Dopo 40 anni finalmente cade il veto per le donne iraniane che potranno tornare allo stadio, sebbene solo per le partite internazionali.
La “rivoluzione” è stata annunciata dal ministro dello Sport, Masoud Soltanifar: “Sono stati fatti tutti i preparativi necessari in modo che le donne, nel primo periodo solo per partite internazionali, possano entrare negli stadi di calcio“. Le donne accederanno da ingressi riservati e occuperanno un settore a loro dedicato, e i servizi di sicurezza saranno intensificati per evitare incidenti.
La prima partita che vedrà la libera partecipazione di tutti i cittadini sarà Iran – Cambogia, valevole per le qualificazioni ai Mondiali in Qatar 2022, che si terrà il prossimo 10 ottobre allo Stadio Azadi (“libertà” in persiano) di Teheran.
Il divieto di ingresso alle donne negli stadi di calcio era stato introdotto nel 1979, al tempo della Rivoluzione Islamica, perché si pensava che la presenza femminile in un luogo prettamente maschile potesse indurre a “compiere peccato“. Tuttavia, grazie anche alle sollecitazioni della FIFA, che in questi mesi aveva ventilato l’ipotesi di squalifiche dalle competizioni internazionali, finalmente anche le donne tifose di calcio potranno assistere liberamente ad una partita di calcio della loro nazionale. Il tutto nonostante le resistenze del clero sciita più conservatore.
Le donne iraniane allo stadio: i precedenti
Mentre alle sole donne è consentito l’ingresso allo stadio per le partite della nazionale femminile, a pochissime cittadine iraniane è stato concesso di vedere gli uomini giocare a calcio finora, e in poche occasioni.
Dal 2005 a oggi, solo un numero ristretto di donne – nell’ordine delle centinaia, soprattutto parenti dei giocatori e impiegate della federcalcio iraniana – hanno avuto libero accesso allo stadio in una partita maschile, anche se lo scorso anno un nutrito pubblico prettamente femminile ha assistito alle partite della nazionale da un maxischermo predisposto per l’occasione dietro lo stadio Azadi.
Chi non potrà purtroppo godere di questa novità sarà Sahar Khodayari, la tifosa di 29 anni che lo scorso mese di marzo si è suicidata per protesta contro il divieto d’ingresso delle donne allo stadio. Sahar è stata soprannominata sui social network “la ragazza blu”, perché blu era il colore della parrucca che indossava allo stadio, travestita da uomo, per tifare l’Esteghlal, la sua squadra del cuore. Sahar, dopo aver trascorso tre notti nel carcere femminile, sarebbe stata processata per oltraggio al pudore. Disperata per la possibilità di essere condannata a sei mesi di detenzione, Sahar si è data alle fiamme davanti al tribunale della capitale iraniana. Condotta d’urgenza in ospedale, non è sopravvissuta alle ustioni riportate.