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Cracco e Baldo

- 26/07/2018


È di qualche giorno fa la polemica che ha coinvolto uno dei nostri eminenti chef , uno di quelli che ha cambiato il nostro modo di intendere il lavoro in cucina equiparandolo al servizio di leva nelle forze armate o ad uno di quei corsi di sopravvivenza dove vige una sola regola : rimanere vivi!

Il soggetto in questione è Carlo Cracco, noto per i suoi modi “sergenteschi”, per un bell’aspetto e una certa eleganza. Meno nota è la sua simpatia; Federica Sciarelli non ha avuto segnalazioni.

Ok, tutto in un’unica persona è difficile da ottenere, ma il suo lavoro lo fa, è di certo un professionista e qualche strafalcione je tocca pure a lui !

Il fattaccio di cui accennavo sopra riguarderebbe la pubblicazione di uno scontrino, da parte di un cliente, in cui vengono riportati i prezzi a dir poco astronomici : tre spremute d’arancia ( 9 euro cad.) e due bottigliette d’acqua (7 euro cad.), per un totale di 41 euro.

Lo scontrino incriminato

Non si sono fatte attendere le risposte velenose degli abitanti del web.
I prezzi sul menù erano esposti, bastava far due conti veloci per capire a cosa si sarebbe andati incontro. Il malcapitato “postatore “è stato letteralmente subissato di insulti, critiche, ridicolizzazioni.

La domanda che mi pongo è : “perché andare a mangiare in un posto così costoso, così tanto chic, così troppo d’elite?“.

Voi mi direte:” perché vogliamo mangiare bene ed essere sicuri di assaporare qualcosa di raffinato, curato nei dettagli e in cui vengono utilizzate ottime materie prime”.

A questo punto voglio fare quel che mi riesce meglio: voglio insinuare il dubbio!

Non è che il prodotto finale è stato bypassato per dare risalto allo strumento?

Abbiamo spostato il focus dalle nostre papille gustative alle eccedenze di un target , lasciandoci distrarre più dai fasti della lavorazione che dalla sua sostanza ?

Andiamo a mangiare in questi locali tanto alla moda e tanto decantati perché ci vogliamo concedere un’esperienza gustativa sublime o perché desideriamo permearci di quello sfarzo che ci fa assurgere al livello di intenditori gastronomici? Siamo spinti da una pianificazione sociale che ci vorrebbe unici ma tutti uguali?

Queste domande mi tormentano da qualche anno, e oggi mi scontro con l’immagine di una persona che si sarà ritrovata a sua volta muso a muso con la propria capacità di discernimento sopita dagli effluvi del contagio da Chef Stellati e conti stellari, per risvegliarsi solo quando l’alleggerimento del portafogli la riporta alla realtà .una realtà in cui tre spremute e due bottigliette d’acqua ritornano ad essere quello che sono, non più feticci del lusso sfrenato, non più dissetanti di qualunque agrume o di qualsiasi fonte presente sul nostro territorio!

Io sono convinto al novantanovepermille che la cucina di Cracco, di Borghese, di Canavacciuolo sia molto alta e indubbiamente ci sia ricerca, valorizzazione , studio. Non mi azzarderei mai a sminuire la professionalità di qualcun altro, men che meno di qualcuno che fa qualcosa in cui io non ho competenza.

Il mio discorso verte più sull’inconsapevolezza che indirizza un po’ tutti noi alla ricerca di un piacere oramai amplificato dalla figura di un Guru e dal luogo eretto a suo mausoleo, con un prodotto finito che acquisisce tanto valore quanto più alta è l’aura di cui il Santone è investito.

Il pomodoro che usano nei loro Ristoranti le Star dei vari Masterchef, Cucine da Incubo ecc. sarà davvero uno dei più buoni sul mercato, ma mettiamoci in testa che stiamo pagando un surplus inerente la loro fama, il loro successo , la loro immagine. E non c’è nulla di male in tutto ciò, nessuno ci minaccia con la pistola ad andarci. Ecco, magari se ci andiamo preferiamo un bel piatto di pasta piuttosto che una spremuta , se proprio abbiamo i “soldi contati “. Cerchiamo di ricomporre quali siano i bisogni reali, ciò che è importante per noi ,cosa è indotto e cosa è nostro desiderio. Ci potrà sembrare esoso spendere una tal cifra per compartecipare alla gloria di coloro che risiedono nel Sancta Sanctorum dell’arte culinaria, ma per alcuni è un prezzo equo se rapportato all’appagamento che ne ricavano. Un po’ come per le droghe, quando si gode vengono prodotte endorfine e non ha importanza il come, non interessa il perchè, non vogliamo sapere neanche gli effetti collaterali. Siamo figli dell’Euforia Transitoria, quella che riproduciamo sul web con le nostre foto, i nostri post , per dimostrare al mondo che stiamo benissimo, che quel che mangiamo è il meglio sul mercato, che dove stiamo soggiornando ci fa sentire migliori e distanti dal mattino prima con le occhiaie e un cornetto surgelato a colazione e dalla cena dopo fatta di una ciotola di cereali e latte scaduto da due giorni.

Vogliamo le luci puntate addosso, vogliamo essere belli e ricchi per sempre. Allora ci vuole una foto con la pizza rivisitata da Great Carlo ( Cracco ), e in questo modo, per la proprietà transitiva, nel suo locale saremo anche noi celebrità per un giorno , e se la postiamo su Facebook lo saremo per sempre.

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