questo tema nelle scuole e di celebrare la giornata contro la transfobia e l’omofobia ha finito per scuotere gli animi del mondo cattolico.
The Guardian (Regno Unito)
Tornando nel Regno Unito, la parte del leone la fa il Guardian, giornale indipendente che si autodefinisce “principale voce liberal del mondo”. Se la sua diffusione cartacea sfiora le 200.000 copie, il suo sito internet è letto da oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo, la metà nei paesi anglofoni.
Dopo aver analizzato i fatti, il Guardian, che titola come “Disgraceful” il voto in Senato, denuncia la triste realtà politica italiana in tema dei diritti lgbt+, restituendo al lettore il perfetto stato dell’egemonia maschilista, patriarcale, filocattolica, populista e demagogica imposta dai partiti conservatori.
“Secondo i partiti di estrema destra che hanno votato contro il disegno di legge alla camera alta, la legge avrebbe soppresso la libertà di espressione e promosso la “propaganda omosessuale” nelle scuole.
Lo scorso giugno, il Vaticano ha compiuto un intervento senza precedenti sollecitando il governo italiano a modificare la legge per timore che potesse violare la “libertà di pensiero” della Chiesa cattolica.
Il dibattito sull’approvazione del disegno di legge, che avrebbe portato alla reclusione fino a quattro anni delle persone condannate per tali reati […], è arrivato dopo una serie di attacchi di alto profilo contro persone gay e transgender.
I gruppi per i diritti umani ricevono ogni anno centinaia di denunce di crimini d’odio, ma molti rimangono impuniti. Sebbene l’Italia abbia approvato le unioni civili tra persone dello stesso sesso nel 2016, il paese è rimasto indietro rispetto ai suoi partner dell’UE nella creazione di misure anti-omofobia.
I tentativi di vari governi negli ultimi tre decenni di emanare una legge simile sono stati soffocati o sabotati, contro qualsiasi progresso o anche solo dibattito significativo, ostacolato da una cultura maschilista, dal cattolicesimo e dal sostegno ai partiti di estrema destra“.
Polonia e Ungheria, narrazioni diverse
Decisamente diversi i toni in Polonia e Ungheria, il cui racconto del voto al Senato è accompagnato da dichiarazioni compiacenti e dal tono più familiare verso un certo tipo di scelte politiche, meno estranee rispetto a quelle di Regno Unito e Spagna.
Il sito magiaro Index.hu, fortemente influenzato dalla linea politica di Fidesz, il partito di Viktor Orbàn, dopo aver delineato la situazione, riporta alcune frasi garantiste del leader della Lega Matteo Salvini:
“Il politico di destra ha aggiunto che ora bisogna ripartire sulla base delle proposte della Lega, ovvero omettendo i bambini e garantendo libertà di educazione e di opinione“.
Non dimentichiamo che lo scorso 15 giugno il Parlamento dell’Ungheria ha approvato un disegno di legge contro la propaganda lgbt+, equiparando l’omosessualità alla pornografia.
In Polonia, invece, una delle poche testate a riportare la notizia è stato il portale economico WNP, che a differenza degli altri offre una narrazione più conservatrice e filo-cattolica.
“Il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha affermato che l’esito della votazione ha mostrato che “la legge antidiscriminatoria non può essere perseguita in assenza di tolleranza”. Per la Chiesa, ha aggiunto, è importante dialogare e far sì che ogni cittadino abbia diritto al rispetto.
In precedenza, ufficiosamente, il Vaticano ha insistito per modificare le disposizioni, tra l’altro in relazione alla situazione in cui si troverebbero le scuole cattoliche, dove si sarebbero tenuti anche colloqui e incontri sulle comunità LGBT e sulla tolleranza.
Il “Giornale” di destra definisce il voto “la fine del delirio di genere”.
“Piange il Pd, quanto è bello” – sottolinea nel titolo “Libero”.