La data del 19 luglio 2001 segnò per sempre il mondo dei videogiochi, con un titolo destinato a cambiare le regole dei JRPG (giochi di ruolo giapponesi) e dell’intero mondo videoludico: Final Fantasy X, della ex Squaresoft, ora Square Enix.
Decimo capitolo della serie antologica di videogiochi Final Fantasy (abbiamo parlato qui del remake del capitolo VII), ha saputo incantare il suo pubblico per le innovazioni tecniche, ma soprattutto per la sua storia, un’epopea di vita, morte, sogni e amore.
Ed è proprio di questa che vorrei parlarvi, subito dopo qualche informazione tecnica
Sviluppo e Successo
Lo sviluppo del gioco richiese circa 2 anni di tempo e 4 miliardi di yen, più 100 tra sviluppatori e tecnici vari.
Grazie alla nuova console (Playstation 2) vennero introdotte molte innovazioni tecnologiche: le ambientazioni completamente in 3D, eventi in tempo reale, motion capture per rendere i volti verosimili ed espressivi, insieme al primo doppiaggio audio dei personaggi.
Tutto questo andò a “discapito” di due elementi che avevano portato Final Fantasy nell’immaginario e nel Joystick di tutti i videogiocatori: l’abbandono della mappa openworld in favore di una mappa “a corridoio” e l’abbandono del ATB (active time battle, la battaglia in tempo reale) per il CTB (conditional turn based, la battaglia a turni strategici).
Alla sua uscita Final Fantasy X venne acclamato dai critici e dalla maggior parte dei videogiocatori, arrivando (a oggi) a più di otto milioni di copie vendute.
Anche se invecchiato graficamente e tecnicamente (nonostante le Remaster in HD), rimane oggi uno dei Final Fantasy più apprezzati insieme al suo seguito (Final Fantasy X-2), e recentemente si è parlato di un Final Fantasy X-3!
Che cosa tiene ancora incollati agli schermi i videogiocatori?
Risposta semplice… una storia ancora attuale, e in grado di coinvolgere nel profondo tutti
Ascoltate la mia storia…
Le parole del titolo sono le prime pronunciate in tutto il gioco da Tidus, il protagonista maschile.
Sullo sfondo di Zanarkand, la tappa finale degli invocatori del mondo di Spira, inizia la storia alla sua fine ufficiale, per poi essere narrata dall’inizio…
ATTENZIONE: SEGUIRANNO SPOILER DELLA TRAMA
Tidus è una star del Blitzball, uno sport del mondo di Spira, un mondo ipertecnologico, e sta disputando la finale del torneo. La sua città, Zanarkand, viene attaccata da un mostro gigante di nome Sin (peccato, in inglese), che lo trasporterà in un luogo diverso, 1000 anni nel futuro.
Da qui conoscerà e accompagnerà l’invocatrice Yuna, insieme ai suoi guardiani, attraverso un pellegrinaggio che dovrebbe portarla a sconfiggere Sin e salvare il mondo di Spira.
Fin qui niente di così eclatante, sembra il classico inizio di molti fantasy, ma è andando avanti con la storia che si scopriranno i rovesci delle medaglie.
Prima di tutto, il mondo di Spira (basato non sul medioevo occidentale o a mondi cyber-punk come alcuni capitoli precedenti, ma al sud-est asiatico) non è come lo abbiamo visto all’inizio. Dall’ipertecnologia si è passati a una società rurale, con il culto di Yevon (che richiama le grandi religioni monoteiste) che proibisce l’uso delle macchine e sostiene i popoli e gli invocatori nel loro pellegrinaggio.
C’è Yuna, l’invocatrice. La ragazza è figlia di Braska, il grande invocatore che 10 anni prima sconfisse Sin. Ora lei inizierà il pellegrinaggio per sconfiggerlo nuovamente, accompagnata dai suoi guardiani.
Gli invocatori sono maghi/figure molto importanti. viaggiano per Spira, chiedono il sostegno e l’aiuto degli Eoni, creature mostruose che all’occorrenza possono essere invocate in battaglia. I guardiani proteggono l’invocatore nel viaggio a costo della vita, poiché lui/lei non può letteralmente difendersi dai pericoli fisici.
Ricevendo il sostegno di tutti, potranno accedere all’invocazione suprema e sconfiggere Sin. Il grande invocatore Braska, per una coincidenza, venne accompagnato da Jecht, padre di Tidus.
Ma Sin ritorna, esattamente 10 anni dopo essere sconfitto. Com’è possibile?
La spirale di morte infinita
Tutto in Spira gira intorno alla Morte. Sin ci viene presentato come “la piaga della superbia dell’uomo, per aver eccessivamente usato le macchine in passato a scopo bellico“, e questa visione è molto interessante. Una piaga che non può essere distrutta, ma solo sconfitta per un tempo limitato (il periodo del Bonacciale). Lui porta la Morte, perchè la morte venne portata dagli uomini prima di lui.
