Siamo stati tra i primi a denunciare, due settimane fa (in questo post), la pericolosità dei temi affrontati nel World Congress of families, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo: il Congresso, che riunirà le personalità antigay e antiabortiste più influenti di tutto il mondo mondo, avrebbe goduto del patrocinio della Presidenza del Consiglio, per una falla burocratica che aveva permesso al Ministro della famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana ad utilizzare il logo della Presidenza di Palazzo Chigi.
Ebbene, proprio il casus belli del Patrocinio pare aver suscitato molte polemiche e alimentato malumori nella maggioranza, che appare piuttosto spaccata sul tema: se da un lato il Vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha già annunciato che sarà tra i relatori del Congresso (e l’ha ribadito anche ieri in diretta da Barbara D’Urso durante la trasmissione Domenica Live), dai banchi del M5S si levano commenti di protesta verso la manifestazione, colpevole di “riportare il ruolo della donna al medioevo” (Vincenzo Spadafora, sottosegretario alle Pari Opportunità“), considerare la “visione della donna sostanzialmente mero ‘angelo del focolare’ che non rappresenta niente della cultura del M5s” – questo il commento del Vicepremier e capo politico dei 5 stelle Luigi di Maio, che ha poi aggiunto “Chi vuole tornare indietro ne risponderà alla storia, neanche agli elettori“. Anche il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia si è scagliato contro il Congresso, commentando così: “Ognuno ama come vuole, e soprattutto gestisce la famiglia nella maniera in cui crede: la cosa importante è che il governo dia supporto a tutte queste unità, che poi sono il cuore pulsante del nostro Paese”.
Sulla questione Patrocinio la questione sembra essere chiusa, come dichiarato proprio da Vincenzo Spadafora a “La Repubblica“: “Il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un’istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell’Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio. Sono stato tra i primi a segnalare il problema”. Al momento in cui andiamo online, tuttavia, sul sito internet ufficiale del Congresso appare ancora il logo della Presidenza del Consiglio, insieme a quello della Regione Veneto e della Provincia di Verona.
Congresso mondiale sulle famiglie di Verona: la contromanifestazione
Anche la concessione del logo della Regione Veneto ad opera di Luca Zaia (governatore della Regione) appare quanto mai sconveniente secondo Alessandra Moretti (consigliera regionale PD), che ha rilasciato la seguente dichiarazione a Vvox: “Esprimo l’assoluta distanza politica da chi vuole riportare la famiglia e la donna al secolo scorso, dopo anni di lotte e battaglie; in primis la Lega con il suo ministro Fontana o il senatore Pillon. […] La società, per fortuna, è molto più avanti di certe posizioni antistoriche, che fanno ancora più male quando vengono difese da donne che hanno un ruolo istituzionale”.
Proprio il PD ha annunciato, per il 30 marzo, una contro-manifestazione per denunciare le istanze del Congresso delle Famiglie, per “promuovere iniziative di approfondimento e dibattito sulle minacce ai diritti, alla libertà e all’uguaglianza implicate dall’azione del governo, primo tra tutti al disegno di legge cosiddetto Pillon; a promuovere azioni di sensibilizzazione in relazione all’inasprirsi della violenza omotransfobica e contro le donne e a sostenere attivamente le vittime e le persone maggiormente a rischio“. (fonte: La Repubblica).
Qui di seguito vi riportiamo un rapido elenco contenente alcuni dei relatori previsti per la tre giorni di Congresso, con una breve descrizione sulle loro posizioni in tema di diritti della donna e della comunità lgbt+
Congresso Mondiale sulle famiglie: i relatori
Silvana De Mari: Medico e psicoterapeuta, afferma di curare gli omosessuali da oltre quarant’anni. Ha dichiarato che l’omosessualità è una condizione patologica reversibile e che gli attivisti gay “provino simpatia per pedofilia, necrofilia e coprofagia”. Ha inoltre ipotizzato una correlazione tra il gay pride e il contagio di epatite, e associato il sesso anale alle iniziazioni sataniche. È stata più volte oggetto di provvedimenti disciplinari da parte dell’Ordine dei Medici.
Katalin Novak: Quarantunenne ministro ungherese della famiglia, della gioventù e degli affari internazionali, nonché una delle pupille del Presidente Orban. È una ferma sostenitrice dei valori del matrimonio.
Theresa Okafor: Attivista lgbt nigeriana. Supporta la criminalizzazione dell’omosessualità in Africa, sostenendo che “non fa parte della tradizione culturale della nazione”. Ha paragonato il movimento gay ai terroristi di Boko Haram.
Allan Carlson: Presidente del Centro Howard dell’Illinois per la famiglia, la religione e la società. Nel 1988 ha scritto un saggio in cui analizzava il declino demografico americano, sostenendo che fosse causa delle spinte femministe e della rivoluzione sessuale del dopoguerra. È un grande ammiratore della Russia e delle sue leggi anti-propaganda gay. Sostiene che Putin “sta cercando di far riacquistare alla società la sua moralità” dopo il comunismo e il suo crollo, che ha comportato un “approccio libertino alla sessualità.
Antonio Brandi: Presidente di ProVita e grande amico di Roberto Fiore (leader di Forza Nuova). Tra i promotori della petizione “No all’ideologia Gender nelle scuole”. Ha commentato così la legge sul testamento biologico:
“un disegno di legge pericoloso e mortifico che, come obiettivo, ha quello di portare avanti un’ideologia hitleriana di sopprimere ogni vita arbitrariamente considerata non degna di essere vissuta“.
Dmitri Smirnov: Arciprete ortodosso e membro della Commissione Patriarcale per la famiglia. Ha dichiarato “Se non fermiamo gli aborti, il signore ci cancellerà dalla faccia della terra“. Paragona l’aborto all’Olocausto, promuovendone il taglio dei fondi statali. È per confinare il ruolo della donna a moglie e madre, com’era un secolo fa.
Zeljka Markic: Ha combattuto in prima linea in Croazia per dissuadere il governo dalla ratifica della Convenzione di Istanbul. È stata la principale promotrice del referendum che ha introdotto la tutela costituzionale del matrimonio nel Paese slavo.
Nicola Legrottaglie: ex calciatore convertito sulla via di Damasco, afferma che i gay sono peccatori e che per redimersi dovrebbero leggere la Bibbia. Nel 2009 ha detto: “Essere gay oggi è visto come una moda, una maniera come tante di essere contro. Nella Bibbia c’e’ scritto chiaro e tondo che, sia maschile che femminile, è peccato“.
Igor Dodon: Presidente della Repubblica Moldava, si è espresso contro il Gay Pride del 2017 di Chisinau, affermando che si trattasse di una marcia “in contraddizione con i valori tradizionali, la religione ortodossa e la morale“, e che i gay “non saranno accettati né da lui personalmente né dall’intera società.