Il disegno di legge israeliano sul divieto delle terapie di conversione ha superato la prima lettura presso la Knesset, il Parlamento del paese. La proposta ha accolto il favore dell’opposizione e di due partiti del governo di coalizione, mentre la frangia ultra-ortodossa Torah Judaism (UTJ) ha votato contro, minacciando azioni di disturbo nel percorso dell’esecutivo, retto da una maggioranza strettissima.
Il disegno di legge rischia di innescare quindi una crisi politica, che porterebbe alla quarta tornata elettorale in un anno. Affinché venga approvata definitivamente, la legge dovrà passare altre due letture in Parlamento.
Nitzan Horowitz, leader del partito di opposizione Meretz e co-autore della legge, ha affermato che il passaggio preliminare ha segnato un “cambiamento storico” in Israele.
Anche il primo ministro supplente Benny Gantz ha accolto con favore il risultato della votazione: “La terapia di conversione è nata nel peccato e il suo posto è al di fuori della legge e della norma pubblica“, ha twittato dopo il passaggio della legge. “Faremo in modo che tutti, di ogni estrazione e orientamento sessuale in Israele, abbiano libera scelta e sicurezza sulla propria identità“.
Lo scorso anno avevano suscitato indignazione le parole dell’ex ministro dell’istruzione Rafi Peretz, che aveva pubblicamente sponsorizzato le terapia di “conversione gay, esprimendo il suo favore su tale pratica e assicurando sulla loro riuscita. Il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva definito le sue osservazioni “inaccettabili“.
Il termine “terapia di conversione” si riferisce a qualsiasi forma di trattamento o psicoterapia che mira a cambiare l’orientamento sessuale di una persona o a sopprimere l’identità di genere di una persona.
La pratica è ampiamente contrastata su basi logiche, etiche e morali.
All’inizio di questa settimana, anche il Primo Ministro britannico Boris Johnson ha definito la terapia “assolutamente ripugnante”, supportando il disegno di legge in esame nel Parlamento del Regno Unito.
Israele all’avanguardia per i diritti LGBT
Lo Stato di Israele vanta l’approccio più progressista nei confronti delle persone LGBT+ in Medio Oriente, nonostante l’opposizione di alcuni settori conservatori della società.
Gay, lesbiche e transgender sono protetti dalle leggi antidiscriminazione, hanno i diritti di adozione e di eredità e sono autorizzati a prestare servizio militare dal 1993.
tIl paese conta un numero record di parlamentari apertamente gay e l’anno scorso ha nominato il suo primo ministro apertamente gay, il quarantaquattrenne avvocato Amir Ohana, nel partito Likud di Netanyahu.La scorsa settimana il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha tenuto un panel virtuale per avanzare la richiesta di vietare, a livello globale, le terapie di conversione. Vi rimandiamo a questo articolo per ulteriori approfondimenti.