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Coronavirus: gli effetti collaterali della quarantena

- 19/03/2020


Tutti ci stiamo preservando, o almeno quasi tutti, da questo contagio e stiamo osservando le richieste imposte dai Decreti Ministeriali che ci chiedono, velatamente comandato, di stare fermi senza avere contatti con altre persone.

Non so da voi ma qui è un continuo entrare e uscire, nessuno osserva le ordinanze, tutti fanno ciò che vogliono e continuano imperterriti a fare la loro vita non capendo che così facendo mettono a repentaglio quella loro e quella degli altri, facendo solo prolungare la quarantena.

Mi sono soffermata ad analizzare i danni collaterali di questa quarantena.

Ho pensato molte cose in questi giorni e sto osservando attentamente come l’essere umano del 2020 stia affrontando questa emergenza. Assolutamente senza cervello, mi verrebbe da dire. Sarei curiosa di sentire un nonno o una nonna in merito per capire rispetto alla loro emergenza cosa pensano e, secondo loro, come stiamo affrontando noi questa quarantena.

Innanzi tutto è preponderante la paura di morire di fame pur avendo scorte e dispense piene. Tutti i giorni a fare la spesa. Supermercati con code infinite tutti i giorni in qualsiasi fascia oraria. Cosa che già denota poca furbizia perché più esci, più ti esponi al rischio: quindi, esci una volta sola e fai una scorta grossa così non esci più. Invece no.

Ma alla fine, mi domando, finiranno il posto in casa? Assurdo come non vengano messi dei limiti, dei controlli, delle fasce orarie. Tutto lasciato in balia delle persone che sono chiaramente nel panico e non sanno gestire e organizzare il loro tempo. Tutta questione di paura. Comprensibile, ma dopo una settimana di reclusione se cominciassero realmente a stare a casa forse i contagi diminuirebbero.

Poi a tutto questo si somma la paura di non avere rapporti con il prossimo.

Allora, le persone di base non sanno più comunicare. Partiamo da questo presupposto. Con l’avvento della tecnologia le chat regnano sovrane quindi in teoria dovremmo essere a cavallo, ma non è così. Gli argomenti adesso che non abbiamo niente da fare sono terminati. Nessuna inventiva, nessuna propositività. Solo un argomento: virus. Noia (abbiamo parlato qui di come sconfiggerla), pulizie sono un sottofondo. Chat scarne con contenuti riguardanti la spesa e le dispense. Una amarezza sconcertante. Chissà se davvero necessitiamo della quotidianità per avere argomenti. Siamo talmente tanto tartassati da informazioni e cose da fare che la staticità a volte è pesante e ci mette davanti al poco tempo che dedichiamo ad ascoltarci.

Molti romantici pensano che questo periodo di isolamento (per alcuni) servirà per riscoprire il piacere della compagnia, il calore di un abbraccio, la voglia di toccare e sentire una persona vicina. I più cinici credono che aumenterà l’isolamento sociale e la totale perdita di sopportazione dell’essere vivente. Non so dove sia il vero e dove sia il falso.

Sicuramente è stato un trauma cambiare la propria vita dalla sera alla mattina, dovendo gestire molti aspetti nuovi, sensazioni taciute per la troppa frenesia. Adesso siamo faccia a faccia con noi stessi. Silenzio per i nostri pensieri. Pensieri per il nostro essere. Non so come il cervello umano potrà reagire, per adesso non sta dando molti segnali di fiducia. 

Periodi come questi posso essere utili per illuminare situazioni stantie e apatiche. Coppie che non si vedevano mai adesso costrette sotto lo stesso tetto. Dialogo forzato con compagni che magari sono cornuti e, finita la quarantena, riscopriranno il proprio partner senza aver bisogno di uscire di casa per stare bene. Coppie che credevano di stare bene invece, stando sempre insieme, si potrebbero accorgere di non avere così tanto in comune se non quelle due ore trascorse insieme a fine giornata durante la routine. 

Un regalo prezioso per le famiglie che magari non hanno modo di stare insieme se non in vacanza e così approfittano per stare coi bimbi, divertirsi, stancarsi. Un momento di condivisione importantissimo per conoscersi meglio e conoscere gli altri.

Sicuramente molto difficile per chi è solo in casa perché il dialogo può avvenire solo tramite social network. Allora cominci a pulire, provi a leggere e ti inventi qualsiasi cosa. Stare soli non è facile perché si pensa di più, ma davvero è così tremendo?

Tempo per capire cosa si vuole fare, se ci manca il nostro lavoro, se ci manca una persona, se stiamo bene, se siamo felici. Cosa ci manca delle persone. Cosa ci manca di noi stessi.

Un esame di coscienza per l’essere umano del 2020 da non sottovalutare. Forse è tutto un grandissimo esperimento come a “The Truman Show” e siamo filmati, come “Divergent” il film, siamo una specie che aveva bisogno di un trauma così per aprire gli occhi. Il consumismo. Lo smog. La mancanza di stimoli. La sottovalutazione dei rapporti umani.

Pensate ai nostri avi che non avevano internet, chat, cellulari, televisione, e spesso neanche libri, perché o analfabeti o scappati di casa, eppure ne sono usciti e hanno anche portato avanti la famiglia. Noi, se non andiamo al supermercato tutti i giorni, pensiamo di morire

La voglia di uscire è tanta ma la capacità di capire perché non si può fare fa la differenza. La dimostrazione del punto a cui siamo arrivati, la società che non sa gestire una massa impaurita, la mancanza di informazioni, la scarsità di informazioni reali ed efficaci. Molta confusione. 

In tutto questo marasma l’unica a giovarne davvero è la Natura.

Smog diminuito, aria pulita, silenzio e natura libera. Peccato che la specie animale che dovrebbe migliorare il pianeta è quella che lo peggiora e che, stando a casa, fa solo meglio. Dovremmo approfittare per riflettere anche su questi aspetti. Capire a che punto siamo e come ci siamo arrivati. Migliorare alcune cose e evitarne altre. Il libero arbitrio e la capacità di scindere l’essere umano le possiede ma è troppo invaso dall’egoismo per capire la loro importanza. Speriamo che alcuni riescano a trarre beneficio da questo periodo. Magari ci manderemo meno a cagare alle rotonde e agli stop quando usciremo di casa. Magari impareremo a rispettare quello che ci è stato dato che per un battito di ciglia ci può essere tolto.

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Non mi descrivo mai perché non sono gentile con me stessa

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