Quando il rosa diventa bullismo
Martedì al Festival di Giffoni 2024 è stato presentato il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, la storia di Andrea Spezzacatena, il quindicenne che si tolse la vita il 20 novembre 2012, perché’ bullizzato a scuola per via del suo modo di vestire, indossava spesso i famosi pantaloni rosa, da cui il titolo del film. Il lungometraggio è stato scritto con l’aiuto della mamma Teresa Manes. Nel 2012, non si parlava del fenomeno come oggi e nessuno aveva inquadrato Andrea come vittima, ma in questi anni gli episodi si sono quadruplicati e sono diventati un allarme. Andrea fu trovato da suo fratello minore Daniele, di appena dieci anni, con il corpo ancora legato alla sciarpetta con la quale il ragazzo si tolse la vita, qualche giorno dopo aver compiuto 15 anni.
Perché’ “il ragazzo dai pantaloni rosa”.? Al liceo Cavour di Roma, Andrea veniva appellato così. Sua madre Teresa lavò dei pantaloni rossi, ma li aveva scoloriti con la candeggina. Andrea, invece di arrabbiarsi, si era mostrato divertito e aveva indossato volentieri quel capo. Ma questa cosa invece creò una serie di episodi cyberbullismo: lui indicato anche come gay, non è detto che lo fosse.
Ma la cosa incredibile che fu creato appositamente, per bullizzarlo, un profilo Facebook dedicato appunto al “ragazzo dai pantaloni rosa”. Ci si chiede visto che i like su quella pagina erano solo 27, un po’ pochi per essere considerati influenti e determinanti per una scelta tanto estrema. Quindi cosa è successo veramente. La mamma raccontando alcuni episodi denuncia il fatto che i segnali c’erano: l’alopecia di cui soffriva, le unghie che si mangiava, i cattivi voti che, da un certo punto in poi, erano arrivati a scuola. lei pensava che fosse uno sciampo sbagliato o allo spaesamento iniziale dovuto al passaggio ad una scuola, statale, mista. E poi c’erano quelli che abbiamo scoperto dopo, nelle chat, quando si confidava con gli amici, parlando di autolesionismo. Teresa Manes, nel 2013 ha pubblicato il libro “Andrea oltre il pantalone rosa”, di recente ha aperto una pagina dove dispensa consigli su come riconoscere le avvisaglie di inquietudine nei ragazzi vittime di bullismo. Vuole essere d’aiuto a tutti quelle famiglie che si possono trovare nelle stesse condizioni.
Il film presentato nella sala Truffaut del Festival, infrangendo il muro del silenzio, ha commosso tutti i presenti, sarà nelle sale in autunno. Prodotto dalla Eagle Pictures e Weekend Films, con la regia di Margherita Ferri e sceneggiatura da Roberto Proia. A interpretare la mamma Teresa è l’attrice Claudia Pandolfi, l’attore che interpreta Andrea è il giovane Samuele Carrino, Corrado Fortuna ha la parte del papà di Andrea. Una nota a parte la struggente canzone del film cantata da Arisa “Canta ancora”.
Da un’intervista rilasciata all’Ansa la Pandolfi dice: “Con Teresa, si è creato un rapporto molto intenso e io ero particolarmente emozionata e me la sento ancora addosso la storia di Andrea e faccio fatica a gestirla. È una storia che abbiamo abbracciato tutti, ho visto un amore che non ho visto spesso sui set dove si creano un po’ delle bolle ma si tende a spesso a tirar dritto. Invece tutti avevamo un’attenzione particolare, questa storia mi ha commosso all’inverosimile e mi ha aiutato tanto vedere la solidarietà degli altri”.
“Rosae Rosarum Rosis” è questo il rosa di cui avremmo voluto parlare, tra amori e miti.