Un folle caso di discriminazione nei confronti degli omosessuali (e non solo) vede protagonista la città di Lecco, dove la partecipazione ad un corso di meditazione è stata preclusa agli omosessuali “non celibi”. Il gruppo glbts “Renzo e Lucio” ha denunciato l’accaduto.
“Possono partecipare al Corso gli omosessuali solo se desiderano praticare il celibato, segnalando questa condizione al responsabile del corso, in quanto è questa la condotta che permetterebbe loro un regolare progresso nella meditazione“.
Si è tenuta ieri a Lecco la prima lezione di un Corso di Meditazione precluso agli omosessuali “non celibi”, presentato giorni fa presso l’Aula Magna del Politecnico di Lecco e condotta dal maestro spirituale Pier Franco Marcenaro, presidente del Centro Interreligioso Mondiale il cui compito principale è la riscoperta dei valori più elevati dell’uomo e la promozione nel mondo dell’amore fra gli appartenenti a differenti culture, razze e religioni.
Una discriminazione ingiustificabile e offensiva, se si pensa che il suddetto corso, inoltre, patrocinato dalla Regione Lombardia e finanziato dalla Provincia di Lecco, tenuto in una struttura pubblica (la Sala Don Ticozzi della sede della Provincia), mette al bando, così come gli omosessuali, anche chi fa uso di psicofarmaci o “chi è affetto da gravi malattie o disturbi”.
La denuncia dell’Associazione Renzo e Lucio
È il gruppo glbts locale “Renzo e Lucio” a denunciare l’accaduto sul proprio sito internet: Per accedere al corso è ovviamente richiesto di sottoscrivere un “modulo di iscrizione e frequenza” accompagnato da una lettera di istruzione nella quale, sorprendentemente leggiamo, che non tutti possono iscriversi al corso. Due le categorie escluse: persone che usano psicofarmaci ed alcuni “tipi” di omosessuali. La possibilità di “conoscere sé stessi e raggiungere la felicità” è, quindi, preclusa innanzitutto a delle persone che, solo per il fatto di fare uso di psicofarmaci, vengono additate come individui che hanno gravi malattie e grandi disordini in atto.
Un punto di vista, quello degli organizzatori del Corso, ampiamente in linea con il punto di vista di una frangia estremista della chiesa cattolica, pronta ad accogliere gli omosessuali purché astinenti e remissivi. A ciò si aggiunge la gratuità delle insinuazioni che accosterebbero l’omosessualità a disturbi di personalità o, addirittura, gravi malattie, e soprattutto il divieto di accesso al Corso, tenuto in una struttura pubblica, demandato al libero arbitrio degli organizzatori.
Un’altra osservazione che nasce spontanea è: appurato il difetto di laicità dell’iniziativa (che è palese), perché mai ci si limita la condanna al celibato solo per gli omosessuali? Perché la sessualità è considerata una condizione dirimente per un “regolare progresso di meditazione” solo se si parla di persone dello stesso sesso? Osservazione peraltro emersa anche dalle pagine di Renzo e Lucio: “Risulta altresì strano la proposizione di una costruzione di una personalità spirituale che ancora ripropone un dualismo fra anima e corpo, in cui la fisicità e la sessualità vengono ancora viste come qualcosa di negativo, ma in questo caso ancora solo per gli omosessuali.“
La replica della Provincia
Stando alle pagine de “Il giorno”, il presidente della provincia Claudio Usuelli ha rassicurato: “Le nostre sale sono e devono restare aperte a tutti, non eravamo a conoscenza di queste discriminazioni. Abbiamo concesso l’utilizzo della sala a tariffa ridotta come facciamo con i volontari di tutte le associazioni. Chiederò immediatamente chiarimenti e assumerò i provvedimenti del caso“.