Secondo l’addetta stampa della Casa Bianca Kayleigh McEnany il presidente Donald Trump non solo è un alleato della comunità LGBT+, ma la sua presidenza conta un “record di risultati” per la comunità arcobaleno.
Parole che suonano piuttosto grottesche se pensiamo all’impegno capillare che Trump stesso, insieme alla sua amministrazione, ha mostrato – ad esempio – nello smantellare pezzo per pezzo i diritti delle persone transgender a cui oggi, nel paese, è precluso l’arruolamento nell’esercito, oppure nel desensibilizzare la popolazione verso le istanze della comunità gay negando l’esposizione della bandiera arcobaleno presso le ambasciate USA durante il Pride Month, o ancora promuovendo l’obiezione di coscienza dei medici verso i pazienti lgbt “per le proprie credenze religiose o morali“.
La McEnany, fronteggiando il pressing dei giornalisti nella conferenza stampa di lunedì, ha negato l’evidente tendenza alla discriminazione dell’amministrazione Trump anche nei confronti delle coppie dello stesso sesso, rispondendo sul caso in cui una coppia gay americana sposata non è riuscita a ottenere la cittadinanza per la figlia nata grazie al ricorso alla maternità surrogata.
La battaglia legale per la cittadinanza di Simone
Il Consolato degli Stati Uniti a Londra, pochi giorni fa, ha rifiutato di riconoscere la cittadinanza alla piccola Simone, nata in Inghilterra e figlia di Derek e Jonathan, cittadini statunitensi residenti in Georgia, negandole quindi il passaporto. I funzionari statunitensi avrebbero addotto la giustificazione che la piccola “non fosse biologicamente imparentata con entrambi gli uomini“, considerandola pertanto nata “fuori dal matrimonio” e non cittadina alla nascita.
L’amministrazione Trump ha affermato di “utilizzare le stesse regole per le coppie miste che ricorrono alla maternità surrogata“, ma nonostante questo, Derek e Jonathan hanno riferito di aver visto almeno 20 coppie eterosessuali ricevere il passaporto per i loro figli senza che i funzionari li interrogassero sul concepimento.
Il giudice distrettuale degli Stati Uniti Michael L. Brown ha stabilito che l’amministrazione dovrà riconoscere Simone come cittadina sin dalla nascita, tuttavia, il Dipartimento di Stato sta valutando l’opportunità di appellarsi.
L’unico record è quello sulle discriminazioni
“Questa amministrazione e questo Presidente – ha continuato la McEnany – sono orgogliosi di un simile record di risultati, come guidare una moratoria globale per porre fine alla criminalizzazione dell’omosessualità in tutto il mondo, lanciare un piano per porre fine all’epidemia di HIV entro il 2030 e allentare il divieto di donazioni di sangue da gay e uomini bisessuali.“
A stretto giro è giunta la dichiarazione della presidente e CEO di GLAAD Sarah Kate Ellis: ‘L’addetto stampa della Casa Bianca ha torto e lo è anche la politica dell’amministrazione, che di fatto ha preso di mira solo i genitori dello stesso sesso.“. La Ellis ha poi ripreso punto per punto i presunti “record” dell’amministrazione Trump: “La “moratoria globale” dell’amministrazione non è andata da nessuna parte. Il piano per l’AIDS è orribilmente sottofinanziato. E l’amministrazione dovrebbe chiedere di revocare completamente il divieto obsoleto e discriminatorio sulle donazioni di sangue da uomini gay e bisessuali“.
Ma non è tutto. Il tanto sbandierato sostegno di Trump e dei suoi verso la comunità lgbt+ si scontra con la dura realtà dei 172 attacchi, dichiarazioni, discorsi d’odio e proposte di legge anti-lgbt, collezionati in oltre 1300 giorni di governo, con una media di un attacco a settimana, tutti conservati in un un nutrito database proprio sul sito di GLAAD.