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Ondata di condanne a morte in Algeria. 54 sentenze dopo torture e processi iniqui.


[Algeri] Amnesty International ha appena denunciato l’utilizzo sommario delle condanne a morte in Algeria senza lo svolgimento di giusti processi. Queste sarebbero frutto di processi irregolari e anche dell’uso della tortura, con anche il sospetto che alcuni dei condannati abbiano scontato la loro “affiliazione politica“.

Dall’aprile 2021 Algeri ha fatto ampio ricorso all’art, 87 bis del suo Codice Penale per perseguire politici, difensori dei diritti umani, attivisti lgbt e giornalisti per crimini connessi, secondo i tribunali algerini, al terrorismo.

Ricorrendo alla pena di morte in processi di massa dopo processi ingiusti, le autorità algerine non solo rivelano il loro totale disprezzo per la vita umana, ma mandano anche un agghiacciante messaggio su come la giustizia viene amministrata oggi in Algeria. Praticare la pena di morte non è mai giustificabile, qualunque sia il crimine commesso. Queste spietate sentenze capitali e detenzioni devono essere subito invalidate. Tutte le accuse di tortura e altri maltrattamenti devono essere indagati prontamente, come devono essere ripetuti per tutti coloro che sono stati giudicati in contumacia o per le loro idee politiche“, scrive Emma Guellali, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa.

Le 54 condanne a morte, cinque delle quali in contumacia, fra cui una donna, sono state comminate in novembre e si riferiscono a disordini violenti nella regione di Cabilia risalenti all’agosto del 2021, quando fu linciato dalla folla un presunto “militante” e sono stati appiccati incendi. Secondo Amnesty, almeno sei sono stati condannati perché affiliati la Movimento per l’autodeterminazione della Cabilia (Mak), bollato come organizzazione terrorista da Algeri.

Il movimento nacque in seno al movimento berberista algerino nell’ambito degli eventi della primavera nera del 2001. Il fondatore Ferhat Mehenni citò l’inefficienza delle Fronte delle forze socialiste e del Raggruppamento per la cultura e la Democrazia, i principali partiti berberisti, caratterizzati da una visione nazionale, nell’espandere la propria influenza politica riformista alle regioni di lingua araba algerine; il cantante individuò quindi come necessità la concentrazione dell’impegno politico nella sola Cabilia e lo sviluppo di un’agenda regionalista. L’iniziativa venne sostenuta anche dal linguista Salem Chaker. Il movimento conobbe maggiore popolarità tra la vasta comunità cabila residente in Francia , mentre in patria il suo sostegno fu molto più limitato.

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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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