Il 6 luglio ci sarà il primo BRIANZA PRIDE a Monza e c’è già chi ha paura.
Abbiamo deciso di dedicare un pomeriggio ed intervistare gli organizzatori di questo primo, storico pride italiano realizzato nella provincia più conservatrice e industrializzata d’Italia.
A darci il benvenuto nella città di Teodolinda è la Professoressa Andreina Fumagalli, attivista, cattolica e presidente dell’AVIS del capoluogo Brianzolo, uno dei volti di Rete Brianza Pride.
Assieme a lei l’inseparabile Meo, un bassotto con attitudini liriche.
Chi ha paura del Brianza Pride?
Alcune persone pensano che i cittadini LGBT+ debbano avere meno diritti degli altri. Faccio un esempio sulla mia persona: insegno in una scuola superiore, sono impegnata nel campo del volontariato da quasi 30 anni per una associazione importante come AVIS, sono c cattolica, ho un lavoro statale e mi vengono detratte automaticamente le tasse dal mio stipendio; ma fino all’avvento della legge sulle Unioni Civili, non avrei potuto far valere i miei diritti all’interno di una relazione stabile con una persona del mio stesso genere. Solo due anni fa avevo meno diritti degli altri ma avevo i medesimi doveri.
Fa paura che io possa essere uguale… e la strada per una vera uguaglianza, aimè, è ancora lunga.
Il pride che stiamo organizzando è uno “HUMAN PRIDE”, questo significa che gli esseri umani hanno tutti uguali diritti esattamente come è sancito dalla nostra Costituzione. Però come sempre c’è qualcuno che si sente aggredito da questa pacifica rivendicazione di tutele e diritti.
Il 6 luglio sarà uno Human Pride perchè vogliamo ricordare i diritti negati alle minoranze che guarda caso sono sempre le fasce più deboli della società.
Questo Pride parte dal basso: un comitato cittadino costituitosi ad hoc. Raccontaci come avete iniziato il tutto…
Siamo un gruppo estremamente eterogeneo – mica male per degli omosessuali- (ridiamo). Giovani, meno giovani, studenti, lavoratori, uomini , donne, transgender, gay, lesbiche ed etero. Apparteniamo a diverse estrazioni sociali ed abbiamo anche idee politiche molto diverse. Ma l’idea di avere finalmente un Pride in Brianza ci ha fatto incontrare per lavorare insieme. La spinta è partita dal basso da gruppi di studenti universitari e scuole superiori, poi la cosa si estesa andando a coinvolgere gruppi ed associazioni presenti sul territorio non necessariamente LGBT+. Da lì è nata la Rete e la sua assemblea che in maniera orizzontale prende decisioni.
Immediatamente, quando è stato diramato il comunicato stampa, sono piovuti commenti a-social (concedimi il neologismo) sulle maggiori piattaforme di internet: ve lo aspettavate?
Ovviamente e purtroppo si. Perchè la gente ci attacca? Perchè pensa di essere attaccata e di perdere diritti… una paura che non ha motivo d’essere.
Il Popolo della Famiglia locale ha ammesso di essere “preoccupato” per questo Pride in Brianza. Voi siete toccati dalle loro preoccupazioni?
Il pride è un atto politico festoso: quindi invitiamo tutti i dubbiosi, in particolar modo quelli del Popolo della Famiglia. Un arcobaleno non ha mai fatto male a nessuno!
Stefania Parma del Popolo Della Famiglia ha dichiarato che vorrà denunciare le amministrazioni che daranno il Patrocinio al Brianza Pride. Come risponde “Rete Brianza Pride” alla signora Parma?
“Il popolo della famiglia difende la famiglia, a detta loro, la “Famiglia Tradizionale”. La comunità LGBT+ chiede i medesimi diritti per le Famiglie Arcobaleno e ci sembra importante sottolineare che non vogliamo togliere diritti a nessuno. La sensazione che dietro la difesa della famiglia tradizionale ci sia la difesa di uno stereotipo di famiglia patriarcale che non è la difesa delle relazioni affettive, ma è proprio un sistema che prevede la predominanza di un genere rispetto ad un altro. Questa azione di monitoraggio e denuncia suona come una minaccia alle istituzioni democraticamente elette: come se gli amministratori Brianzoli non sapessero prendere decisioni per il bene della comunità e la difesa delle minoranza che è alla base della Carta costituzionale (articolo 3 della costituzione che fu votato all’unanimità dopo solo la prima stesura, a differenza del dibattuttissimo articolo 29 in cui si parla di coniugi).
“VIENI COME SEI” è il motto di questo Pride, è un chiaro invito inclusivo a tutta la popolazione LGBT+ e non. Come vi è venuto in mente questo motto?
“Le persone LGBT+ e i loro familiari “tradizionali” e non , sperimentano quotidianamente sulla propria pelle la discriminazione: è chiaro che gente come noi faccia dell’inclusività il manifesto politico.
Dietro ogni persona gay, lesbo, trans, bi, etc ci sono genitori, nonni, fratelli, sorelle ed amici che soffrono per la discriminazione dei propri cari.”
Seguiremo da vicino tutti gli sviluppi di questo primo Pride in Brianza che ha già avuto un inizio travagliato (leggi qui). Ci auspichiamo per tutti i Brianzoli che la manifestazione sia il più possibile partecipata e pacifica e che i leoni da tastiera siano e rimangano solamente incollati ai loro comuper.