Nei giorni in cui viene ritrovato il cadavere di un altro giornalista ucciso – il sesto da quando la Russia ha aggredito l’Ucraina – sul fronte dell’informazione si inizia a discutere fra colleghi se sia il caso o meno di mostrare la scritta Press in grande sulla pettorina, se essere riconoscibili in quanto giornalisti possa essere più pericoloso del nasconderlo.
“Era uno dei migliori fotoreporter ucraini”
Chissà qual era il pensiero a riguardo di Maksym Levin, fotoreporter ucraino disperso dal 13 marzo e trovato morto sabato 2 aprile 2022. Levin stava documentando l’occupazione russa nel villaggio di Huta Mezhyhirska, prima linea vicino a Kiev, nel distretto di Vyshhorod.
Levin collaborava con testate nazionali ed internazionali come la BBC e Reuters, per cui copriva le notizie dall’Ucraina dal 2013, sin da prima della crisi russo-ucraina scoppiata nel 2014, e per cui sperava di riuscire a immortalare la fine delle ostilità: «Ogni fotografo ucraino vuole scattare la foto che fermerà la guerra» amava dire.
Attualmente, il mondo dell’informazione conta sei giornalisti uccisi
Il primo marzo, durante un attacco missilistico a Kiev alla torre della TV, il cameraman ucraino Yevheniy Sakun ha perso la vita.
Neanche due settimane dopo, il 13 marzo, veniva ucciso ad Irpin, da colpi di arma da fuoco, il giornalista statunitense Brent Renaud. Reporter e documentarista, ha raccontato tantissimi teatri di guerra, lavorando per New York Times, Boston Globe, Nbc, Discovery Channel e Vice News.
Il 14 marzo, perdevano la vita a Horenka la giornalista ucraina Oleksandra “Sasha” Kuvshynova e il reporter di FOX News Pierre Zakrzewski. «Era profondamente impegnato a raccontare le cose che vedeva e il suo coraggio, la sua professionalità e l’etica del lavoro erano rinomati tra i giornalisti di ogni media. Era estremamente popolare. Tutti nel settore che hanno seguito le storie dagli esteri conoscevano e rispettavano Pierre», hanno raccontano i suoi colleghi.
Il 23 marzo, Oksana Baulina si stava occupando di filmare la distruzione del centro commerciale di Podolsky, provocata dal lancio di missili russi quando ha perso la vita insieme a un civile. La video giornalista del sito indipendente The Insider, prima di entrare a far parte della redazione «ha lavorato presso la Fondazione anticorruzione. Dopo che l’organizzazione è stata inclusa nella lista degli estremisti, è stata costretta a lasciare la Russia. Come corrispondente, Oksana è andata in Ucraina, dove è riuscita a fare diversi reportage da Leopoli e Kiev».
A quaranta giorni dall’inizio del conflitto, secondo fonti ucraine, i reporter feriti sarebbero almeno una cinquantina, «numeri sottostimati» secondo la procuratrice di Kiev Iryna Venediktova.