L’ex comico contro l’uomo del Kgb. Il Presidente dell’Ucraina contro lo zar.
Quello che sta accadendo in questi giorni nel paese giallo e blu ha messo a nudo due stili di comunicazione, e leadership, totalmente differenti.
Zelensky, da attore a Presidente
Dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza, Volodymyr Zelensky intraprende la carriera di attore. Il successo vero e proprio lo raggiunge interpretando un professore del liceo inaspettatamente eletto Presidente dell’Ucraina. La serie tv di satira politica Servitore del Popolo, ottiene successo in tutto il paese.
La popolarità porta lo stesso Zelensky ad iniziare a credere che possa essere possibile per lui diventare presidente. Nel marzo del 2018 viene fondato il partito. Il nome? Servitore del Popolo. A dicembre dello stesso anno, Zelensky annuncia la sua candidatura e il 21 aprile 2019, con il 73% dei consensi, è diventato il Presidente dell’Ucraina.
Vladimir Putin
A distanza di due anni, l’ex comico è al comando del Paese che è stato attaccato il 24 febbraio dallo zar russo, Vladimir Putin. I due hanno una sola cosa in comune: la laurea in legge. Il Presidente russo infatti, subito dopo gli studi diventa funzionario dell’intelligence del KGB, per poi dimettersi e intraprendere una carriera politica, nel 1991 a San Pietroburgo e nel ’99 a Mosca, come Primo Ministro e poi Presidente.
Ininterrottamente in carica da ventitré anni, per il Presidente “la dissoluzione dell’Unione Sovietica fu «la catastrofe geopolitica più grande del secolo», causa della proliferazione dei movimenti separatisti interni alla Russia: «per il popolo russo fu un’autentica tragedia». Negli anni successivi poi è tornato periodicamente sul tema.
L’attacco
Il 21 febbraio scorso, in diretta, il Presidente russo Putin ha annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste ucraine di Donec’k e di Luhans’k, e tre giorni dopo, non avendo l’Ucraina deciso di piegarsi al riconoscimento russo, è partito l’attacco al Paese intero.
Alle 3.54 del 24 febbraio lo zar ha esortato le forze ucraine a consegnare le armi e a lasciare il territorio del Donbass. Poco più di un’ora dopo, l’ambasciatore russo all’Onu, Vasily Nebenzya, durante la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza, sosteneva che quella di Mosca fosse un’operazione militare speciale. Alle 5.30 le esplosioni venivano segnalate in diverse parti del paese.
La trasformazione di Zelensky
Alle sette del mattino, Zelensky parla per la prima volta a una nazione in guerra. Indossa ancora i vestiti da politico. «Bisogna fermare immediatamente Putin e la guerra contro l’Ucraina e il mondo! È necessario costruire una coalizione anti-Putin e l’Ucraina richiede sanzioni immediate, difesa e sostegno finanziario all’Ucraina e di chiudere lo spazio aereo. Il mondo deve costringere la Russia alla pace».
Le ore passano, gli attacchi proseguono e inizia la trasformazione del Presidente. Il secondo discorso viene tenuto con la sola camicia bianca, sbottonata e stropicciata, segno dei primi cedimenti dovuti all’invasione russa. Passano poche ore e Zelensky si presenta, per la prima volta, nella versione in cui, in pochi giorni, purtroppo ci siamo già abituati: vestito per la guerra, in verde militare.
Da comico populista a comandante guida la resistenza, non vuole lasciare il campo e risponde alle fake news che lo danno come fuggitivo con un video girato dallo smartphone, insieme al capo del suo staff e i capigruppo parlamentari, in strada a Kiev: «Il presidente è qui, siamo tutti qui».
Il politico
Non solo. Zelensky, nonostante un assedio in corso a Kiev, riesce anche a trovare la forza, e il tempo, di deridere e riprendere il suo aggressore. Nei giorni scorsi infatti Putin ha incontrato i suoi uomini tenendoli sempre a debita distanza fisicamente. La cosa non è passata inosservata al Presidente ucraino che ha risposto allo zar con una foto in cui abbracciava il suo Ministro della difesa.
Questa guerra è uno scontro tra il nuovo e il vecchio mondo. Tra un Presidente che “usa la sua presenza scenica, i tempi del teatro e i mezzi video con cui è evidentemente a suo agio per ottenere risultati importanti non solo nel trasmettere fiducia alla sua popolazione, ma anche nel tagliare traguardi diplomatici non di poco conto” e un altro che continua a rimpiangere l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, arrivato al sesto giorno di guerra con ancora la camicia stirata, la giacca e la cravatta.
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