Sei a casa. Inizi a sentire un certo languorino. Ma non ti basterà un Ferrero Rocher come la signora vestita di giallo chiedeva nella limousine, tu vuoi mangiare e mangiare serio.
A questo punto iniziano le domande. Cosa ho nel frigo? Cosa potrei mangiare? Cosa mi va? Il pensiero di cucinare si fa largo nella mente ma la fatica cresce insieme a lui.
Cominci a pensare a qualche piatto stile Masterchef ma solo loro con 2 uova, del formaggio, un limone e mezzo pacco di pasta riescono a fare un piatto stellato. Tu al massimo butti in padella quello che hai sperando abbia un sapore. Eppure sei la stessa persona che quando ha amici a cena diventa Alessandro Borghese e si diverte a creare, facendo cose anche ricercate. Ma adesso no. Voglia zero. E una voce dal cellulare ti chiama e dice “ordinaaaaa”.
Provi a resistere pensando alla palestra che hai pagato, o alla camicetta che tornerebbe meglio senza questi grassi inutili. A quel fatidico paio di jeans nel quale non entri dal ’96 ma che certo non entrerà se ordini schifezze online. Sì, perché se ordini online non ordini qualcosa che ti faresti a casa. Parte il trogolo. Cerchi cose maialose. Cose che hanno un tasso di zuccheri e colesterolo da farti telefonare da solo al Dott. Nowzaradan e iscriverti alla trasmissione su Real Time Vite al Limite. Ma la voglia è troppo grande. Hai ceduto. Adesso inizia la vera salivazione. La scelta fra Just eat, Foodora, Glovo, Deliveroo, Cosaordino, Takeme2, oltre a tutti i ristoranti che oramai si sono adeguati e forniscono lo stesso servizio.
Io sono una grande amante di Glovo, il mio amico che in poco tempo mi consegna le sfiziosità che scelgo e mi permette di pagare in contanti. In molti, oramai, danno la possibilità di scegliere questo tipo di pagamento ma all’inizio eravamo solo loro e io e, fedele anche in queste cose, ho scelto loro per allevare con cura la mia ciccia di addome e fianchi, comodamente sul mio divano.
L’acquolina cresce ancor prima di aver cominciato a scorrere i vari ristoranti. I fattori di selezione cominciano, anzitutto, da quanto ho nel portafoglio (motivo per il quale adoro questo metodo di pagamento avendo sempre io pochi contanti). La scelta quindi sarà commisurata all’importo senza ordinare tutto il menù. Scegliere il ristorante con minore costo consegna per non bruciarsi i pochi spicci in tasca. Valutare rapporto qualità/prezzo. Via. Adesso il dito lo guida lo stomaco neanche più il cervello. Il servizio mette a disposizione infiniti ristoranti di ogni tipo di cucina o prodotto: asiatica, Burger, Carne, Healthy, Indiano, Ispanica, Italiana, Kebab, Panino, Pasta, Pizza, Poke, Pollo, Sushi.
I più esperti vanno direttamente a meta, a me piace scorrere e cercare l’ispirazione. Una volta scelto il piatto che si desidera inizia la danza del conteggio. Quanto ho? Quanto spendo? Quanto costa la consegna? Magari ci infilo un contorno. Anzi no, una birretta. Facciamo una Coca Cola che fa idraulico liquido e digerisco. Un dolcino? E vagando fra queste domande (che definirei esistenziali per certi aspetti) arriva il momento in cui, facendo i conti con la tua pancetta, la tua fatica di cucinare, la tua gola e il tuo senso di colpa, clicchi su CONFERMA ORDINE.
Il peso è tolto. Oramai è fatta, inutile continuare a pentirsi pensando “avrei potuto farmi una insalata, risparmiavo e mangiavo sano”, arriva sullo schermo la fatidica frase “il tuo ordine è stato confermato!”
Da quel momento inizi a pedinare come uno stalker la bicicletta sulla App che ti nutrirà. 5 passi che ti fanno sapere momento per momento cosa sta accadendo. Ordine consegnato – In preparazione – In fase di ritiro – In fase do consegna – Consegnato.
Incredibile come tramite gps monitori la persona, della quale sai anche il nome, che sta portando il tuo sacchettino magico. Molto divertente vedere cosa fanno nelle varie fasi, il ragazzo che mentre aspetta, girella con la bici e lo vedi andare su e giù. Quello che pedala come un fulmine e conosce le strade e quello bocco che si perde e lo vedi vagare nella speranza che usi qualche strumento che gli indichi la strada. Infine la bicicletta si ferma davanti al tuo puntino e pochi secondi dopo il campanello. Ma avete anche voi l’imbarazzo di come aprite la porta? Io ci penso ogni volta, cerco sempre di avere un aspetto dignitoso proprio per non aprire sfatta e vogliosa di cibo. Che poi a loro non interessa niente di come sei però c’è sempre il pensiero “sa cosa ho ordinato” quindi cerchi di essere ordinata e falsamente disinvolta. Ma comunque ricordiamoci che le consegne a domicilio non le fa quel gran fico di Spizoiky (Josh Mario John) ma il nostro fedele piccolo peruviano o qualche ragazzino bruttino. Quindi possiamo aprire coni capelli raccolti, struccate e in tuta, e goderci finalmente la nostra cena maialosa.