Che il gioco sia un metodo prezioso per insegnare: lo avevano già capito nel 1500 i gesuiti utilizzando loro stessi il metodo. Qualche secolo più tardi Maria Montessori lo utilizzerà ma verrà chiamato “Pensiero
pedagogico” perché, diciamoci la verità, non è possibile accostare i due concetti, o meglio:
è possibile solo quando si è in età infantile ritenendo che la cosa non sia per niente efficace né in
adolescenza né in età adulta.
Questo è quanto di più sbagliato ci possa essere, perché se ci si diverte si accende l’interesse e insieme si
accende il pensiero critico. Non dev’essere obbligatoriamente un gioco con una palla o con delle pedine e dei dadi. Personalmente ho avuto la fortuna di avere anche dei professori al liceo che, attraverso l’interazione e gli scherzi, si facevano ascoltare di più di altre figure che volevano solo parlarsi addosso, facendo finta che la classe non esistesse, anche all’ultima ora.
Ciò che intendo come educazione ludica è che si potrebbe definire educazione efficace: insegnare tenendo in considerazione chi si ha di fronte e non vedere solo un numerino stampato sul registro.
Un caso emblematico riportato da una lettera aperta su Siracusa News di Elin Mattsson, madre finlandese e pittrice di 42 anni è quello accaduto recentemente in una scuola di Siracusa, dove la sua famiglia ha deciso di trasferirsi due mesi addietro, trovandosi un sistema scolastico “povero”, con “classi rumorose” e insegnanti “sprezzanti”.
L’educazione ludica si dimostra, in questi anni, una forma nuova di “intrattenimento pieno” che coinvolge anche l’apprendimento.
Imparare divertendosi sembra essere il leitmotiv efficace del nuovo millennio coniugando divertimento, passione all’impegno e al lavoro. Si dà così nuova luce a tutti quegli aspetti della vita che fino ad oggi sono considerati “fatica”: studio, formazione, relazione con le persone, o, addirittura, lavoro rendendo ciò che è stato creato per generare sogni lo strumento per mettere basi solide alla realtà.
Nell’articolo “E’ tempo di pedagogia Nerd” del sito pedagogiahiphop.org progetto portato avanti dal sociologo e pedagogista Davide Fant responsabile del progetto ANNO UNICO, servizio formativo per il contrasto all’abbandono scolastico, si possono trovare spunti illuminanti, anche perché la dispersione scolastica non la si può affrontare solo con le belle parole e la colpevolizzazione totale verso chi la compie.
Quindi bisogna assolutamente scardinare il concetto che è possibile “imparare giocando” solo quando si è in età infantile ritenendo che la cosa non sia per niente efficace né in adolescenza né in età adulta.
Il Ludendo docere vale per tuttə: qualunque sia l’età anagrafica.