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Insulti razzisti ai rigoristi, i tifosi inglesi senza controllo dopo la sconfitta. Il ct: “offese imperdonabili”

- 12/07/2021
racism england


Come tutti sappiamo, la nazionale italiana di calcio è campione d’Europa. La finale di Euro 2020 tenutasi ieri a Wembley ha visto i leoni d’oltremanica soccombere ai calci di rigore dopo una partita che, nonostante il gol subito dall’Italia dopo due minuti, è stata dominata sul piano del gioco dagli azzurri, che hanno pareggiato al 67′ con un gol di Leonardo Bonucci.

Ebbene, il fallimento ai rigori dei tre calciatori Marcus Rashford, Jadon Sancho e Bukayo Saka è stato mal digerito da migliaia di tifosi inglesi che hanno riversato la loro frustrazione postando sui social commenti razzisti di pessimo gusto.

Una reazione incivile e indegna verso una sconfitta, soprattutto nei confronti di una nazionale che si era distinta per aver trasmesso messaggi di rispetto e integrazione, inginocchiandosi in omaggio al movimento Black Lives Matter, e dopo aver sostenuto la comunità lgbt+ con la fascia rainbow indossata dal capitano Harry Kane nella partita contro la Germania.

da itv.com

“Non è quello che rappresentiamo”

L’allenatore dell’Inghilterra Gareth Southgate ha definito “imperdonabili” i commenti razzisti contro i suoi giocatori colpevoli di aver sbagliato il rigore. Commenti di sdegno sono giunti anche dal premier Boris Johnson e dalla Football Association, la federcalcio inglese.

La polizia metropolitana sta indagando sull’abuso e ha assicurato che “non sarà tollerato“.

Non è quello che rappresentiamo” ha detto Southgate “Siamo stati un faro di luce nel riunire le persone che sono state in grado di relazionarsi con la squadra nazionale, e quindi l’unione deve continuare. Abbiamo mostrato il potere che il nostro Paese ha quando si unisce e ha quell’energia e quella positività insieme“.

Il ct inglese ha poi deresponsabilizzato i suoi giocatori assumendosi lui stesso la colpa della sconfitta: “Chi prende i rigori è una mia decisione” ha aggiunto, “non si tratta di giocatori che non si offrono volontari o di giocatori più esperti che si tirano indietro“.

Oltre ai post razzisti, c’è anche chi, in un eccesso di delirio post-sconfitta, ha sfigurato il murale di Marcus Rashford a Manchester, città dove gioca l’attaccante inglese. Quest’ultimo era già stato preso di mira sui social media a maggio, dopo aver perso la finale di Europa League con il Manchester United. È giunta poi la notizia che il Leyton Orient, squadra della League Two, ha bandito un tifoso per tre anni perché coinvolto negli atti di razzismo.

Anche l’organo di governo del calcio europeo, l’Uefa, ha condannato le “disgustose ingiurie razziste“, aggiungendo di sostenere i giocatori e richiedere punizioni esemplari per i colpevoli.

Parole di sostegno sono arrivate anche dal primo ministro Johnson, che ha twittato “Questa squadra dell’Inghilterra merita di essere lodata come eroi, non abusata razzialmente sui social media“. Parte dei cittadini, della stampa e dell’opposizione laburista inglese, tuttavia, non ha perdonato all’inquilino di Downing Street di non aver avuto il coraggio di denunciare condannato i tifosi che hanno deriso giocatori dell’Inghilterra quando sono inginocchiati durante due partite di riscaldamento.

Infine la Football Association, che si è detta “sconvolta” dal razzismo in rete diretto ai tre giocatori dopo la sconfitta di Wembley. “Non potremmo essere più chiari sul fatto che chiunque dietro un comportamento così disgustoso non sia il benvenuto nel seguire la squadra” ha twittato la federazione. “Faremo tutto il possibile per supportare i giocatori colpiti, sollecitando le punizioni più dure possibili per chiunque ne sia responsabile, e per eliminare la discriminazione dal gioco, ma imploriamo il governo di agire rapidamente e di introdurre la legislazione appropriata in modo che questo abuso abbia conseguenze nella vita reale“.

La reazione dei social media

Sulla scia degli abusi subiti dai giocatori inglesi dopo la finale di Euro 2020 Facebook, come si apprende dalla BBC, ha dichiarato di aver recentemente annunciato misure più severe sulla sua piattaforma Instagram, inclusa l’eliminazione permanente degli account che inviano ripetutamente messaggi diretti offensivi.

Nessuno dovrebbe subire abusi razzisti da nessuna parte, e non lo vogliamo su Instagram“, ha detto un portavoce di Facebook. “Abbiamo rimosso rapidamente commenti e account che indirizzavano abusi ai calciatori inglesi la scorsa notte e continueremo ad agire contro coloro che infrangono le nostre regole“.

Anche la piattaforma di social media Twitter ha comunicato di aver rimosso oltre 1000 tweet e sospeso numerosi account a partire dal 12 luglio.

Non mancano però le storture del sistema: come segnalato da Rory Cellan-Jones, corrispondente della BBC, non sempre le violazioni razziste si traducono in misure censorie, a causa degli algoritmi usati dai sistemi automatizzati dei social media. Ad esempio, l’emoji di un orango è stata utilizzata in un commento su un calciatore inglese, ma nonostante la segnalazione il commento è rimasto perché considerato “aderente alle linee guida della community“.

Davanti a tutto ciò non si può non biasimare l’atteggiamento piuttosto indifferente anche della nostra nazionale sul tema: più volte pungolati dai giornalisti sull’omaggio al movimento Black Lives Matter, i giocatori neocampioni d’Europa non sono riusciti a manifestare una linea chiara, univoca e coerente per condannare il razzismo ma si sono di volta in volta accodati alla sensibilità della nazionale avversaria di turno. Probabilmente con un giocatore di pelle nera in squadra la storia sarebbe stata ben diversa, ma occorre la presenza nella rosa di un calciatore di colore per lanciare un messaggio di rispetto universale?

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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