Il Parlamento turco ha approvato una legge che conferisce alle autorità un maggiore potere di controllo sui social media, nonostante le crescenti preoccupazioni sulla censura.
La legge impone alle principali società titolari di social network con oltre 1 milione di utenti giornalieri in Turchia, come Facebook e Twitter, di mantenere gli uffici di rappresentanza in Turchia per gestire i reclami contro i contenuti sulle loro piattaforme. In caso contrario, la nuova legge impone multe salate fino a 1,5 milioni di dollari, divieti pubblicitari e riduzioni della larghezza di banda.
A seguito di una sentenza del tribunale, la larghezza di banda sarebbe ridotta del 50% in prima istanza e poi al 90%, in modo da rallentare la navigazione sulle piattaforme tanto da renderne impossibile la fruizione.
I rappresentanti delle aziende in questione saranno, inoltre, incaricati di rispondere alle singole richieste di cancellazione dei contenuti che violano la privacy e i diritti personali entro 48 ore dalla segnalazione, e di fornire motivi di rifiuto. Qualora il contenuto non venisse bloccato o rimosso entro 24 ore, la società sarà ritenuta responsabile, e dunque perseguibile.
Dato ancora più allarmante, la nuova legislazione richiederebbe anche ai fornitori di social media di archiviare i dati di tutti gli utenti in Turchia, apparentemente – secondo il governo – per combattere la criminalità informatica e proteggere gli utenti.
Non solo social network, però: nel mirino di Erdoğan di sono anche testate e blog di informazione. Il disegno di legge consentirà ai tribunali di ordinare la rimozione dei contenuti sui siti di notizie turchi entro 24 ore.
Compromessa la libertà di espressione
Riferendo in Parlamento mercoledì mattina, il portavoce del partito al potere Rumeysa Kadak ha affermato che la nuova legge sarebbe un efficace metodo di tutela da cyberbullismo e insulti a stampo misogino, ma considerata la portata draconiana dei deterrenti imposti dalla legge, i deputati dell’opposizione hanno espresso con forza i dubbi sulle limitazioni che questa legge avrebbe sulla libertà di espressione in un paese in cui la libertà di stampa è già fortemente compromessa (con centinaia di giornalisti invisi a Erdoğan in carcere) e i media sono già sotto lo stretto controllo del governo.
Centinaia di persone, infatti, sono state indagate e alcune sono state arrestate per post sui social media non graditi al governo.
La legge, secondo Erdoğan, principale promotore dell’iniziativa, sarebbe stata necessaria per ” sradicare l’immoralità e riportare ordine sulle piattaforme“. All’inizio di questo mese era apparso scosso dai commenti su Twitter che criticavano sua figlia e suo genero dopo la nascita del loro quarto figlio.
Censura di Stato su internet
La Turchia è leader mondiale nelle richieste di rimozione su Twitter, con oltre 6.000 richieste registrate per la prima metà del 2019, secondo i dati più disponibili (Twitter ha ottemperato al 5% delle richieste). Secondo “The Freedom of Expression Association”, in Turchia sarebbero bloccati oltre 408.000 siti Web.
Persino l’enciclopedia online Wikipedia è stata bloccata per quasi tre anni prima che la corte suprema della Turchia decretasse che il divieto violava il diritto alla libertà di espressione, e ordinasse lo sblocco.
Il disegno di legge, approvato dopo 16 ore di dibattito discussioni in parlamento, sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dopo l’apposizione della firma di Erdogan.
Le conseguenze di questa legge saranno inevitabili e imprevedibili. Se Facebook e Twitter si adegueranno, ogni contenuto che sarà sgradito al regime di Erdogan sarà segnalato e cancellato. Il deliberato controllo delle pubblicazioni in rete, inoltre, contribuirà a comprimere le prerogative dellla stampa indipendente e del lavoro delle associazioni a tutela dei diritti umani. Non ultimi, anche i contenuti lgbt potranno subire l’ennesima scure dopo il divieto imposto ai Pride negli ultimi anni e lo stop alle riprese – forzato dal governo – di una serie Netflix che avrebbe avuto tra i suoi protagonisti un personaggio omosessuale.
Parlando di libertà di stampa e censure, vogliamo portare alla vostra attenzione anche le ultime vicende ungheresi che vedono protagonista Viktor Orban.