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Premio John Fante: TANGERINN di Emanuela Anechoun (e/o) | Recensione


All’interno del Festival John Fante “Il Dio di Mio Padre” è presente l’ambito premio “Opera Prima” dedicato a scrittrici e scrittori emergenti del panorama italiano. La nostra redazione vi donerà la recensione dei tre libri finalisti. Nella giornata del 24, a Torricella Peligna, avverrà la premiazione.

Il secondo libro finalista che vi presentiamo è TANGERINN di Emanuela Anechoun pubblicato da e/o.

LA TRAMA:

Mina ha trent’anni e conduce a Londra una vita costruita con grande attenzione e poca spontaneità, nel tentativo spasmodico di sentirsi finalmente “giusta”. Una sera riceve una telefonata da sua madre: il padre è morto. Mina torna a casa per i funerali, ma finisce per restare a lungo. Casa è la periferia di un paese sul mare in cui suo padre gestiva un piccolo bar sulla spiaggia frequentato per lo più da immigrati. Omar aveva cercato con quel bar di creare una piccola comunità per tutti coloro che non sí sentivano accolti da quella nuova terra. In quello strano luogo dove nessuno sembra essere al suo posto, dove le persone troppo spesso appaiono come fantasmi che passano e svaniscono, Mina ritrova la famiglia, gli amici e soprattutto i ricordi del padre, questo mitico, inafferrabile, eterno migrante con un misterioso passato in Marocco. In quest’avventura sensuale ma a tratti quasi metafisica, Mina scoprirà che le radici sono solo un sogno sfuggente, un desiderio di ritrovarsi in una storia comune, in un affetto profondo che ci faccia dimenticare, almeno a tratti, la ferocia del mondo e le ferite dell’abbandono.

LA RECENSIONE:

Probabilmente uno dei più bei romanzi di formazione scritti negli ultimi cinque anni! L’autrice ci conduce immediatamente nel mondo caotico e complesso della protagonista Mina che, per passiva irruenza, ricorda molto l’impeto di Arturo Bandini. Il tema del Ritorno alle Radici è ben delineato da un solco incredibile fatto di crudele consapevolezza. La dipartita del padre della protagonista non è solo evento luttuoso ma diventa il trampolino per una ricerca identitaria adulta. Lo stile di scrittura appare asciutto e ponderato, le aggettivazioni, mai banali, immergono il lettore in una quasi riuscita sinestesia: Anechoun riesce a portarci in Marocco e a Londra attraverso le percezioni di Mina. Altra nota di merito è la stratificazione esperienziale dei personaggi femminili: l’autrice condenza con poche e ragionate parole i profili della complessità delle donne. Andando a cercare il pelo nell’uovo, questo romanzo appare molto lontano dall’ironia, ma molto vicino al black humor inglese: i cinici dispetti di Mina alla ricchissima”amica” Liz fanno percepire che talvolta delle piccole azioni malvage, mai cruente, possono essere altamente liberatorie.

Consigliatissimo!

Al bar, quel pomeriggio, c’erano tutti. Tutti i volti che mi erano diventati sorprendentemente familiari, e altri che forse riconobbi da ricordi non miei. Era trascorsa appena qualche settimana, ma solo in quel momento mi resi conto di essere dentro quel mondo, che mi si era cucito addosso come una nuova pelle. Senza che all’esterno nulla cambiasse…ero diventata chi sono!

da TANGERINN di Emanuela Anechoun

https://www.amazon.it/Tangerinn-Emanuela-Anechoum/dp/8833577015#:~:text=Mina%20ha%20trent’anni%20e,finisce%20per%20restare%20a%20lungo.
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Di origine Abruzzese, ma ramingo come un nomade. Di molteplici interessi ogni sabato su Bl Magazine con la rubrica BL LIBRI.

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