Un vero e proprio assedio politico è quello che sta vivendo la comunità lgbt in Polonia, in vista delle imminenti elezioni politiche del 13 ottobre.
Uno dei cardini della campagna elettorale del Partito nazionalista di Legge e Giustizia (PiS) è l’indisturbato e reiterato attacco verbale contro gli attivisti per i diritti degli omosessuali lanciati dal leader del paese, supportati dagli esponenti della chiesa polacca (la Polonia è un paese fortemente cattolico), che nei continui discorsi elettorali hanno paragonato il movimento lgbt a una vera e propria “pestilenza“.
“Dittatura LGBT pericolosa come quella sovietica”
Un rapporto del 2017 del Center for Research on Prejudice dell’Università di Varsavia, ha scoperto che da quando il PiS è entrato nel governo nel 2015, l’esposizione dei cittadini ai discorsi di odio nei media, verso le persone LGBT ma non solo, è notevolmente aumentata. Inoltre, il 42% dei giovani intervistati in uno studio del 2016 ha ammesso di essersi rivolto con parole di odio verso.
Ma non è tutto. Un sondaggio realizzato quest’anno dalla OKO.press, una pubblicazione indipendente, ha rilevano che per i cittadini uomini tra i 18 e i 39 anni la minaccia LGBT è il pericolo più grande per la Polonia, addirittura dietro il cambiamento climatico, le crisi demografiche, la politica estera russa e l’ascesa del nazionalismo.
L’omofobia di Stato permea anche i discorsi religiosi ufficiali. In un sermone commemorativo per il 75° anniversario dell’insurrezione di Varsavia contro l’occupazione tedesca, uno dei più influenti prelati cattolici della Polonia ha paragonato gli attivisti per i diritti degli omosessuali ai dittatori comunisti postbellici. Una delle dichiarazioni più sconcertanti è senza dubbio quella di Marek Jedraszewski, arcivescovo di Cracovia (la carica occupata da Karol Wojtyla prima di diventare Papa Giovanni Paolo II), il quale, in visita alla congregazione della Basilica di Santa Maria, uno dei siti più venerati del cattolicesimo polacco, il 2 agosto ha detto “La nostra terra non è più afflitta dalla peste rossa, il che non significa che non ce ne sia uno nuovo che voglia controllare le nostre anime, i nostri cuori e le nostre menti: non marxista, bolscevico, non rosso ma arcobaleno“.
Ad esacerbare i toni è intervenuto Jaroslaw Kaczynski, leder del PiS, che ha manifestato “profonda gratitudine” a Jedraszewski rivendicando la difesa della “tradizionale famiglia polacca” contro i “teatri viaggianti” del Gay Pride. In questo modo, il PiS si presenta come difensore dell’identità polacca, di cui il cattolicesimo è una parte importante.
Kaczynski ha poi sfruttato la minaccia della “pestilenza arcobaleno” attaccando il principale partito di opposizione, paventando una “radicale distruzione dell’ordine morale e culturale nella Polonia” qualora gli avversari vincessero le elezioni. Secondo gli ultimi sondaggi, il PiS è dato al 44% e si imporrà alla prossima tornata elettorale piuttosto agevolmente.
Ma andando a spulciare i termini nelle dichiarazioni ricorrenti di politica e clero, si trovano parole che fanno rabbrividire. Da “pedofili” a “piaga dell’arcobaleno“, “sodomiti“, praticanti di “bestialità”, “vampiri“. Oltre a tutto questo, sono nati comitati territoriali spontanei con lo scopo di rendere “rainbow free” quartieri, scuole, luoghi di lavoro. Ad oggi se ne contano circa 50 in tutto il paese.
Diritti LGBT in Polonia
Sebbene le persone LGBT siano spesso rappresentate come aggressori in Polonia, è in realtà il loro status di cittadini ad essere maggiormente minacciato.
In Polonia sono illegali le unioni civili. Le coppie gay non possono contrarre prestiti, regolare le tasse insieme o ereditare. Non ci sono leggi anti-discriminatorie LGBT che proteggono dalla perdita del lavoro o da sfratti ingiustificati. Gli attacchi anti-LGBT non sono ovviamente considerati un crimine di odio per legge, e proprio PiS ha respinto una proposta parlamentare di questo genere nel 2016. In tutto il Paese non sono raccolti dati sui crimini contro la persona di matrice omofobica. Come se non bastasse, gli ultimi Pride sono stati contestati duramente con lancio di uova e scene da guerriglia civile.
In altre parole, la violenza e la discriminazione omofobica in Polonia sono perpetrate e legittimate dalla politica nazionalista, che anziché proteggere i propri cittadini, sfrutta la propaganda anti-lgbt per consolidare il proprio potere.
Fonte: France24, ForeignPolicy
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