Sebbene siano trascorsi diciassette anni da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti abbia dichiarato incostituzionali le leggi che vietano i rapporti tra persone dello stesso sesso, in Idaho ci si batte, ancora, contro l’antiquata e inaccettabile legge sugli atti sessuali “contro la natura”.
Queste leggi, ancora vigenti in molti stati degli USA tra cui l’Idaho, criminalizzano il sesso orale e anale – atti spesso associati a relazioni omosessuali – incluse le istanze tra adulti consenzienti.
L’American Civil Liberties Union of Idaho, lo scorso 23 settembre, ha intentato una causa federale contro l’anacronistica legge che oggi richiede ad un cittadino, chiamato per convenzione John Doe, di registrarsi come “molestatore sessuale” ai sensi della legge del crimine contro la natura dell’Idaho, per una condanna ricevuta fuori dallo Stato, inerente alla stessa fattispecie, ottenuta più di vent’anni fa per aver fatto sesso orale con sua moglie.
All’inizio di quest’anno, una prigione dell’Idaho ha rilasciato Doe dopo aver scontato una pena per un crimine non correlato ad alcun atto sessuale. Il suo certificato penale, tuttavia, continua ad includere la fattispecie della condanna precedente: per queste ragioni John Doe dovrà registrarsi come molestatore sessuale.
Una legge incostituzionale ancora vigente in tre stati
Nel 2003, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato in Lawrence v. Texas che “la sodomia tra adulti consenzienti è protetta dal quattordicesimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti“. La decisione storica ha invalidato le leggi sulla sodomia in tutto il paese, ma Idaho, Mississippi e Carolina del Sud richiedono ancora alle persone condannate in base a quelle leggi di registrarsi come autori di reati sessuali. All’inizio di questo mese, la Corte Suprema dell’Idaho ha rifiutato di specificare espressamente se lo statuto del crimine contro la natura richiede il sesso forzato per una condanna.
“Il fatto che l’Idaho stia ancora facendo rispettare questa legge dimostra che o ignorano Lawrence o sono in malafede“, afferma Ritchie Eppink, direttore legale di ACLU dell’Idaho. Non è la prima volta che l’ACLU interviene su questo punto: già nel 2013 il gruppo per i diritti civili aveva inviato una lettera allo sceriffo della contea di Kootenai Ben Wolfinger, chiedendogli di rivedere le politiche del dipartimento dopo la sua dichiarazione pubblica in cui affermava che non avrebbe più collaborato con i “Boy Scouts of America” perché avevano promosso la sodomia “in violazione della legge statale“.
“Abbiamo dovuto spiegare che la legge sulla sodomia era stata abolita più di dieci anni prima“, ha spiegato Eppink.
“Atti contro natura” per punire gli omosessuali
Sebbene le leggi sugli atti sessuali “contro natura” criminalizzino anche gli atti sessuali etero, gli stati le hanno storicamente utilizzate per perseguire i gay. A metà degli anni ’50 in Idaho, gli investigatori si basavano sullo statuto del crimine contro la natura per perseguire le accuse di attività sessuale tra maschi adulti consenzienti in quello che divenne noto come affaire “The Boys of Boise“, una delle più famose “cacce alle streghe gay nella storia americana“.
Alla fine dei due anni di indagine, nel 1957, circa 1.500 persone furono interrogate e quindici uomini ricevettero varie condanne, anche all’ergastolo, per sodomia. Alcuni tra gli interrogati persero il lavoro e qualcuno preferì togliersi la vita piuttosto che fronteggiare la vergogna.
Una “lettera scarlatta” che diventa una barriera sociale
La natura della punizione ai sensi della legge sulla sodomia dell’Idaho è cambiata, ma non la sua “portata distruttiva”.
Gli autori dei reati sessuali condannati devono consegnare una serie di informazioni personali alle autorità, inclusi nome, foto della patente di guida, indirizzo di residenza, indirizzi della scuola e del datore di lavoro, numero di previdenza sociale e informazioni sul passaporto. In altre parole, sono etichettati come molestatori per reati ormai definiti incostituzionali nel resto della nazione e decisamente fuori tempo rispetto alla cultura occidentale. Nella sua denuncia, Doe lamenta di soffrire gravemente “l’etichetta di molestatore sessuale, che impone una barriera significativa alla ricerca di un lavoro e alla partecipazione alla sua comunità“.
Insieme all’ACLU, John Doe sta avanzando un’ingiunzione preliminare per impedire allo Stato di richiedergli di registrarsi come molestatore sessuale. La conseguenza sarebbe vivere con una “lettera scarlatta” addosso subendo l’ostracismo della società, con gravi ricadute pratiche nella vita di tutti i giorni.
fonte: progressive.org