Un esito schiacciante: la riforma costituzionale voluta da Vladimir Putin è diventata realtà. Nella settimana di voto, conclusasi mercoledì 1 luglio, il 77,9% dei votanti si è espressa a favore delle modifiche alla Costituzione. L’affluenza si è attestata attorno al 65%.
Con un quesito unico, ai cittadini russi è stato richiesto di approvare la riscrittura di ben 206 articoli della Costituzione di Boris Eltsin del 1993, stravolgendo l’impianto istituzionale russo con la cancellazione del limite dei mandati che, di fatto, ha incoronato Vladimir Putin nuovo Zar con la benedizione del popolo, almeno fino al 2036 quando il Presidente avrà 86 anni.
Nella nuova Costituzione, in cui è stato inserito il riferimento a Dio, il matrimonio è stato sancito come l’unioni esclusiva tra uomo e donna, mettendo una pietra tombale sui diritti civili lgbt almeno per le prossime due generazioni. Nelle scorse settimane uno spot anti-gay, ideato dal tabloid online RIA FAN, cercava di convincere i cittadini russi a votare sì al referendum descrivendo addirittura un futuro distopico dove i bambini adottati dalle coppie omosessuali fossero costretti a vestirsi con abiti femminili.
Non solo matrimonio: le altre riforme della Costituzione
Con la riforma, inoltre, Putin ha inteso blindare l’annessione della Crimea al territorio russo del 2014, grazie ad un articolo che vieta tutte le cessioni territoriali future, e mettersi al riparo da eventuali problemi con l’esecutivo: nella nuova Costituzione il presidente si arroga il potere di dimissionare governo e il Primo Ministro (che come in Francia è una figura diversa dal Presidente) senza chiedere il permesso alla Duma, il Parlamento, esautorando esecutivo e apparato legislativo e rendendoli meri strumenti alle sue dipendenze.
Il pacchetto di riforme giunge alla vigilia delle celebrazioni del 75° anniversario della vittoria nel secondo conflitto mondiale, la festività civile più importante. Proprio per questo, tra gli emendamenti c’è anche la proposta di “protezione della verità storica” sul ruolo sovietico nella guerra, perché non sia sminuisca “l’eroica protezione della patria da parte del popolo“.
I dubbi dell’opposizione
Il Cremlino ha definito l’esito del voto sulla riforma costituzionale “un trionfo” del presidente Putin e della fiducia dei russi nel loro leader. Stando però ai sondaggi dell’agenzia indipendente Levada Center, sarebbe stato proprio un calo di consensi a mettere in guardia Putin dall’assicurarsi il suo futuro politico: i numeri del Cremlino riflettono il più alto livello di consenso degli elettori a Putin negli ultimi dieci anni, ma non sono in linea con l’andamento decrescente delle preferenze a suo favore. A maggio era il il 59% dei russi ad approvazione l’operato di Putin, il tasso più basso degli ultimi due decenni.
Giornalisti, politologi e membri dell’opposizione, inoltre, hanno manifestato le loro perplessità sulle motivazioni dell’apertura dei seggi elettorali – arrangiati anche in condomini e bagagli d’auto – per un lungo periodo di tempo, agevolando brogli elettorali ed elusioni delle norme di voto.
Alexei Navalny, leader dell’opposizione russa, ha denunciato un voto corrotto: “Questo voto è una presa in giro ma è anche un’espressione palese di ciò che sta accadendo nel Paese; Vladimir Putin, insieme a un gruppo di suoi amici e colleghi corrotti, ha preso illegalmente il potere e vuole essere il sovrano della Russia per tutta la vita.”
Navalny ha parlato di record di falsificazioni e anche osservatori indipendenti hanno denunciato mancanza di trasparenza nelle operazioni di voto e una situazione di impossibilità di controllo reale, con pressioni continue sui votanti durante la settimana elettorale. La commissione elettorale centrale ha però affermato che non vi sono state violazioni significative.
Secondo Euronews, sarebbe la Cecenia a mostrare il più alto livello di approvazione delle modifiche costituzionali, mentre l’unica regione non a favore degli emendamenti sarebbe stato il distretto autonomo di Nenets, in Siberia.
Diverse centinaia di sostenitori dell’opposizione, al termine delle operazioni di voto, si sono radunate nel centro di Mosca per protestare contro i cambiamenti, sfidando il divieto di raduni pubblici imposto per l’epidemia di coronavirus. La polizia non è intervenuta e ha persino consegnato le maschere ai partecipanti.