Di Fabrizio Carucci
Redattore per un giorno
“…Dobbiamo andare e non fermarci finché non arriviamo. – Per andare dove, amico? – Non lo so, ma dobbiamo andare…”
Nel 2010, in primavera, mi trovavo a San Francisco, meta della mia prima vacanza oltreoceano, capitale della Beat Generation, pietra miliare della letteratura americana.
Ero in una libreria e mi sono imbattuto nel libro “On the road” di Jack Kerouac.
La libreria era una di quelle antiche, che stanno ormai scomparendo, piene di libri usati di vari stili e epoche impilati alla rinfusa; la copertina era colorata, con i personaggi disegnati a schizzo, tra cui il protagonista con maglia a righe che guardava verso il lettore. Forse è stato questo ad attrarmi.
Ho aperto il libro a caso, più o meno verso la fine, e ho letto quel dialogo iconico e famoso in tutto il mondo. In quel preciso momento mi si è accesa una scintilla, un po’’ confusa, ma che avrebbe pian piano preso forma nel corso del tempo.
Diversi mesi dopo, a partire da gennaio 2011 è iniziato il mio progetto. Era ancora confusionario e faraonico, ma da qualche parte dovevo pur iniziare: visitare tutti i comuni italiani, nessuno escluso.
Mi chiamo Fabrizio, sono sordo dalla nascita e la mia formazione è principalmente geografica, con qualche nozione di storia, arte, pianificazione territoriale e progetti sociali.
Sono trascorsi ben tredici anni da allora e, tra alti e bassi, sono arrivato a più di duemila comuni italiani visitati dal nord al sud dello Stivale, isole incluse.
Inizialmente esploravo i paesini – e a volte qualche cittadina – in maniera un superficiale, quasi all’avventura, tanto che in un giorno arrivavo addirittura a visitare più di dieci comuni. Con il tempo ho imparato a gestire meglio l’esplorazione, senza fretta, studiando in anticipo la storia e le attrazioni culturali e naturalistiche di ogni comune, facendomi aiutare da ricerche online e anche da preziosi cataloghi istituzionali, per buona parte comodamente reperibili in rete.
In questo modo riesco ad entrare nell’anima di ogni comunità, a volte concedendomi il tempo di comunicare con la gente del posto.
Sono quindi partito da un piccolo comune in provincia di Lodi, Abbadia Cerreto, che custodisce un’antica abbazia (appunto) in stile romanico e da allora ho avuto il privilegio di conoscere mondi, culture, bellezze e (perché no?) anche gastronomie diverse. Dalla decadente bellezza di Nicosia in Sicilia, al fascino senza tempo di Laconi in Sardegna.
Dal commovente stupore che mi ha suscitato Gerace in Calabria, senza dimenticare i paesini del centro nord, come – solo per citarne qualcuno – Pomarance in Toscana, Pigna in Liguria, Leve in Piemonte, Lallio in Lombardia e tantissimi altri.
Ad ora, ad eccezione dei comuni capoluogo che per scelta ho deciso di non esplorare, posso dire di aver esplorato tutti i comuni pugliesi e lucani, e poi, il 40% dei comuni molisani e così via, comuni di tutte le regioni ad eccezione della Valle d’Aosta. In media ho visitato un borgo italiano su quattro.
Per questi viaggi esplorativi mi sposto (purtroppo) in macchina, ma, per quanto possibile, provo ad esplorare, ogni singolo paesino, dal centro alla periferia a piedi, campagna compresa.
L’escursione inizia sempre nelle prime ore del mattino, possibilmente all’alba e ogni visita è sempre accompagnata da scatti fotografici e appunti scritti a mano sui miei quadernetti. A volte per i comuni più grandi e più estesi ho bisogno di più giorni, a volte riesco a visitare anche cinque o sei paesini in una sola giornata. Dipende sempre dal ’estensione e dalla quantità delle attrazioni.
Ovviamente la mia esplorazione termina al tramonto, sfruttando appieno le ore di luce, sono in giro quasi 16 ore al giorno in estate e 8-10 ore in primavera e autunno.
Generalmente parto per i miei viaggi a marzo, privilegiando la visita dei luoghi più vicini alla mia residenza (in Puglia), mentre nei mesi estivi e autunnali esploro principalmente le regioni settentrionali.
In ogni caso cerco di godere a pieno della bellezza dei posti visitando i paesi più a vocazione turistica estiva nei mesi autunnali e dedicando l’estate ai piccoli paesi lontani dai tradizionali afflussi turistici.
Le escursioni mi regalano sempre tantissima emozione, tipo raggiungere dopo ben due ore di cammino una qualche graziosa chiesa situata sulla sommità di una montagna, ripaga della fatica del percorso. Mi è capitato di recente nel piccolo comune di Boccioleto, in Valsesia, provincia di Vercelli. Lì si può ammirare una chiesa che, per forza di cose, è poco conosciuta al grande pubblico, ma al suo interno custodisce preziosi e unici affreschi medievali in stile greco bizantino. Si tratta di un unicum, perché non esistono altre chiese in zona con il medesimo stile e per cercare esempi più vicini bisogna spostarci nel nostro Mezzogiorno.
La mia emozione è stata impagabile perché, oltre ad aver raggiunto la meta e ammirato i dipinti a fresco, mi sono sentito un a casa.
Non sono di certo mancati negli anni eventi negativi, ma cerco di minimizzarli e affrontarli con il sorriso senza cedere alla paura o alla rabbia. Posso solo dire che sono quasi quotidiani gli sguardi torvi, le domande inopportune che sfociano in interrogatori, a volte gli interventi delle forze d’ordine e, per fortuna, più raramente, le aggressioni fisiche e verbali.
Non so il motivo per cui, anche in posti molto turistici, mi capitino situazioni del genere che, ripeto, ormai dopo dieci anni mi hanno un po’’ abituato.
Sarà per la mia innata curiosità che può essere scambiata per altro, sarà per l’ancestrale paura per l’ignoto e il diverso, sarà per il mio sguardo profondo che osserva ogni minimo dettaglio che compensa il mio udito pari a zero. I motivi possono essere tanti, ma per fortuna situazioni simili (almeno quelli più gravi) non sono così particolarmente frequenti e, probabilmente, in molti casi neanche le noto.
In ogni caso, sono molto di più gli eventi positivi rispetto a quelli negativi e il mio sorriso, insieme alla serenità, anche in momenti che possono essere personalmente negativi, non mancano mai.
Certo, io – in un certo senso – ho un grande privilegio: poter osservare i luoghi e le bellezze che ci circondano in silenzio, senza essere accompagnato da quel fastidioso borbottio in sottofondo.
Probabilmente in questo modo guardo con occhi diversi l’anima del paese, scorgendo a volte anche dettagli che possono essere sfuggiti a occhi più distratti.
Nel mio piccolo, provo a far conoscere l’anima più nascosta della nostra penisola. Certo, con i miei occhi e il mio sguardo.