Anche i vari membri della squadra che comandiamo si portano dietro il fardello della morte sulle spalle: Yuna la morte dei genitori e la sua futura, Lulu la morte della precedente invocatrice che non riuscì a proteggere, Wakka la morte del fratello, Auron è un non-morto, Rikku la morte della zia e dei suoi compagni, Kimahri la morte sociale del suo popolo.
Come si può combattere un Villain che porta morte, quando la morte stessa ti pesa sulle spalle? Come si può fronteggiare l’antagonista Seymour, Guado non-morto che vuole diventare Sin per portare Spira al sonno eterno per farla smettere di soffrire? E come contrastare gli alti capi Yevoniti, corrotti e non-morti a loro volta?
L’invocazione suprema sembra la chiave per risolvere tutti i problemi, salvo scoprire l’amara verità: Yunalesca, figlia non-morta di Yu Yevon, è l’unica depositaria della tecnica. Per accedere ad essa, l’invocatore deve sacrificare uno dei suoi guardiani, usarlo come intercessore, e sconfiggere Sin morendo.
Il guardiano sacrificato non muore, ma il suo spirito si reincarna dieci anni dopo, diventando il nuovo Sin; ecco che una verità viene svelata, cioè che Braska sacrificò a suo tempo Jecht, facendolo diventare il villain della storia e antagonista di Tidus in uno shakesperiano rapporto conflittuale padre/figlio.
Ecco perchè in Spira tutto ruota intorno alla morte. Un circolo vizioso senza fine, e da cui non si può sfuggire.
Dalla Morte alla Vita
Tidus è l’unico a non accettare le regole imposte dal mondo di Spira, ostinandosi a trovare un modo diverso per affrontare le avversità. Il suo ottimismo a volte irritante, frutto del rapporto conflittuale con il padre, viene accolto in modo guardigno da molti guardiani, ma per Yuna è un’ancora da cui non vuole separarsi. Lei che sa di essere destinata alla morte a causa dell’Invocazione Suprema, sceglie di percorrere il pellegrinaggio con una leggerezza a cui pensava di dover dire addio. Questo non rende Yuna una vittima sacrificale, o una donzella in pericolo senza capacità di salvarsi (anche se più volte nel gioco proveranno a rapirla), ma una donna che a 17 anni ha preso una decisione importate, e che la porterà avanti fino alla fine.
Yuna è diversa rispetto agli altri invocatori poichè agisce esclusivamente per il bene di Spira, non il suo o di quello delle persone a sè vicine. Il “sogno” di una Spira libera da Sin la fa camminare a testa alta. Degna erede di suo padre, fronteggerà e sconfiggerà Seymour che proverà a manipolarla e soggiogarla in un modo al limite dell’abuso, ma questo la porterà a ribellarsi anche con i capi del clero di Yevon. Loro non vogliono agire per il bene di Spira, vogliono lasciare tutto invariato per controllare e rendere inerme la popolazione. E ha senso: come possono persone non-morte ancora comprendere e agire per la vita? Non possono, semplicemente.
E Yuna, etichettata come una reietta/traditrice, andrà avanti.
In un mondo di Morte, Yuna simboleggia la Vita.
I Sogni e l’Amore creano la Vita
Tidus non è semplicemente un ragazzo trasportato 1000 anni nel futuro da Sin, e la città in cui viveva non è la città del passato. Lui è un sogno, il sogno dell’antico popolo di Zanarkand che, sconfitto, si imprigionò nella pietra, dormiente, alimentando con le loro anime questa bolla/mondo con la città e i suoi abitanti. Un popolo stanco, che vorrebbe riposare in pace dopo 1000 anni.
Questo lo rende una creatura facente parte di un piano diverso, ma allo stesso tempo con origini reali. E solo lui può cambiare le cose in Spira. Yuna è la Vita che può contrapporsi alla Morte, che cosa alimenta la vita? I Sogni, e l’Amore.
perchè sì, i due ragazzi si innamoreranno, in una delle scene più romantiche della storia dei videogiochi.
Uniti fianco a fianco, affronteranno Sin in parallelo al passato, come i due padri prima di loro.
La fine della spirale
Anche se Tidus è la chiave per spezzare la spirale di morte, sarà la ragazza a uccidere Sin. Nel sacrificio degli Eoni (anch’essi sogni e spiriti), il popolo antico di Zanarkand si addormenterà, portando però Tidus a sparire piano piano. Negli ultimi istanti e con un “ti amo” sussurrato, i due ragazzi si diranno addio, ma non senza lasciare in eredità a Spira la speranza di un futuro migliore.
Ecco che per tutti questi motivi Final Fantasy X è un’epopea, e non solo un videogioco.
Una storia che parla di sacrificio, di volontà per il bene e non per il dovere, di amore, vita e morte. Una storia in cui i sogni possono letteralmente aiutare a salvare il mondo, una storia in cui i rapporti famigliari possono essere importanti. Una storia da amare.