Una petizione che in Ucraina ha chiesto la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso ha ottenuto un numero sufficiente di firme per consentire al presidente in carica, Volodymyr Zelensky, di prendere in considerazione la proposta.
Secondo la legge dello Stato, una volta raggiunte le 25 mila firme, la petizione può essere presa in carico dal presidente entro dieci giorni (che in questo caso decorrono da martedì 12 luglio).
Se Zelensky acconsentisse, in Parlamento potrebbe cominciare presto l’esame del disegno di legge sul matrimonio egualitario, anche nel bel mezzo della guerra, ma non vi è alcun obbligo né da parte del Presidente né dal Parlamento di esaminare la proposta di legge popolare.
L’Ucraina e i diritti lgbt+: problemi
In Ucraina l’omosessualità è stata depenalizzata nel 1991, in concomitanza con l’indipendenza del paese, ma oggi le coppie dello stesso sesso non godono di alcuna tutela legale.
Un forte ostacolo all’approvazione della legge è dato dall’art. 51 della Costituzione, il quale sancisce che «Il matrimonio è basato sul libero consenso tra un uomo e una donna», ponendo chiaramente un limite alla portata della petizione, che richiede le nozze egualitarie. Un problema di fondo che sembra irrisolvibile almeno quanto il conflitto in corso nel Donbass. Un percorso più facilmente percorribile potrebbe essere quello delle unioni civili, attualmente in uso anche in Italia.
È proprio la guerra, tuttavia, ad aver convinto migliaia di cittadini ucraini ad aderire alla petizione, perché pur non essendo riconosciute, le coppie gay in Ucraina non solo esistono ma vivono in uno stato di pericolo costante come tutta la popolazione.
“In questo momento, ogni giorno può essere l’ultimo” riporta la petizione. “Consenti alle persone dello stesso sesso di avere l’opportunità di creare una famiglia e avere un documento ufficiale che lo dimostri. Hanno bisogno degli stessi diritti delle coppie tradizionali“.
Secondo la legge del paese, solo i membri riconosciuti della famiglia possono occuparsi della sepoltura dei corpi dei propri cari, circostanza che automaticamente esclude eventuali conviventi, anche di fatto.
Secondo la Rainbow-Map più aggiornata di Ilga Europe, riferita al 2021, l’Ucraina si pone al 40° posto nel monitoraggio annuale dello stato dei diritti lgbt+ dei paesi del Consiglio d’Europa. L’Ucraina può vantare punteggi nel campo della non discriminazione sui luoghi di lavoro, nel riconoscimento di limitati diritti per le persone transgender e negli spazi della società civile che non discriminano le persone lgbt+, mentre sono del tutto assenti politiche sulla famiglia, sui discorsi d’odio e sul diritto d’asilo.
L’Italia, in questa classifica, si pone solo cinque posizioni più in su rispetto all’Ucraina, al 35° posto con il 22%,
Cosa pensa Zelensky della comunità LGBT+?
Non sono stati molti gli endorsement del presidente Zelensky a favore della comunità lgbt+. Si ricorda un caso isolato che risale nell’ottobre 2019 durante il quale, in risposta a un contestatore che lo aveva accusato di voler continuare “a diffondere la perversione dell’omosessualità” come da agenda Soros, Zelensky aveva risposto che ogni cittadino ucraino sarebbe stato libero di scegliere la propria lingua, la propria etnia e il proprio orientamento sessuale.
Non sembra però che il partito del “Servitore del Popolo” sia particolarmente favorevole ad approfondire ulteriori discorsi in merito, considerati i diversi tentativi (tutti andati a vuoto) di intervenire a difesa della famiglia naturale e contro la propaganda lgbt+.
Una petizione che, ne siamo sicuri, cadrà come lettera morta nell’agenda del Presidente ma che dimostra quanto sia indispensabile, anche in momenti drammatici come quelli in corso, che le persone lgbt+ possano godere degli stessi diritti delle persone eterosessuali.
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