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Hart Island, New York: fosse comuni per i morti del Coronavirus

- 10/04/2020
hart island coronavirus


Si chiama “Hart Island“, ed è probabilmente il luogo più remoto e inospitale di tutta New York. Appartiene al distretto del Bronx, e negli ultimi decenni è diventato il cimitero degli ultimi, dei poveri, degli invisibili, dei dimenticati, degli emarginati.

È stato così quando nei primi anni ’90 si ammassavano in casse di legno anonime (separate dagli altri, per paura che potessero infettare) i malati di AIDS, contraddistinti da un numero progressivo e da sommarie indicazioni sulla loro identità (che recitavano perlopiù “UNK MALE / UNK WOMAN” – maschio o femmina non identificato). E continua ad esserlo oggi a causa dell’emergenza sanitaria del Coronavirus.

coronavirus hart island
La posizione di Hart Island nella geografia di New York

Per raggiungere Hart Island c’è solo un traghetto che parte ogni 45 minuti, e per fare visita ai propri cari defunti è necessario contattare il Dipartimento di Correzione di New York, che ne detiene la giurisdizione. Sono i detenuti del carcere di Rikers Island, infatti, a scavare le fosse e a sistemare le bare dei corpi inanimati di chi se ne va in silenzio in una delle città più numerose del mondo.

Nella piccola Isola dell’arcipelago delle Pelham, lunga circa 1 miglio (1,6 km) e larga 0,33 (0,53 km) sono sepolte oggi oltre un milioni di persone.

Prima che la tragedia del Coronavirus si abbattesse sullo Stato, sull’Isola di Hart si seppellivano una media di venticinque di cadaveri alla settimana. Oggi una ventina ogni giorno, dal lunedì al venerdì. Secondo alcuni, è il luogo dove muore il sogno americano.

Il primo uso pubblico dell’isola, che era abitata dalla tribù nativa americana degli Siwanoi, fu come campo di addestramento militare nel 1864. Da allora, Hart Island è stata la sede di un campo di prigionia durante la guerra civile dell’Unione, un’istituzione psichiatrica, un sanatorio per la tubercolosi, un rifugio per i senzatetto, un riformatorio per ragazzi, una prigione e un centro di riabilitazione dalla droga.

hart island buries
Isola di Hart

La pandemia nello Stato di New York

Il mondo pare aver scoperto l’Isola di Hart solo oggi, dalle immagini riprese da un drone e pubblicate dai media di tutto il pianeta. I funzionari cittadini hanno confermato che l’Isola, per decenni, è stata “storicamente” utilizzata come luogo di sepoltura per i corpi non reclamati, e continuerà ad esserlo anche per le vittime non rivendicate del Coronavirus.

È probabile che le persone che sono morte per coronavirus saranno sepolte sull’isola nei prossimi giorni“, ha detto alla CNN il segretario stampa del sindaco di New York City Freddi Goldstein. “Le nuove regole dall’ufficio del medico legale dicono che i corpi verranno portati sull’isola se non verranno reclamati per due settimane. Se entro 14 giorni nessuno sarà comparso in obitorio per darne degna sepoltura, saranno trasferiti a Hart Island“. Solitamente, sull’Isola sono trasferiti i corpi non richiesti per circa due mesi.

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New York si è delineato da qualche giorno come epicentro mondiale della pandemia: si contano in tutto lo stato un maggior numero di casi di Covid19 rispetto a qualunque altro paese del mondo, ad eccezione degli stessi Stati Uniti.

Il bollettino odierno della Johns Hopkins University segna un totale di oltre 160.000 casi nello stato (di cui il 55% nella sola New York City), con un aumento di oltre 10.000 casi nelle ultime 24 ore.

Gli Stati Uniti contano in totale 466.299 contagi (bilancio destinato a superare i 500 mila nelle prossime 48 ore), e sono la prima nazione colpita dall’emergenza Covid-19. Segue la Spagna, che registra 153.222 contagi.

Terza l’italia, con 143.626 casi confermati che ha arrestato la sua corsa negli ultimi 7 giorni. In tutto il mondo si contano 1.611.981 casi confermati e circa 97mila decessi. di cui 18mila solo nel nostro paese.

fonte: CNN, Repubblica.it

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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