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COVID e il sovraccarico cognitivo

- 14/05/2020


Quando gli avvenimenti sono troppi o troppo pochi, succede sempre caos. Si rischia di dover avere un’opinione su tutto e su niente. Siamo sballottati fra il dover per forza esprimere una opinione opposta al menefreghismo più totale.

Il doversi informare per sapere di cosa si sta parlando e cosa sta succedendo ma, allo stesso tempo, la noncuranza di seguire certi temi per non ascoltare sempre gli stessi argomenti. Aver bisogno di stimoli nuovi è alla base del funzionamento della mente umana. Il piattume non aiuta ma, al contrario, neanche le troppe informazioni.

Il tartassamento di informazioni, conosciuto come information overload o il sovraccarico cognitivo, porta le persone a ricercare in maniera compulsiva ed irrefrenabile informazioni su Internet o a distaccarsi completamente da tutto.

Ciò comporta il dover gestire molte informazioni che il cervello deve filtrare, comprendere, elaborare. Tutto questo lavoro tiene attivo il cervello ma non aiuta a sviluppare la cultura personale. Il sovraccarico cognitivo, inoltre, ha un’influenza negativa sulle scelte che posso essere prese. Infatti quando si hanno troppe informazioni il cervello va in tilt e non sa più distinguere. Non sa più scegliere.

Non si è più capaci di valutare e quindi si rischia di restare bloccati. Un po’ come nel “Paradosso dell’asino” di Buridano (filosofo della prima metà del XIV sec). La storia narra di un asino che, posto tra due cumuli di fieno perfettamente uguali e alla stessa distanza, non sappia quale scegliere, morendo di fame e sete nell’incertezza.

Quello che Buridano vuole indicare con questo apologo è che l’intelletto è sempre in grado di indicare la scelta giusta, tra diverse alternative, per assurdo però, se la scelta fosse costituita da due elementi identici, la volontà si paralizzerebbe.

Il sovraccarico è un aspetto che ultimamente ha messo a dura prova il nostro cervello. Un sovraccarico di informazioni, di file, di input. Un vero e proprio bombardamento sensoriale che non avevamo mai subito così forte. Più cose, concentrate in un breve periodo, alle quali dobbiamo prestare attenzione, generano di base distrazione, poca concentrazione, difficoltà a focalizzare il necessario. 

Di base le persone hanno molta difficoltà ad ascoltare, ci sono sempre altre cose da fare, mille cose a cui pensare per cui, una persona che ti sta parlando, spesso entra in dissolvenza, la senti ma non la ascolti. Uno studio tenuto nel 2016, da Microsoft, attesta che, rispetto al 2000, la finestra temporale in cui prestiamo attenzione si è ridotta di un terzo: se in precedenza il tempo di ascolto era di 12 secondi, oggi smettiamo di stare attenti dopo soli 8 secondi

Quindi un sovraccarico di informazioni per il nostro cervello crea una percezione distorta e ansiogena di tutto quello che leggiamo e sentiamo. Siamo sempre meno portati a cercare informazioni perché la tecnologia arriva prima di noi. Con il retargeting (pubblicità online che si rivolge agli utenti sulla base delle loro precedenti azioni di ricerca su Internet) oramai basta cercare una cosa, un prodotto o una immagine che subito su tutti i canali e tutti i siti su cui navighiamo ci viene riproposta. Quindi il cervello si sta assopendo nel mare degli algoritmi che scelgono per noi, ci prendono per mano e, da una indecisione, ci portano a fare una scelta spinta da stimoli che lavorano sul nostro inconscio.

Un periodo difficile per il nostro cervello, novità da memorizzare, movimenti da trasformare in abitudini, nuovi metodi per comunicare e tante, tante cose da leggere, da sapere, da catalogare. Gestire la novità, la paura dell’imprevisto, del nuovo, lo shock di essere fermi a casa da un giorno all’altro e la traboccante mole di informazioni cercate per capire la situazione.

Sarà necessario un disintossicamento cerebrale per poter rigenerare la nostra mente. 

Avere troppe cose per la testa, ovvero la “bulimia mentale“, è un qualcosa che non può durare per un periodo prolungato perché il cervello, anche sforzandosi al massimo, non riuscirà mai a concentrarsi pienamente su due azioni allo stesso tempo. E qui mi sento già la frase che dice che le donne sanno fare più cose contemporaneamente e gli uomini no, ma il cervello è uno e rischia di andare in overbooking di informazioni in entrambi i casi.

Quindi, prima di dire che siamo stati a casa senza fare niente, teniamo conto delle ore trascorse al cellulare, delle notizie lette, delle chiacchiere fatte su specifici temi e rendiamoci conto che il cervello seguito di questa “vacanza”, avrà bisogno di una vacanza. Un periodo in cui non ci dovranno essere informazioni telematiche ma una ricarica emotiva che riempia gli occhi e il cuore.

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