Che gli esponenti LGBT siano sotto-rappresentati nei media non è certo una novità e, sebbene nei mezzi televisivi e cinematografici le cose stiano migliorando, i videogiochi non riescono ancora a farsi da pioniere dell’inclusione.
Il pubblico che segue gli aggiornamenti del mondo del gaming è generalmente abbastanza giovane, lontano dalle logiche conservatrici e negli ultimi anni sono nate tantissime comunità, specialmente ursine, dedicate al gaming, come il conosciutissimo italiano Gaynerd. Insieme a tanti altri ingredienti che sarebbe troppo lungo trattare qui, i videogiochi dovrebbero essere il paradiso della comunità LGBT. Dovrebbero.
E’ molto raro infatti che un protagonista di un gioco tripla AAA sia dichiaratamente gay – e spesso si tratta di un co-protagonista. Per paura di scandalizzare i bambini e di essere ignorati dal pubblico eterosessuale, molti publisher internazionali decidono consapevolmente di non inserire nessun personaggio LGBT anche quando la storia ne richiederebbe uno (in quanti videogiochi in una intera folla di sopravvissuti da guidare nemmeno uno di loro era rainbow?).
Con gli ultimi anni tuttavia si è fatta sempre più forte la richiesta di una rappresentazione più variegata e i publisher si sono dovuti in parte piegare a queste richieste. Nel farlo però utilizzano luoghi comuni, semplificazioni e vere e proprie trastullazioni per eterossessuali che fanno solo male alla comunità LGBT.
La bisessualità dell’ultimo minuto
Andando ad analizzare i prodotti tripla AAA possiamo rilevare due tendenze principali con i protagonisti LGBT: la bisessualità dell’ultimo minuto e l’illusione della personalizzazione sessuale.
Con la prima, mi riferisco a quella bisessualità mostrata come una scelta del protagonista che per tutto il resto del videogioco è stato eterosessuale o che comunque non ha mai mostrato nessun segno di incertezza. Ma, solitamente verso il finale, scopre improvviso interesse romantico per un esponente dello stesso sesso.
Un esempio ben conosciuto di questo stereotipo del gaming è la protagonista di Life is Strange, Maxine che – senza spoilerare – si troverà in diverse situazioni pericolose con la sua ritrovata amica Chloe alla ricerca della studentessa scomparsa Rachel.
Durante tutto il gioco, il giocatore più compiere diverse scelte con Maxine, avendo la possibilità di avvicinarsi a Chloe. Mentre Chloe è chiaramente bisessuale, Maxine non è attrattata sessualmente dall’amica (anche se il giocatore sceglie le opzioni più da flirt).
Tuttavia – e ora arriva lo spoiler – sul finale Max deciderà di baciarla, improvvisamente, come se bastasse un momento per diventare bisessuali. Se invece pensiamo alla scena dal punto di vista extradiegetico, tutto assume un aspetto diverso.
Sembra infatti che quella scena sia una sorta di contentino da una parte per il pubblico LGBT da sempre attratto a questo storie coming-of-age molto intime e personali, dall’altra per il pubblico eterosessuale da sempre trastullato da due donne che si baciano. Il videogioco è stato infatti rilasciato diviso in 3 episodi, ognuno circa a un mese e mezzo di distanza dall’altro: tempo più che sufficiente per Dontnod (la casa di produzione) per recuperare i feedback dal pubblico.
Un altro esempio di bisessualità come scusa d’inclusione LGBT è Assassin’s Creed Syndicate. Il penultimo capitolo della famosa saga vede come protagonisti due gemelli, una donna(prima volta nella serie), Evie Frye, e il gemello, Jacob Frye. Durante tutta la storia siamo portati a credere che Jacob sia bisessuale, ma ciò non ci viene mai confermato.
Ricordiamoci infatti che questo capitolo fu il successivo al criticato Assassin’s Creed Unity, criticato aspramente perché, pur avendo 4 protagonisti contemporaneamente, nessuno era donna o LGBT. La bisessualità di Jacob Frye, mai veramente palesata nel gioco, sembra quindi un altro contentino fatto alla comunità, che diventa ancora più grave se si pensa che la parola bisessuale non viene mai utilizzata nel gioco, nemmeno negli archivi dell’epoca moderna che descrivono i personaggi.
Se vi è piaciuto l’articolo settimana prossima parleremo di un altro luogo comune secondo il quale la comunità LGBT viene rappresentata nei videogiochi, specialmente negli RPG, l’illusione della scelta.