Parliamo un attimo dei bagni pubblici. Dedichiamo del tempo a questo disagio. Investiamo parole per definire uno spazio pubblico tenuto male. Allora, la questione riguarda noi bambine, noi sventurate che ahimè abbiamo bisogno di alcune cose in più rispetto ai maschietti.
Prima cosa: la porta, che si chiuda. Si perché se apri la porta ad un uomo mentre fa pipì al massimo apprezzi la sua schiena e senti un “oh fammi finire”. Se invece si apre la porta ad una donna mentre fa la stessa cosa, il rischio è di trovarla nella stessa posizione a uovo come Alberto Tomba in discesa libera e, con fare in cagnesco e occhi iniettati di sangue griderà “è occupato non lo vedi?!”. Carissimi gestori, per cortesia, controllate le serrature altrimenti da un momento di bisogno si verrà a creare una lezione di yoga, pilates con posizione che neanche Spiderman riuscirebbe ad avere. Una mano sulla porta, una mano alla cintura, un movimento sexy, un movimento sexy… come balli di gruppo nei villaggi vacanze.
Seconda cosa: il pavimento asciutto. L’uomo arriva e l’unico gesto è abbassare una zip, lì fermo, in piedi, la scarpa lo separa dal suolo, nulla lo disturba. Noi donne no, perché per fare pipì dobbiamo obbligatoriamente e necessariamente calare ciò che indossiamo perché madre natura non ci ha dotato di una proboscide. Quindi, i pantaloni, può capitare che tocchino terra e si imbevano di prodotti non fuoriusciti dal nostro corpo. Piccola precisazione, sto parlando di bagni sia unisex che divisi, si perché noi bambine riusciamo ad essere molto più sporche nei bagni pubblici di quanto possano essere gli uomini. Quindi il mio appello si rivolge sia ai proprietari degli esercizi sia agli utilizzatori di tale servizio. Quindi, dato che capi di abbigliamento piegandosi potrebbero toccare terra, sarebbe bello che i pavimenti fossero asciutti.
Terza cosa: mensole e ganci, porca miseria. L’uomo non ha borse, buste, zaini come noi donne. Tutto in tasca, un fabbisogno di 3 oggetti: portafoglio, chiavi, telefono. Noi abbiamo la borsa e appoggiarla sulle rive del Nilo sarebbe meglio piuttosto che immaginare di appoggiarla in terra in un bagno. Maniglie spesso inesistenti e nessun punto di appoggio. Per cui chinarsi, calarsi, non toccare nulla, direzionale il getto, restare in equilibrio, asciugarsi e tutto questo con la borsa tracolla capite bene che neanche a giochi senza frontiere sono riusciti a tanto.
Quarta cosa: la carta igienica. Il 99% delle volte è finita. Oppure nei migliori dei casi c’è ma è a 2 mt di distanza per cui se sei miracolosamente riuscita a chiudere la porta, appoggiare la borsa, non bagnarti i pantaloni, devi con una torsione del busto, mantenendo sempre la posizione a uovo di cui sopra, a raggiungere la carta o il distributore di salviette messo rigorosamente e inevitabilmente dietro. Perché?
Quinta cosa: la seggetta. Allora ragazzi è semplice: seggetta su uomini, seggetta giù donne. Ripetiamo: seggetta su gli uomini, seggetta giù donne. Molto elementare come gesto. No. Sbagliato. Si fa tutto ovunque. Dentro, fuori, sopra, sotto, di lato. Ovunque tranne che nel posto giusto.
Per noi bambine andare in bagno fuori è un trauma. Non ti appoggi. Devi avere dei quadricipiti che neanche un culturista. Devi stare costantemente attenta che niente tocchi niente. Sospesa così, nell’etere. Sorvolare come un puttino seicentesco il wc. Poi non dimentichiamo che i bagni sono stati spesso progettati da trampolieri, perché la porta si apre spesso verso l’interno quindi va a sfiorare il wc e lo spazio che rimane fra te la porta e il wc è lo stesso della gamba di legno di un trampoliere, quindi anche in quel caso struscerai le gambe su cose che non avresti voluto mai, e ripeto MAI vedere e tanto meno toccare.
Altro aspetto che mi ha sempre affascinato dei bagni pubblici è l’impronta di scarpa sulla seggetta. Adoro. L’inventore del bagno alla turca “faidate”. Già che lo abbiamo nominato soffermiamoci un attimo sul bagno alla turca. Comodo, facile da pulire. Pratico. Sì, ma per gli uomini. Perché noi bambine per accoccolarci e poter fare i nostri bisogni arriviamo a mettere il viso in terra alcune volte e vi assicuro che non arriva un profumo di campo, o meglio, sì ma concimato!
Insomma i bagni quelli belli, dove entri e hai spazio, dove hai un lavandino senza 80 tipi di dna umano. Una porta che si chiude. Un distributore di carta pratico e messo logicamente a lato del wc non nella parete dietro. Un pavimento pulito e, in qualche raro caso, un wc pulito che ti invoglia a sederti per risparmiare una serie di squat. Che sogno. Introvabile se non in certi posti anche se ho scoperto che l’eleganza del posto non è sempre direttamente proporzionale con la pulizia dei servizi.
Anzi, la delusione più grande è quando magari ti fermi in un bar prestigioso che ti fa pagare anche l’aria che respiri e poi vai in bagno e trovi le stesse condizioni di una discarica. Spesso i baretti piccoli e scrausi sono quelli che prestano più attenzione alla pulizia. In generale fare pipì fuori è sempre una avventura. Non sai mai cosa troverai varcata quella porta. Quale disagio ti attende. Quale acrobazia dovrai fare. Una scommessa.
E ripeto, non crediate che la sporcizia sia dovuta al bagno unisex perché le gentili pulzelle riescono a ridurre un bagno peggio degli uomini. Al massimo il maschio non ha mira, ma trovata quella, e spesso neanche si sforzano di trovarla, han fatto tutto. Noi abbiamo anche articoli femminili mal riposti. Carta igienica srotolata in terra e molto altro. Io capisco perfettamente che pulire un servizio pubblico sia tra le mansioni più complesse quindi non è neanche educato lasciarli sporchi perché qualcuno pulirà.
Spesso si legge “si prega di lasciare il bagno come lo si è trovato nel rispetto di chi verrà dopo di voi” ma bisogna vedere come lo ha trovato quello prima di me. In realtà siamo animali e come tali spesso ci comportiamo. Rettifico. Un gatto ha la lettiera pulita. Un cane copre i bisogni con la terra. Quindi non siamo animali. Non siamo neanche lontanamente paragonabili agli animali. Magari.Sarebbe bello che le persone davvero rispettassero di più un luogo dove necessariamente e fisiologicamente prima o poi tutti dovremo andare. Utopia. Lo so. Però ci spero.