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L’ultimo orso italiano: l’Orso Marsicano.


In questi anni i cambiamenti climatici, la miopia umana e le scelte scellerate di industrializzazione delle nazioni stanno portando allo stremo gli ecosistemi. Da diversi decenni associazioni ambientaliste portano avanti programmi di salvaguardia di flora e fauna soprattutto in quelle parti di mondo dove inquinamento e cambiamenti climatici devastano totalmente la biodiversità.

Orsi polari, balenottere azzurre, panda, gli arbusti di Socotra, i baobab e i mogani amazzonici, specie importantissime ma distanti geograficamente dell’Italia fanno sì che le cittadine e i cittadini della repubblica italiana siano ancora troppo tiepidi su questa tematica. Anche la nostra nazione, che vanta innumerevoli microclimi e biodiversità non è assolutamente esente da questo fenomeno riferibile agli effetti devastanti dell’essere umano. Vogliamo presentarvi, settimana, dopo settimana animali e piante a rischio estinzione nel nostro territorio nazionale così da dimostrare, ancora una volta, che questa emergenza riguarda tutti e tutte a qualunque longitudine e latitudine del globo.

Vi facciamo conoscere l’Orso Marsicano: l’unico plantigrado MADE IN ITALY.

l’Orso bruno marsicano è una sottospecie differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi (ed europei) e dunque rappresenta un endemismo esclusivo dell’Italia centrale. Presente oggi solo nell’Appennino centrale con una piccola popolazione che ha subito negli ultimi 2000 – 3000 anni un considerevole restringimento del proprio areale e un prolungato periodo di isolamento che ne ha determinato una significativa differenziazione genetica, morfologica e comportamentale rispetto alle popolazioni di orso dell’arco alpino e del resto d’Europa. Pertanto, ad oggi, l’orso marsicano viene considerato una unità evolutiva a sé stante con caratteristiche unicità da conservare come tali. E’ ormai largamente accettato infatti che, nonostante la affinità genetica con le popolazioni della specie distribuite nell’Europa del sud, si tratti a tutti gli effetti di una sottospecie, come attestato da recenti studi di morfometria cranica. Anche in virtù del suo status tassonomico ed evolutivo tale specie è fortemente tutelata da direttive internazionali, mondiali europee e da normative nazionali. Gli orsi si riproducono con ridotta frequenza, a causa del notevole investimento parentale: le femmine partoriscono la prima volta non prima di 4-8 anni di età, le cucciolate in media non hanno quasi mai più di 2-3 cuccioli e l’intervallo tra parti successivi è compreso fra 3 e 5 anni. Quindi è possibile che 3-4 cucciolate in tutto siano prodotte da una femmina nella sua intera vita (circa 6-8 cuccioli, se sopravvivessero tutti), ipotizzando comunque per le femmine alti tassi di sopravvivenza. Ogni volta che si perde una femmina non si perde soltanto un orso, ma più di una generazione di orsi. Anche se da un punto di vista ecologico l’orso non è un carnivoro obbligato e ha una dieta onnivora se non marcatamente vegetariana (i vegetali rappresentano circa l’80% della sua dieta). La sua dieta, comunque, varia di stagione in stagione, a seconda delle disponibilità delle risorse alimentari presenti (erba, bacche e frutti di bosco, insetti e larve, miele, carcasse di animali). Dal punto di vista sistematico è un carnivoro a tutti gli effetti e condivide, con gli altri grandi carnivori, un recente passato evolutivo e molte caratteristiche essenziali della sua biologia, a partire dalla dentizione.  La specie ha bisogno di ampissimi requisiti spaziali (fino a 300 km2 nel caso di maschi adulti nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) e vive a basse densità di popolazione. E’ estremamente vulnerabile a qualsiasi forma di disturbo e a livelli anche minimi di mortalità causata dall’uomo. Inoltre ha la tendenza a determinare situazioni di conflitto con l’uomo. Tutto questo fa della tutela dell’orso una delle sfide di conservazione più imponenti.

E’ definito una specie poco resiliente, ovvero che difficilmente riesce ad adattarsi ai cambiamenti, specialmente se causati dall’uomo, che interessano il proprio ambiente. E’ vincolato dalla necessità di potersi alimentare con risorse molto abbondanti e di alta qualità (elevato contenuto nutrizionale ed energetico). Vive a basse densità e le femmine, che si riproducono poche volte nell’arco della loro vita, non sono quindi in grado di compensare con le nascite gli eccessivi livelli di mortalità a cui la specie è suscettibile. Oltre a ciò, gli orsi si allontano con difficoltà dalle aree comunemente frequentate una volta individuate zone sicure dove rifugiarsi, allevare la prole e trovare grandi quantità di cibo. Infine, mostra facili e frequenti conflitti con l’uomo e con le sua attività, poiché è anche fortemente abituato ad una stretta convivenza con l’uomo e le sue infrastrutture. All’interno della cosiddetta core area, le stime di popolazione prodotte rivelano una popolazione estremamente ridotta di circa 50 individui nell’areale centrale di presenza, a densità biologicamente apprezzabili e tendenze numeriche pressoché stabili. Gli studi condotti, ad oggi, rivelano che ogni anno sono presenti da 1 a 6 femmine con piccoli e che si riproducono in media 3-4 femmine, con una produzione che va da 3 a 11 cuccioli per anno. Considerando le dimensioni della popolazione, non potremmo aspettarci valori maggiori. Questo buon livello di riproduzione, comunque ricade all’interno dell’intervallo atteso per il numero di femmine stimato e per gli intervalli riproduttivi osservati.

L’orso marsicano è inserito nella lista rossa delle specie minacciate di estinzione redatta dall’IUCN; le popolazioni italiane si trovano in uno stato di maggiore criticità a causa dell’esiguo numero, dell’isolamento e dal persistere delle minacce. Inoltre è presente in una sola regione italiana: l’Abruzzo.

Nonostante la protezione di norme nazionali e internazionali di cui gode, l’orso marsicano è ancora vittima della persecuzione diretta e indiretta da parte dell’uomo. La somma del bracconaggio con lacci, veleno e arma da fuoco, unita agli animali che restano vittime di incidenti stradali, rappresenta una minaccia per la sopravvivenza a medio e lungo termine di questa specie.

L’orso marsicano ha bisogno di grandi spazi e la presenza nel suo areale di strade, centri abitati, ferrovie e diverse altre infrastrutture sottraggono e frammentano il suo spazio vitale compromettendone la possibilità di aumentare di numero, estendere il suo areale e raggiungere livelli di maggiore vitalità. Questi sono i motivi per cui, nonostante le nuove nascite, la popolazione non aumenta: muoiono troppi orsi!

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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